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Neil Young - Prairie Wind
(Reprise/WEA)
www.neilyoung.com
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Neil Young - Prairie Wind

Prairie Wind is a little masterpiece that completes the country saga that started in 1972 with Harvest. Recorded in Nashville with longtime collaborators, this album is a moving series of songs reflecting Young's journey through life.

Come Greendale, anche Prairie Wind, il nuovo album di Neil Young si lascerà dietro una lunga scia di polemiche. L’inaspettato ritorno al country, le tematiche molto personali, gli arrangiamenti a tratti quasi barocchi, hanno già messo in crisi i fans di vecchia data ma questo disco ha nelle sue corde la potenza lirica per commuovere ogni ascoltatore. Prairie Wind arriva dopo un periodo non particolarmente felice per la vita di Neil Young, che come ha detto lui stesso “avrebbe messo alla prova la fragilità di chiunque”, segnato prima dal suo ricovero per asportare un aneurisma cerebrale e poi dalla morte del padre. Nonostante i brani siano stati composti in larga parte nei mesi precedenti a questo periodo, si contraddistinguono per la grande profondità dei testi in cui, mai come in questo caso, Young parla a cuore aperto dei suoi ricordi e del suo passato. Prairie Wind prima di essere un album di ricordi è però la chiusura di un discorso aperto nel 1972 con Harvest e proseguito con dischi come Harvest Moon e Silver & Gold e a quasi sessant’anni (li compirà il prossimo 12 novembre) tutto ciò suona come un ulteriore tentativo di approfondire il filone country che da sempre ha caratterizzato la sua carriera. Per Neil Young il country significa la perfezione e mai come in questo disco sembra averla toccata, almeno dal punto di vista sonoro. Certo, come detto, non è il disco che tutti si aspettavano ma se lo avesse inciso qualche anno fa avremmo tutti gridato al capolavoro, cosa che purtroppo non è. Di brani buoni ce ne sono ma allo stesso modo il disco si perde nei suoi meandri sonori quasi Neil Young si fosse sottomesso all’irrompere di un flusso emozionale. Ricordi della sua infanzia vissuta in Canada, autocitazioni, chiare sensazioni di deja vù pervadono tutto il disco così come il sound di Nashville, lo segna in modo incontrovertibile in tutte le sue sfumature. Ad affiancare Neil Young in questo disco troviamo un gruppo di amici storici riscoperti per l’occasione tra cui spiccano i nomi di Spooner Oldham alle tastiere, Ben Keith alla pedal steel, Chad Cromwell alla batteria, Rick Rosas al basso ed Emmylou Harris ai cori. Ad aprire il disco troviamo, The Painter, una ballata dolcissima dalla melodia trascinante che introduce i due brani clou del disco, l’elegia dai toni epici di No Wonder, e le confessioni in falsetto di Falling Off The Face Of The Earth che suona come una sorta di ringraziamento ai suoi fans che lo hanno sostenuto nei momenti più difficili. Qualche caduta la si ha nei brani più intimistici come la title-track, dedicata al padre, su cui pesano le eccessive lungaggini strumentali o della quasi stucchevole ninnananna Here For You dedicata alla figlia. Prairie Wind però non è avaro di belle sensazioni che emergono quando meno te lo aspetti come nel caso di Far From Home, un vero e proprio album di famiglia evocato dall’incalzare della sezione di fiati in pieno honky-tonk style; o della ballata orchestrale It’s A Dream; e da This Old Guitar, cantata in duetto con Emmylou Harris e dedicata alla sua chitarra da cui non si è mai staccato (“L’ho prestata solo a Bob Dylan quando gli diedi il mio tour bus”) e che un tempo apparteneva ad Hank Williams. L’ultima zampata del disco è He Was The King, dedicata ad Elvis Presley e caratterizzata da un andamento travolgente, con i fiati di Wayne Jackson dei Memphis Horns in bella evidenza. Chiude il disco When God Made Me, una ballata pianistica già eseguita nel corso del Live 8 che non lascia il segno se non la sensazione che con questo brano Young abbia voluto scrivere la sua Imagine. Seguendo la tradizione, iniziata con Greendale di proporre più che dischi veri e propri progetti a 360°, anche in questa occasione Neil Young ha allegato al disco un bonus dvd con le immagini delle session di registrazione, a cui a breve seguirà un altro dvd contenente il film-concerto diretto da Jonathan Demme già registrato nella storica cornice del Ryman Auditorium di Nashville il 18 e il 19 agosto.

Salvatore Esposito

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