.

Ry Cooder - I, Flathead
(nonesuch/warner)

Ry Cooder is a martian and this is weird chicken sin rock & roll, hombre!

Piace I, Flathead di Ry Cooder, storia di hot rod anni cinquanta quando la diversità era norma e la provincia era davvero lontana dalle logiche dell metropoli.
Piace perché Cooder è tornato alle radici, ai suoni di Boomer’s Story e Into The Purple Valley. Oggi, il sessantenne musicologo ritorna con un team rinforzato dalle fedeli collaborazioni del figlio Joachim e di Jim Keltener alle batterie, di Flaco Jimenez alla fisarmonica, di John Hassel alla atmosferica tromba e di Jared Smith alle tastiere per lanciarsi in volo a vela verso l‘ignoto, a completare una trilogia cominciata con Chez Ravine e continuata con My Name Is Buddy. Questa volta Cooder indossa la maschera di Kash Buk, musicista anni '50, appassionato di motori e di corse hot rod e siamo dentro Un Sogno Lungo Un Giorno. I personaggi sembrano alieni ma sono solo balordi, bislacchi, stonati, folli, eccentrici, jesus freaks, drop out orfani della radio e incapaci di capire cosa sia la televisione.
C’è nostalgia ma anche tanta magia in I, Flathead di Ry Cooder, come se il chitarrista fosse voluto tornare alla sua infanzia. C’è la magia di un Country Twanging che non senti più in giro dai tempi di Chet Atkins o Bobby Bare, di Johnny Cash o Eddy Arnold, di una avventura che se non ce la raccontava Cooder poteva raccontarcela solo i Fratelli Coen oppure un Fellini elettrico e saturo. Cooder dimostra la sua forza cinematica e il suo rituale antico. I, Flathead è l’album di una America che non c’è più e che i tempi moderni hanno dimenticato velocemente ma che Ry ci dice fu la vera land of hope and glory.

Ernesto de Pascale

Track List

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.
eXTReMe Tracker