.

LIVE

Stevie Winwood & Eric Clapton
Wembley Arena, Londra May 21st 2010

Alla Wembeley Arena non si parlava d’altro se non del possibile scioglimento di un duo atteso dai seguaci del classic rock almeno sin dal 1969, e cioè dal giorno in cui gli abortiti Blind Faith si separarono per intraprendere strade diverse e un successo che per i due leader spirituali, Stevie Winwood ed Eric Clapton, sarebbe diventato nei decenni a venire di proporzioni astronomiche.
Il motivo della possibile separazione - i più addentro all’entourage - sono da ricondurre alla nuova moglie di Winwood, manager e virago, non ben vista da Eric la cui natura easygoing poco si sposa con quanti hanno da mettere bocca in cose che solo i due leoni conoscono bene
Questo poche date nel 2010 non sono però solo la coda del fortunato incontro suggellato dal doppio album live inciso al Madison Square Garden di New York City nel febbraio 2008. Esse sono - come dirà Clapton dal palco - “la possibilità di sperimentare fra amici “ e la voglia di “ ritrovarsi a casa “ come sottolinea da dietro il maestoso Hammond B 3 Stevie.

La scaletta del concerto non si distanzia dall’album dal vivo del 2009 ma il sound è finalmente vivo ed organico a fronte di un mix del disco plastificato e ristretto da una perfezione esasperata. Qui tutto è molto caldo, intenso e rilassato. C’è aria di festa ma soprattutto aria di voglia di far musica, dai classici dei Traffic come “Pearly Queen” alla stoico tour de force pianistico di “Glad” ai successi, quasi dimenticati, di Slowhand anni ottanta, “Forever Man” e “Split Decision”, fino alla carta da novanta in coda a due ore torride, una versione di Voodoo Chile di venti minuti che batte di gran lunga quella del disco per buona pace di chi non c’era a Wembley Arena. Del repertorio solista di Winwood, invece, quasi non c’è traccia.
Eric e Stevie sono quindi ancora capaci di dire qualcosa nei momenti meno attesi di un brano - il set unplugged lo dice bene - senza togliere niente all’organicità di classici che i due conoscono a menadito. Il pubblico apprezza senza esitazione. Dei due, Stevie ha più ampiezza armonica - sapendosi alternare con facilità e bravura fra organo, piano, chitarra elettrica ed acustica - mentre Eric interpreta senza arroganza il ruolo di chitarrista solista per antonomasia al quale è richiesta varietà, gusto, misura, trasporto, imprevedibilità ma rispetto per la pentatonica del blues.
Il compito nel riproporre il programma già ascoltato su disco, a pensarci bene, non era facile per due amici che già nel 1966 per pochi mesi ebbero una band insieme che si chiamava Powerhouse ( pochi brani in una compilazione Elektra - “What’s Shakin “ - introvabile ed essenziale per capire i sessanta a venire per i due). La scommessa era ed è suonare ciò che la gente si attende senza che sembri scontato.
Clapton e Winwood ci sono riusciti benissimo mandando tutti a casa felici. Chissà se li rivedremo più suonare in pubblico insieme.

Ernesto de Pascale

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.
eXTReMe Tracker