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Le lettere non convenzionali ai King Crimson


“The Letters” è un sogno realizzato (“I have a dream” cantano i King Crimson). Il cofanetto (pubblicato da Mellow Records, www.mellowrecords.com), come recita il sottotitolo è “an unconventional italian guide to King Crimson”…
I brani sono “lettere” - quindi (ri)scritture (e non riletture) del repertorio di una delle band-cult del rock progressive inglese - spedite da trenta artisti, sodalizi e band italiani. Il Re Cremisi è stato fatto proprio, rivissuto, metabolizzato, nel sound melodico, o potente o aspro, nei virtuosismi e raffinatezze, nelle atmosfere surreali e deliri, nei testi sognanti…
Il cofanetto, con due cd ed un ep, si rivela davvero una summa del meglio della scena contemporanea del “prog italiano”, a confronto-scontro con uno dei mostri sacri che ha contaminato, influenzato, coinvolto dagli anni Settanta ad oggi.
E’ il “new prog” tricolore a tributare affetto. Ed è una chimera vedere un numero così elevato d’artisti tuffarsi, con estro e genialità, nel magma incandescente dei suoni crimsoniani.
Ed a proposito di sogni: personalmente fa davvero piacere essere citato nei ringraziamenti. L’unico merito (se tale si può definire) è l’essere stato tra i primi, se non proprio il primo, a scrivere on line di questo complesso progetto discografico, avviato nella primavera dell’anno scorso dal patron della Mellow Mauro Moroni, e coordinato da Marco Masoni.
Il tributo italiano è - come ha giustamente scritto Giuseppe Di Spirito nelle note di copertina - un atto d’amore, realizzato con rispetto ed ammirazione, per rendere omaggio e celebrare uno dei gruppi “fondamentali” per la scena progressiva e, direi, per la storia del rock. “The Letters”… non letterali.
Bella e crimsoniana la cover art di Davide Guidoni (il percussionista dei Tapobran, in veste di grafico, ha realizzato una copertina ricca di citazioni e personaggi... circense (come la cover di “Cirkus” dei KC) e soffocante (come quella di “Power to believe”).
Non c’è, nelle trenta tracce del tributo, quasi mai un suono-imitazione. Il sound spazia ed ha mille echi ed inflessioni, dal classicismo al jazz, alla psichedelia, alla new wave, all’etnica, all’avanguardia; dal rock duro alla melodia… Le interpretazioni vanno dal minimalismo (il pianoforte da solo di Stefano Bollani) all’orchestra (i “Mosaic Orchestra”). Si sono realizzate così lettere-frattali (una struttura che tanto piacerebbero a Fripp e compagni che ancora sperimentano negli anni Duemila, per l’appunto, con i “Projekcts”), caleidoscopiche, multicolori, cangianti.
Ne emergono oltre tre ore di musica non convenzionali e altamente godibili, che privilegiano il primo periodo crimsoniano (i brani dal 1969 al 1974 per intenderci) con la dovuta eccezione (i Mariposa che pescano nell’album “Thrak” del 1995).
Un’opera collettiva, in cui certo emergono le individualità, che è bello però ascoltare anche nella sua globalità, perché sa essere unicum.

Gaetano Menna




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