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Kevin Ayers - The Unfairground
(Tuition)
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The return of the soft spoken genius

Torna a 16 anni di distanza dal suo album con “The Unfairground” Kevin Ayers, l’anima folle e romantica del Canterbury Sound che portò alla Swinging London di Sgt Pepper il gusto dandy di una provincia intelligente e animosa che sapeva miscelare canzone e sperimentazione.
Ayers, autore di canzoni pop dal sapore ancora oggi vagamente psichedelico e bucolico, si fece notare con gli esordienti Soft Machine di Robert Wyatt per la sua voce baritonale ma preferì la carriera solista alla strada jazz rock che Watt e soci andavano a intraprendere. I suoi album da solista, “Joy Of Toy”, “Shooting at The Moon”, “Whatevershebringswesing” evidenziarono il carattere circense della sua scrittura, una forma mini operistica che teneva poco conto delle classiche strutture di una canzone.
Talent Scout formidabile, Mike Oldfield è una sua creatura a tutti gli effetti, amato ed incensato dai suoi colleghi - le ristampe EMI dei citati album sono ampiamente esaustive grazie alle note di Mark Powell - catalizzatore di eventi come il celebre concerto londinese in cui riunì sullo stesso palco John Cale e Nico ex Velevet Underground sotto l’egida protezione di Brian Eno (1 June 1974), Kevin Ayers ha dedicato la sua vita al buon vivere, lasciando la grigia Londra per il Sud della Francia, prima, e poi, per le Baleari dove ancora oggi vive.
Ayers, che non ha mai abbandonato la music e ha continuato a pubblicare attraverso gli anni dischi sempre, almeno, interessanti e non scontati, ha scelto da tempo la strada del semianonimato ma, allo stesso tempo, di una profonda liberta artistica. “The Unfairground”, un album con una lunga gestazione, giunge non completamento inatteso. Il nome di Ayers era infatti risuonato tante volte nel mondo musicale inglese dalla scomparsa di Barrett in poi. La lista delle collaborazioni di giovani talenti che si sono voluti misurare con Kevin è lunga: membri di Teenage Funclub, Go Between, i gallesi/texani Earlies, euro Childs, membri di Trash Can Sinatras, la straordinaria vocalist Candie Payne più alcuni vecchi compagni d’avventura come Phil Manzanera, Robert Watt (in “Cold Shoulders) e Hugh Hopper (ancora oggi con ciò che resta dei Soft Machine) hanno voluto prestare la loro opera.
Ayers duetta con Bridget St.John, folksinger amatissima da John Peel nei primi settanta, in “Baby Come Home”, dedica una affettuosa canzone, “Walk On Water” all’amico Barrett, affronta il tema della mortalità in “Only Heaven Knows” ma in ogni brano spunta il tocco inatteso, un segnale di altissima originalità come nella canzone che dà il titolo all‘album con Hopper al basso il cui sviluppo mostra davvero la mano del maestro che non si piega a limitazioni.
Il brano più bello del disco “Brainstorm” è abbellita da un importante aiuto di Phil Manazanera e si sviluppa in una sorta di epica follia orchestrale circolare che alza di una spanna l’intera raccolta per ricordarci definitivamente che “The Unfairground” segna il ritorno di un genio incontaminato della musica inglese. Teniamocelo stretto, non lasciamolo andare via.

Ernesto de Pascale

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