.

INTERVIEW

Beppe Gambetta al Six Bars Jail di Firenze: un doppio rendez-vous

Beppe Gambetta, musicista genovese tra i massimi esponenti a livello mondiale della chitarra acustica “flatpicking”, ha presentato il suo ultimo album Rendez-vous al Six Bars Jail di Serpiolle (Fi). Abbiamo colto l'occasione per intervistare sia Beppe che Sergio Bianco e Riccardo Luchi, tra i fondatori del Folk Club.

Quest'oggi presenterai il tuo ultimo lavoro Rendez-vous, album che in qualche modo riepiloga la tua carriera e che ti vede impegnato in duetti ed ensembles. Quasi uno specchio del tuo primo Dialogs (1989), anch'esso composto di duetti con i maggiori chitarristi della scena folk americana.  

Esattamente. E' un album che in qualche modo riepiloga la mia carriera. Arrivati a questa età ci si può guardare un attimo indietro ed effettivamente in Germania è anche uscito un Greatest Hits... che fa sentire veramente vecchi!

Quest'album dà un'occhiata al percorso svolto. Il mio, come quello di gran parte dei musicisti acustici, è una specie di binario, una rotaia che si svolge su due direzioni che sono abbastanza parallele: l'imparare dagli altri musicisti e il cercare di mantenere vivo un certo tipo di tradizione. Chi ama la musica acustica è anche un po' un ricercatore, una persona che, entro certi limiti, fa sempre un po' di revival. Questo album non si riferisce a questa parte, che ho seguito in molti lavori precedenti, ma è più legato alla creatività. Sono presenti alcuni artisti interessanti che ho incontrato durante gli anni, con i quali abbiamo creato un nuovo arrangiamento o abbiamo suonato un brano nuovo composto da me. C'è questo simbolo dell'apertura nel disco perché non sono più solamente i maestri americani di quando avevo iniziato ma sono artisti che provengono da mondi musicali differenti come ad esempio Marco Beasley che è una delle più belle voci della musica antica europea, Francesco Guccini, Marco Pereira, che è il Tony Rice della chitarra brasiliana. Il significato dell'album può essere quindi quello di celebrare una carriera che si basa sull'incontro e sul viaggio, collaborando appunto con vari artisti, tra cui anche mio figlio Filippo. Inoltre questo è un album che prova a riproporre temi della musica popolare. E' giusto continuare a scrivere serenate o ninnananne o arrangiare ballate, cercare di avere un minimo della sensibilità poetica che hanno avuto le generazioni precedenti e cimentarsi con forme musicali che molti pensano siano in disuso o da abbandonare. Nell'album ci sono infatti il racconto di una processione, dell'Hobo che parte per il suo viaggio, una ninnananna per una persona anziana, una tarantella moderna dedicata al paese di Torraca...

E' difficile restare musicista quando si è un chitarrista del tuo livello nel senso che si corre il rischio di inseguire il virtuosismo, la pura tecnica e di perdere il senso della musica, del suonare per gli altri e con gli altri. Questo non è il tuo caso. Nei tuoi dischi la chitarra si fonde sempre con altri strumenti ed è interessante il fatto che tu riesca a far suonare perfettamente lo stesso pezzo che nel disco eseguivi in ensemble quando ti trovi in situazioni soliste. A proposito di questo ultimo lavoro hai detto di aver cercato un modo di suonare che pur usando la tecnica flat riesca a creare un effetto finger: un flat-fingerstyle.   

