. Steve Hackett – Wild Orchids
madeleine peyroux Steve Hackett – Wild Orchids
(Camino Recods / Edel)
www.stevehakchett.com

Classic atmospheres for former Genesis guitarist

Nel 2005 è venuto in tour in Italia in concerti dove si sottolineava la fine definitiva dell’esperienza Genesis. Almeno sul palco Steve Hackett, insieme al fratello John al flauto e al tastierista Roger King, diede di sé l’impressione di essere più un ricercatore di sonorità, piuttosto che una rockstar in dismissione. D’altra parte il suo abbandono dei Genesis è giunto in tempi non sospetti, e dobbiamo dargli atto che non avendo la personalità di Peter Gabriel, ha comunque avuto coraggio ad andare avanti da solo. Detto questo, mentre nel concerto Hackett aveva dato un’ottima impressione nel presentarsi in una formazione ridotta al minimo, con tanto di momenti solisti classici, nel disco la situazione è diversa e non sempre convincente. L’utilizzo di un’orchestra , la Underworld, spesso rende la composizione troppo ridondante così come le percussioni, sono spesso usate in modo pesante e non riescono a entrare in sintonia con gli altri strumenti . Eppure non mancano tracce di rilievo, come Waters of the Wild o Down Sreeet dove qualche suono da Genesis fa capolino negli interludi strumentali o la cover di Man in Tge Lond Black Coat di Bob Dylan, dove il cappotto nero indossato da Hackett sembra più quello di Tom Waits E’ tutto ben suonato, ma ci aspettavamo qualcosa di più.

Michele Manzotti

Track list

A Dark Night in Downtown
Waters of the Wild
Set Tour Compass
Down Street
A Girl Called Linda
To A Close
Ego and Id
Man in the Long Black Coat
Wolfwork
Why
She moves in Memories
The Fundamental of Brainwashing
Howl

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.
eXTReMe Tracker