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SMiLE!
sorridi con Brian Wilson




Sulla copertina del booklet di SMiLE una mano spunta da uno strappo nella carta e tende una chiave verso una serratura. Brian Wilson apre oggi lo scrigno dei ricordi, dei sogni perduti, delle antiche paure e ci riporta agli inizi del 1967, a quei giorni di follia creativa e di depressione, i giorni in cui componeva SMiLE.
Quella che lui definiva una teenage symphony to God, il disco che doveva oscurare la fama dei Beatles e rivoluzionare la scena del pop non uscì mai, e i nastri, sembra, distrutti. Il progetto era troppo rivoluzionario per gli altri membri dei Beach Boys e Brian componeva in uno stato di febbrile eccitazione: obbligava i turnisti e i tecnici a indossare caschi da pompiere e lavorava al pianoforte nel salone della sua villa su un pavimento completamente ricoperto di sabbia. A giugno dopo infiniti rinvii uscì Sgt Pepper’s e Wilson capì di aver perso per sempre l'appuntamento con la storia. Da allora SMiLE diventa una leggenda, un album maledetto e misterioso e il mito viene alimentato negli anni da schiere di appassionati. Qualche brano uscirà con differenti mixaggi in vari album dei Beach Boys (Smiley Smile, Surf's Up e 20/20), altri compariranno prima sui bootleg e poi sui tanti siti della rete dedicati a questa araba fenice del pop.
Oggi Brian Wilson ha riacquistato, grazie soprattutto alla musica, la serenità necessaria per riprendere in mano il progetto, ha voglia di mettere ordine nella propria vita e nei ricordi, ora che gli altri due fratelli, Carl e Dennis, sono scomparsi. Ha chiamato al suo fianco il poeta che aveva scritto i testi di SMiLE, Van Dyke Parks, insieme a lui ha riascoltato tutto ciò che rimaneva dei nastri originali ed è tornato nello stesso studio dove aveva inciso Good Vibrations per ricostruire il progetto di sana pianta. Ascoltandolo oggi si rischia di impazzire: devi cercare di cancellare dalla mente Sgt. Pepper’s e tutto quello che è venuto dopo, devi pensare che i mixaggi estrosi e imprevedibili, gli effetti e i rumori, le sontuose parti orchestrali non sono copiate ai rivali di Liverpool, ma nascono, in quegli anni di leale competizione con l'amico Paul, dalla stessa ansia di sperimentazione. Finalmente, dopo aver ascoltato per anni i frammenti e i mixaggi alternativi, possiamo ammirare il collage completo. In realtà i brani si conoscevano tutti, o quasi, ma, come per le combinazioni delle casseforti, come per le crittografie dei romanzi del mistero, mancava la sequenza esatta, quella che, con un delicato click, schiude lo scrigno del tesoro. Un tesoro di giochi, malinconie, risate beffarde e meditazioni, raffinato e ingenuo come una sinfonia di Mozart. E, come Mozart, Brian Wilson vuole farci capire quanto sia sotttile il confine tra il divertimento e gli abissi dell’anima. Solo un anno dopo qualcuno avrebbe gridato e scritto sui muri “Una risata vi seppellirà” lo slogan più bello e inascoltato di tutti i tempi, e mentre l’estate dell’amore scoloriva nei fumi del maggio parigino, Wilson soffocava le sue risate in un mare di malinconia e di incertezza.
Ascoltando SMiLE ci si sente orgogliosamente inattuali, fuori dal tempo e dalle mode. Lo stesso Brian aveva intitolato I Just Wasn't Made for These Times, una delle più belle canzoni di Pet Sounds. Viene allora voglia di accostarlo ad altri grandi inattuali come Brahms, che brucia nel camino tutte le sue opere giovanili, o a Mahler, che riesaminava all'infinito con cura meticolosa le sue sinfonie prima di proporle al pubblico. Ma vengono anche in mente altre storie di capolavori volutamente occultati: in una novella di Balzac, La bella scontrosa, si narra di un pittore che non mostra a nessuno il suo quadro più bello. E che dire di Dante Gabriele Rossetti che seppellisce il suo miglior poema insieme alla moglie prematuramente scomparsa? Forse è proprio questa la paradossale chiave di lettura. Quante volte hanno chiesto a Wilson come mai non avesse completato SMiLE. In quella profumata estate del 1967 i Beatles entravano nella leggenda pubblicando l'album più importante nella storia del rock. Brian Wilson entrò ugualmente nella leggenda NON PUBBLICANDO l'album più importante nella storia del rock. SMiLE ci riporta ad un'epoca in cui i dischi si facevano pensando più all'arte che al mercato, un'epoca in cui gli artisti e il pubblico contavano più dei discografici. Intervistato di recente, alla domanda "cosa pensa del pop attuale?" Brian Wilson ha risposto seccamente "Shit!". Possiamo dargli torto?

Stefano Pogelli

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