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The Spencer Davis Group - Gimme Some Lovin’, live 1966
(Cherry Red)
www.cherryred.co.uk



2 full documentary aboutmusic, tv apparencec and life on the road, with and without young Stevie Winwood.

Il nome dello Spencer Davis Group è sempre stato abbinato a quello del giovanissimo Stevie Winwood che, solo sedicenne, lanciò nelle classifiche la formazione, in attività dal 1961, con la sua voce da nero britannico di pelle bianca e la emotività del consumato interprete. “When i come home”, ”i’m a man”, “Keep on running”, una straordinaria versione di “Georgia on My mind”, la bellissima “Together till the end of time” fino alla imortale “Gimme Some Lovin’” si imposero nelle classifiche nel breve lasso di tempo che il quartetto di maggior successo rimase unito, meno di due anni. Spencer Davis Group, uno dei gruppi più celebri del circuito dei club in Inghilterra e nel Nord Europa, non bastavano però a Stevie Winwood la cui creatività straripava e non poteva essere contenuta. E quando Winwood lasciò, lo Spencer Davis Group parve dissolversi come una bolla di sapone.
Con la dipartita di Stevie, del fratello Muff, sarebbe diventato uno dei più illuminati discografici dei decenni a venire, e l’immediato abbandono di interesse da parte della casa discografica (la rampante Island di Chris Blackwell – incidentalmente anche manager – che deve molto agli hit singles di Winwood e del gruppo) Davis non si perse, però, d’animo e rimise insieme una nuova formazione mantenendo quel ruolo di talent scout che da sempre gli era appartenuto. Eddie Hardin, tastierista appena diciottenne, nome noto nel circuito britannico da lì agli anni a venire, deve a Spencer il mestiere che lo avrebbe contraddistinto e Davis, dal canto suo, riconobbe subito il talento del diciottenne musicista chiamandolo a far parte della nuova formazione ( Hardin e York avrebbero unito le forze dopo lo scioglimento del Group ).
Lo Spencer Davis Group del dopo Winwood rinacque perciò in tono minore, portandosi appresso l’ombra del giovane genio che aveva intrapreso strade ben più solide, ben più fantastiche e sicuramente più progressiste di quelle di Davis e soci che rimasero nel circuito dei college girando un po’ a vuoto, pur con onori all’estero e molte registrazioni che la Repertoire e la Cherry red hanno nel tempo recuperato.
Quando, prima della fine dei sessanta lo Spencer Davis Group si sciolse nessuno nella patria Inghilterra si ricordava più di loro. Hardin & York incisero album che oggi varrebbe la pena riascoltare mentre Spencer emigrò in California dove si reinventò nel ruolo a lui più consono di cantautore; nel 1973 riunì un fantomatico “Group” incidendo un album, “ Gluggo”, che vale la pena riascoltare oggi per una più seria considerazione dell’artista e del periodo ma si trattò di una nuova, falsa, partenza. Per inciso, poco prima, nel 1972, Spencer Davis, accompagnato dalla pedal steel guitar da SneakyPEte Kleinow( Flying Burrito brothers ) era stato ospite del secondo festival dell’avanguardia e delle nuove tendenze del Foro Italico a Roma.
Il Dvd della Cherry Red presenta la formazione più celebre in un programma televisivo dal vivo e esalta le qualità del combo, strumentalmente valido quanto lo era Stevie vocalmente. Un documento eccezionale per i completisti e gli amanti del rhythm & blues inglese delle origini. Di ancor maggior interesse il lungo documentario successivo, della primavera 1967 che entra prepotentemente (per il periodo) nella vita della rinata formazione evidenziandone i lati positivi e quelli meno positivi. Un’indagine illuminante per riflettere sui motivi che allontanarono l’interesse del pubblico dal gruppo.
In altre parole: il mondo stava cambiando ma lo Spencer Davis Group del 1967 non era cambiato abbastanza e quello che fino a diciotto mesi aveva un valore musicale e non solo, il quel 1967, per di più senza la presenza della voce melanconica di Winwood, era solo una scatola vuota, difficilmente riempibile, rivendibile. C’est la vie!

Ernesto de Pascale


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