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John and Beverly Martyn - Stormbringer
John and Beverly Martyn - The Road to Ruin

(Island/Universal)
www.hillarby.freeserve.co.uk



A great occasion to discover a particular period of John Martyn's artistic life before Solid Air.

Innanzitutto una premessa. Nel parlare di John Martyn non può non tornarci in mente anche la figura di Nick Drake. Questo senza fare paragoni tra i due artisti o pensare a cosa ci avrebbe potuto dare Drake se fosse vissuto fino ai nostri giorni. Ma è anche vero che c'è un sentire comune (oltre che l'etichetta Island) tra i due cantautori britannici, una volontà di dare vita e dignità alla forma canzone riempiendola magari di tutte le influenze possibili senza però che queste fossero preponderanti. E poi c'è una pagina sulla rivista Uncut del settembre 2005 dove Martyn indica Drake tra le 100 icone del rock e del cinema, un fatto che testimonia le affinità elettive tra i due.
Questa breve introduzione per sottolineare come il passato affiori nel presente non solo con i ricordi, ma anche con la musica di Martyn. Perché la Universal ha ristampato due album dell'artista pubblicati tra il suo debutto London Conversation (1967) e il suo capolavoro riconosciuto, Solid Air (1973). Si tratta dei due dischi incisi con la moglie Beverly, Stormbringer e The Road to Ruin, entrambi per la Island. Il matrimonio tra John e Beverly Kutner, una cantante di Coventry che in quel periodo registrava sotto la guida di Joe Boyd, risale al 1969. John originariamente doveva lavorare come chitarrista per un disco da accreditare alla sola Beverly, poi fu deciso di dare vita a un progetto comune. Nell'estate 1969 Stormbringer fu registrato agli studi A & R di New York e pubblicato nel febbraio 1970. Nel disco, fra gli altri, suonano il batterista della Band Levon Helm e altri session men tra cui Billy Mundi delle Mothers of Invention. Sempre nello stesso anno vide la luce The Road to Ruin, nel mese di novembre. John ebbe dei problemi con Joe Boyd per la realizzazione del disco (tra i musicisti anche Danny Thompson al contrabbasso con il quale iniziò un importante sodalizio): secondo Martyn mancava di sponteneità per colpa delle numerose sovraincisioni. Fu poi la stessa Island a imporre la fine del sodalizio artistico e a volere che John Martyn continuasse la carriera da solo. Una decisione accettata a malincuore da Martyn che poi lavorò su Bless the Weather e al già citato Solid Air.
Sono album sostanzialmente simili nella concezione: parte dei brani composti e affidati alla voce di John e parte (seppur minore) a quella di Beverly. Non si avverte mai una vera e propria simbiosi, piuttosto un lavoro a due marce, con quella di John sicuramente più matura in quanto a creatività. Beverly è sicuramente un’ottima cantante anche se priva della personalità di colleghe, come Sandy Denny, che nello stesso periodo si imponevano sulla scena inglese.
Per quanto riguarda Stormbringer, il brano Would you believe me, contiene una particolarità: l’introduzione di un’amplificazione chitarristica che divenne una caratteristica dei concerti dal vivo di Martyn. L’ecoplex fu comprato da Martyn perché ispirato dal sassofonista Pharaoh Sanders e in particolar modo dal suo album Karma. Ma la forza di Stormbringer è comunque la sua vocazione acustica, molto più avanti degli anni in cui fu composto. Sweet Honesty e l’iniziale Go Out and Get Her sono due gioielli, ma anche il resto dell’album è pervaso da un’intensa vocazione melodica.
The Road to Ruin è indubbiamente meno solare, anche se fu ben accolto dalla critica grazie alle sonorità jazz che qua e là sono evidenti, pur in un tessuto strettamente legato alla canzone. In questo album Beverly fa un passo avanti considerevole come autorevolezza vocale ed espressiva (sottolineiamo Primrose Hill e Auntie Aviator), mentre Martyn si conferma esecutore di livello.
In sostanza due album di belle canzoni (rimasterizzati e ampliati rispettivamente con quattro e una traccia supplementari), e questo non è poco. Ma quando si parla di John Martyn è difficile che sia il contrario.

Michele Manzotti


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