In realtà questa idea di suonare un brano che con la chitarra da sola possa funzionare perfettamente e su cui però si costruisce un arrangiamento, anche grande, c'è sempre stata fin dall'inizio della mia carriera, essendo artista folk che poi deve fare i conti con la realtà del viaggio, delle spese, del mettere su una grossa band. Ho sempre portato avanti quest'idea di costruire un arrangiamento anche complicatissimo in cui però se levi tutto la chitarra da sola è sempre talmente portante che riesce a condurre e a riprodurre più o meno quella che è l'atmosfera del brano. Ho poi sviluppato una tecnica a plettro che funziona anche come chitarra solista, che è un po' inusuale perché quando si suona col plettro di solito ci si fa accompagnare. Ma la musica insegna che dall'imperfezione nasce a volte l'idea nuova. Se pensi che se l'armonica a bocca avesse avuto tutte le note giuste e perfette non ci sarebbero stati i bending del blues o se Riccardo Tesi avesse suonato subito una fisarmonica cromatica e non l'organetto diatonico quelle sue invenzioni ritmiche, quei suoni speciali che provengono dalla sua imperfezione non esisterebbero! Da tante imperfezioni nella musica si impara, specie nella musica popolare, che può nascere una scintilla creativa. Da questa imperfezione del plettro che spesso non può suonare su due corde non adiacenti, nasce questo bisogno di creare soluzioni alternative che sono poi superate da tutti gli artisti popolari in modi diversi. E' bellissimo fare una specie di globalizzazione del crosspicking, di tutte queste tecniche: dai cubani a Django al crosspicking appalachiano ai suonatori sardi. Da questo mio viaggiare, grazie anche a Internet che negli ultimi anni ha reso tutto più semplice e veloce,  sta nascendo questa mia tecnica che è un ibrido di tantissime tecniche che vanno dal Logudoro agli Appalachi.

Negli ultimi anni, soprattutto in Italia sta nascendo un grande interesse per la musica acustica grazie a musicisti, festival internazionali e Club come il Six Bars Jail. Come ti spieghi questo interesse per il mondo acustico che a tratti può apparire paradossale: in un momento in cui siamo in balia della tecnologia c'è un movimento che seppur di nicchia continua ad attirare pubblico e a farsi strada.

Beh, secondo me dalla noia. Nel senso che la noia che si prova nell'accendere una televisione ai giorni nostri è di un livello incredibile. Effettivamente quando d'estate si ascoltano i concerti di musica indipendente si vede questo pubblico immenso, che chi segue il quadro della cultura televisiva non si aspetterebbe. In realtà credo che ci siano sempre delle ondate di rifiuto da parte della gente nei confronti del mondo commerciale. Un tempo questo genere di musica aveva difficoltà a crescere perché non si poteva conoscere. Io per diventare un flatpicker ho dovuto aspettare che lo zio di un mio amico portasse un unico disco del Newport Folk Festival dove c'era un solo brano di Doc Watson. Per non parlare degli anni spesi per capire quello che succedeva, quattro o cinque anni per trascrivere tutto... mentre ora fai un click e in un'ora i miei quattro e cinque anni sono andati! E' comunque difficile riuscire a dare una spiegazione del perché sempre più gruppi di appassionati si riuniscono ed organizzano festival. Un motivo può essere anche la maggiore facilità che si ha oggi nel procurarsi una buona chitarra acustica. Io la mia prima Martin l'ho avuta a ventisette anni... ho avuto prima un figlio, poi uno strumento buono! Adesso una persona che vuole dedicarsi alla chitarra in qualche anno può comprarsi uno strumento che suona bene e divertirsi.


Passi circa quattro mesi l'anno in America e tieni seminari didattici in mezza Europa ed in questo dimostri una grande passione nel portare la musica tradizionale italiana all'estero mentre in Italia si tende ad imitare la musica straniera, sopratutto americana, ignorando o avendo pudore del proprio patrimonio culturale.


Trovo che la cultura italiana sia estremamente esterofila. L'orgoglio per il proprio passato, per le cose belle che sono state prodotte in casa propria ovunque è fortissimo mentre il musicista italiano, l'italiano in genere, è quello che ha meno orgoglio nel portare le cose meravigliose della propria casa fuori. Forse le cose adesso stanno cambiando. Comunque sia, la gioia di capire che anche lo nostre cose possono essere accettate è grande. Addirittura, come succedeva a noi, a me da ragazzo, che non capivamo i testi di Bob Dylan ma capivamo la sua poesia, quando suono nei festival americani una canzone di De Andre' in dialetto genovese il pubblico ne comprende la grandezza al di là dell'aver capito il significato di ogni parola. Lo stesso con la canzone di Sergio Endrigo o con le canzoni della tradizione popolare. Ad esempio il mio brano che ai concerti riscuote il maggior successo e che in America viene passato maggiormente per radio è un'Ave Maria della Sardegna... è strano: dopo una vita che suono veloce per difendermi da tutti i virtuosi il mio brano più lento riceve il maggior successo! E spero che molti altri abbiano questa idea dell'essere orgogliosi e di ricercare le melodie giuste da esportare.


