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Carla Bruni - Comme si de rien n’etait
(Naïve)
www.carlabruni.com

L’album è un viaggio pop, folk e blues dentro l’anima di carla bruni, in equilibrio fra ironia e malinconia.
Le cd est un voyage pop, folk et blues dans l’ame de carla bruni,un équilibre entre ironie e mélancolie.


Carla Bruni ha dichiarato in un ‘intervista che “…scrivere canzoni è dare un senso alla sua esistenza“. Una dichiarazione forte, indubbiamente: mette subito in chiaro che essere una chanteuse non è un hobby da premiére dame annoiata, ma qualcosa di fondamentale, quasi la quintessenza della sua vita, qualcosa che, appunto, fa parte di lei.
Scriveva canzoncine per chitarra e voce fin dai tempi dei suoi anni da mannequin famosissima in tutto il mondo, contro la solitudine o per solitudine… E proprio la solitudine, una certa soffusa malinconia, è uno dei temi sviluppati con delicatezza nel terzo disco della Bruni, sentimento opposto a brani invece più sfrontati e spregiudicati, ma sempre di ambito personale, intimistico
L’ album è una camera con vista sull’anima ludica ma anche malinconica di Carla Bruni in Sarkozy.
Il pubblico ha risposto con grande curiosità all’uscita del disco, l’essere primadonna di Francia offre indubbiamente un ruolo di primo piano a prescindere dal talento artistico di questa donna.
Il ricavato delle vendite del disco sarà interamente devoluto in beneficenza.
Il cd è brillante, un album di gruppo, registrato come si trattasse di un vero e proprio live, non piu’ prodotto da Louis Bertignac, che ha curato i primi due lavori della cantautrice, ma da Dominique Blanc – Francard e Benedicte Schmitt.
L’album suona più orchestrale rispetto alla semplicità assoluta dei precedenti, con uso diffuso di archi, la splendida armonica di Charles Pasi, la collaborazione con svariati musicisti - da Julien Clerc a Frederic Koella a Toafik Farah.
È un album melodico con molti brani di suono tipicamente francais e strizzate d’occhio appassionate e sincere al folk ,al jazz, al bluegrass e al blues.
Comme si de rien n’etait, come se nulla fosse, è un titolo emblematico del tocco flou, assolutamente impalpabile con cui Carla affronta la vita in brani come Ma Jeunesse, L’antilope, Le temps perdu.
Lei dichiara di essere “sombre et ludique“, cupa e giocosa, allo stesso tempo. E in questi brani si parla molto del tempo perduto, del cogliere l’attimo che fugge, della giovinezza che, crudele, le lascia l’inverno che arriva, “la fine della storia”, dirigendosi verso altre stelle.
Delicata ma precisa, affronta il tema della morte in Salut Marin, dedicata al fratello morto di leucemia nel 2006, in cui dichiara di vivere tranquilla al bordo di un precipizio, dopo il viaggio senza ritorno del fratello Virginio, appassionato velista, simboleggiato dalla figura di un marinaio.
Tono intimo anche in L’amoureuse, brano allegro, preceduto da un gioco d’archi delizioso e dal ritmo incalzante, come una filastrocca giocosa, questa volta ludica senza traccia di malinconie. È questo il singolo che ha anticipato l’album ed è divertente e dolce.
Ottimo il pezzo La possibilité d’une Ile, in cui Carla Bruni mette in musica una poesia del noto scrittore Michel Houellebecq.
In brani come Ta Tienne, invece, e soprattutto Tu Es Ma Came, Carla torna spregiudicata, libera e ironica. Il ritmo frizzante e sudamericano di Ta Tienne si oppone al blues di “Tu sei la mia droga”, brano di cui s’e’ molto parlato e scritto in quanto Carla paragona l’amato alla droga afgana e colombiana. Questo ricorda i brani del primo album - come L’excessive - in cui si sente il profumo di certe buone letture di poeti surrealisti, un po’ di Aragon, un po’ di Reverdy sparsi qua e la senza nascondersi.
Comme si de rien n’etait propone inoltre due covers, ”You Belong to Me”, classico brano americano dei sessanta scritto e interpretato da Bob Dylan e da molti altri con enorme successo e “Il Vecchio e Il Bambino”, di Francesco Guccini dall‘album Radici del 1972.
Più in generale la voce roca e vellutata di Carla in questo lavoro assume sfumature più confidenziali e calde e nel caso delle due covers trasforma le canzoni in qualcosa di nuovo, certamente di fresco.
Per concludere, Deranger les Pierres, esempio di parole poetiche messe in musica, in questo caso di Julien Clerc, testo di Carla Bruni: “ET JE VEUX DERANGER LES PIERRES/CHANGER LE VISAGE DE MES NUITS/FAIRE LA PEAU à TON MISTèRE/ET LE TEMPS J’EN FAIS MON AFFAIRE”.

Nell’album l’ironia è diffusa, ma ancora una volta il ruolo di primadonna si riflette sul suo lavoro di cantatrice, peraltro ben svolto.
Il disco è quindi un buon esercizio di equilibrio fra la malinconia del tempo che passa, l’ironico desiderio di fermarlo e restare “une enfante” (con musica di Robert Schumann)e la giocosita’ un po’ sfrontata degli altri brani, séguito piu’ maturo e sfaccettato di Quelqu’un m’a dit.

Roberta Guiducci

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