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Massimiliano la Rocca - Il ritorno delle passioni
(autoproduzione)
www.massimilianolarocca.com



È veramente convincente il debutto di questo cantautore fiorentino dalla voce sicura e identificabile. Pure canzoni folk italiane originali, scritte cercando il perfetto incastro fra parole ragionate e musica semplice e ben suonata. Se il tentativo era quello di cercare di scrivere canzoni che restassero nel tempo, La Rocca ci è riuscito, raccontando storie semplici di natura sociale.
”Il ritorno delle passioni” è un album che se ha una pecca essa è riscontrabile solo nel setting sonoro, orizzonte che soffre di una certa monotonia per la mancanza di una mano forte negli arrangiamenti, di una mano che firmi prepotentemente il versante sonoro di un disco la cui scrittura è invece ben connotata e matura.
C’è, è vero, alternanza fra brani acustici ed elettrici e idee che riportano al De Andrè di “Storia di un impiegato” come nel brano che dà il titolo all’album e nel “Il Sogno di Rimbaud” certo è che un più deciso affondo musicale avrebbe dato al disco un’ulteriore marcia, evitando il sapore del “già-ascoltato” come ne “L’anonimo sovversivo” e, soprattutto, “La mia libertà”, un bel brano che con un arrangiamento azzeccato poteva diventare un inno da stadio e diventare subito un evergreen, alla stregua di certe canzoni dei Nomadi . Si stacca da questa valutazione “1945”, il cui arrangiamento di Duccio Pieri è una strada da ripercorrere presto.
“Il ritorno delle passioni” è in definitiva un buon disco, molto serio e compassato, intenso e agrodolce. Partecipano ad esso artisti che condividono con La Rocca le stesse passioni e gli stessi interessi (del Sangre, Davide Giromini, Gianfilippo Boni), quasi una vera e propria ”scena”, e che fanno riflettere sulla nuova canzone d’autore italiana che inizia finalmente a ramificarsi.
Buona notizia conclusiva, quindi, ma anche fonte di riflessione poiché importante sarà adesso che tutti, proprio tutti, i nuovi cantautori italiani, si confondano sempre e senza condizionamenti l’uno con l’altro. Perché nessuno vince se non vincono tutti.

Ernesto de Pascale


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