Nell'ambito più strettamente chitarristico in Italia forse manca anche una cultura del suonare, non esistono molti luoghi come il Six Bars Jail dove chitarristi esperti e giovani possano esibirsi.

E' l'aspetto forse più triste. All'estero non esistono i luoghi come i bar dove tutti parlano mentre un artista suona. La gente esce per andare ad ascoltare la musica  e quando la musica inizia non fiata nessuno e tutti i locali in cui si fa musica hanno una parte dove c'è il bar separata dalla zona di ascolto. La cultura del rispetto della musica non ce l'abbiamo, ce la dobbiamo guadagnare. Io personalmente da anni non suono più nei locali ma preferisco farmi chilometri in macchina... Ci vorrebbe una vera e propria opera di educazione all'ascolto di musica. Probabilmente è proprio la nostra cultura maleducata, l'esempio che ci viene dall'alto. Qualsiasi cosa che vedi in televisione sono due persone che si urlano.

Prima di terminare l'intervista vorrei chiedere a Sergio Bianco come è nato questo Club.

E' nato per caso da un gruppo molto ristretto di appassionati della chitarra acustica. Dato che giravamo l'Italia per ascoltare i concerti e in toscana non veniva mai nessuno abbiamo pensato di organizzarli noi. Inizialmente provammo a contattare l'agente di John Rembourne, ma ci chiese una cifra spropositata e decidemmo di accantonare la cosa. Poi nel 2007 ci abbiamo ripensato. Abbiamo avuto la fortuna di trovare ospitalità presso il circolo Arci SMS di Serpiolle, ambiente fantastico dal punto di vista culturale e sociale. Grazie a Davide Mastrangelo,  importante chitarrista e maestro di Fingerstyle che insegna ad Arezzo, entrammo in contatto con Beppe, di cui avevo il primo cd, ordinato addirittura dall'America! Lui fu praticamente la prima prova importante della nostra attività e fu un successone. Da lì pensammo che ce l'avremmo potuta fare. Così un passo alla volta siamo riusciti ad andare avanti fino all'incredibile concerto di Rembourne che è stato, insieme a quello di Beppe e a quello di Giovanni Unterberger, il coronamento di un sogno bellissimo. 

Questo concerto di Beppe, dopo tre anni, è una sorta di Rendez-vous anche per noi!

Dopo questo doppio Rendez-vous, quali sono i progetti per il futuro?

B.G.: Per me il progetto è molto didattico. Nel senso che sono tantissimi anni che non insegno e non produco materiale didattico. Invece, in questi ultimi sei mesi ho scritto due libri e registrato tre DVD in inglese, tedesco e italiano! Credo infatti che l'artista debba svolgere anche un'attività di insegnante in modo da trasmettere l'amore e l'entusiasmo per la musica popolare.

SixBarsJail: I nostri programmi arrivano a coprire tutto il 2011 con una data già fissata per maggio 2012. Insomma: due concerti al mese e d'estate l'ormai famoso in tutto il mondo FingerPorking, musica e porchetta, festa amichevole, basata sul volontariato. In vacanza non andiamo mai! Tra i prossimi eventi al Six Bars Jail ricordiamo il 30 settembre il concerto della chitarrista Muriel Anderson, il 17 ottobre Peter Price e nei mesi successivi importanti chitarristi italiani come Franco Morone, Riccardo Zappa e molti altri. 

In conclusione, Beppe, una curiosità: le tue famose scarpe rosse...

Non ho voluto né copiare il Papa né Cassano ma a Genova, tantissimi anni fa c'era una svendita di scarpe Superga rosse per diecimila lire. Svendevano tre o quattro paia del mio numero... sai il genovese.... ho pensato “i blue jeans neri non si sporcano, la scarpa rossa è una cosa artistica strana, costano poco...”. Le ho portate in America e la gente ha iniziato a dire “ah... il nuovo fashion”. Io ho bluffato e così...  adesso è nato addirittura il rosso gambetta! 

Stefano Miani


tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.
eXTReMe Tracker