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Cheap Wine - Spirits
(Cheap Wine Records/Venus)

From Toulouse Lautrec to the Italian partisan Silvio Corbari, Cheap Wine sing in a good concept album the stories of restless spirits.

I Cheap Wine sono ormai una delle più interessanti realtà della scena indipendente italiana. Sin dagli esordi la loro vita artistica è stata caratterizzata da un continuo crescendo e nonostante le varie difficoltà incontrate hanno proseguito il loro percorso con costanza e sopratutto con grande determinazione. In particolare da Crime Stories a Freak Show abbiamo assistito all’evoluzione della loro visione dell’alternative country verso uno stile originale e sempre meno scontato e derivativo. Su questa fortunata scia di crescita creativa si pone anche Spirits, il loro nuovo album, prodotto dall’ottimo Michele Diamantini e composto da otto nuovi brani e due cover. Il disco, seguendo una collaudata tradizione della band, è un concept che raccoglie storie di spiriti inquieti, maledetti ed eroici. Particolarmente interessanti per comprendere il progetto nel suo insieme ci sembrano brani come A Pig On A Lead, in cui viene cantata la storia del partigiano Silvio Corbari e La Buveuse, in cui la band marchigiana ci racconta la storia di Suzanne Valadon, celebre modella di Toulouse Lautrec. Ciò che emerge ascoltando Spirits è che la band marchigiana è cresciuta notevolmente tanto a livello compositivo quanto a livello di arrangiamento ed in questo senso ci piace citare brani come l’iniziale Just Like Animals, la sorprendente Circus Of Fool ma sopratutto quel gioiellino folk rock che è Lay Down. Di ottima fattura sono anche la stradaiola Leave Me A Drain in cui ritornano gli echi di Highway 61 di Bob Dylan, la rovente The Sea Is Down e la tenue Dried Leaves. Riuscitissime sono anche le due cover scelte per completare il concept, ovvero un’intensissima Man In The Long Black Coat di Bob Dylan e la conclusiva Pancho & Lefty di Townes Van Zandt. Insomma Spirits è senza dubbio uno dei dischi più affascinati e meglio riusciti della band marchigiana, la quale meriterebbe, come poche, un palcoscenico di tutto rispetto nell’ambito della musica italiana e magari anche in quella internazionale.

Salvatore Esposito


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