The Black Keys found their Magic Potion

L’infaticabile duo Dan Auerbach-Patrick Carney torna sulle scene a pochissimo tempo di distanza dal loro omaggio a Junior Kimbrough dal titolo Chulahoma (Fat Possum, 2006) per regalare al pubblico un nuovo album, questa volta su etichetta V2.
Il suono è quello compatto di un esercito, ma i Black Keys non abbandonano la formazione a due chitarra-batteria.
È un album ruggente, agguerrito, coinvolgente.
Il gruppo conferma la sua capacità di suonare un blues che viene da dentro, vissuto con istintività, che se da un lato guarda ai classici dall’altro sa dimostrare di inserirsi perfettamente nel panorama contemporaneo.
Dopo un ottimo esordio con il brano “Just got to be”, che ricorda l’essenza, non arrangiata, del Jack Bruce solista, l’album si sviluppa attraverso riff corposi ed efficaci, destreggiandosi tra momenti più distesi ed altri più sensuali e groovy (“The Flame”), sfociando verso la fine nell’efficace e ben riuscita “Goodbye Babylon”. Forse il loro album migliore.


Giulia Nuti