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BLUES’n’JAZZ FESTIVAL

Rapperswil-Jona, 26-27 giugno 2009

Rapperswil é una di quelle cittadine da cartolina, di una Helvetia felix che non esiste più, magnificamente innestata in un paesaggio lacustre contornato, a sua volta, da colline boscose e verdissime. Rapperswil gode di una posizione centrale in Europa: Germania e Austria sono a poche decine di chilometri, la Francia a 160, Milano a 260. Non mancano, da queste parti, le iniziative culturali, soprattutto in estate. Il Blues’n’Jazz festival, 60 franchi svizzeri il pass per due giorni di festival, è cresciuto in maniera esponenziale, forte anche di una congiuntura economica che vede il franco deprezzato rispetto all’euro. Nome omen, questo festival propone generi diversi tra loro ma comunque allettanti: Mississippi Heat, Wes MacKey, E.C. Scott con R.J. Mischo e Sonny Rhodes, Frutland Jackson – che rimpiazzava David “Honeyboy” Edwards - coprivano la sezione Blues, mentre Climax Blues Band, Eric Burdon, Alvin “Youngblood” Hart, Walter Trout, Danny Bryants e Rita Chiarelli ha fatto la felicità delle plebi affamate di rock’n’blues. Tommy Sancton e Geoff Bull rappresentavano il New Orleans style mentre Seven e Incognito proponevano rispettivamente Hip Hop e Soul. Non mancava nemmeno l’inclassificabile: Les Getrex.

Folta rappresentanza italiana con Mike Sponza e la cantante Joyce Yuille, che ormai possiamo considerare Italiana; Andy J. Forest; Max Prandi; Cocco and “Little Paul”; i due Joe, Colombo – che in verità è ticinese - e Valeriano. Tutta questa manna era spalmata su 4 palchi in differenti zone della cittadina facilmente raggiungibili a piedi nonostante la gran folla. Il Popolo Del Blues ha fatto del suo meglio per vedere questi artisti, ma come i 4 palchi lavorano in contemporanea non era oggettivamente possibile ascoltare tutti. Non ce ne vogliano dunque gl’esclusi. Partiamo dai più convincenti che si sono esibiti nella Hauptplatz. Mississippi Heat, la band dell’armonicista Pierre Lacocque, ha molto impressionato, anche per la presenza del chitarrista cantante Carl Weathersby. Lacocque, pur possedendo una tecnica superlativa, non ne abusa mentre Weathersby rappresenta degnamente l’eredità d’Albert King, del quale fu anche chitarrista ritmico. Malgrado mantenga una certa distanza col pubblico, Alvin “Youngblood” Hart ha maturato un stile personale, ruvido, che ricorda talvolta la Jimi Hendrix Experience, e finisce per convincere pur partendo tra lo scetticismo di coloro che si aspettavano d’ascoltare un artista Blues. Molto bravo anche Mike Sponza, che si conferma artista di livello internazionale. Chitarrista efficace e mai sguaiato ha dovuto improvvisare un concerto con la brava e simpatica Joyce Yuille per via dell’assenza, causa incidente, del tastierista Bonivento. Entrambi se la sono cavata alla grande.

Bene anche l’armonicista R.J. Mischo, ospite della cantante E.C. Scott, che ha dato un pò di swing ad una esibizione sì nobilitata dal cameo di Sonny Rhodes, ma appesantita da un sound troppo rotondo. Si é esibito sul Seequai, Les Getrex, un cantante-chitarrista americano veramente poco conosciuto eppure assai interessante, assecondato da una band timida, forse composta da musicisti italiani. Sul palco principale – quello della Fischmarktplatz - si sono alternati i set più conosciuti: ben oliate le performances dei “vecchi”, Climax Blues Band e Eric Burdon. I primi hanno i pregi e i difetti di sempre, a tratti convincenti, a tratti anonimi. Burdon rimane un grande cantante ma il sound ridondante degl’attuali Animals tende ad affogare la personalità del leader; certo è che “Boom Boom Boom Boom” apre le porte ai ricordi, mentre “Don’t let me be misunderstood” sembra uscita da un jukebox degl’anni 80. L’ambiente suggestivo del “Blue Front Cafè” – una tettoia e un muro con delle finestre che danno sul lago – evocava senza dubbio il Mississippi ed è in questo quadro che si sono avute l’esibizioni di Frutland Jackson, con un repertorio da stotyteller che avrebbe bisogno di una rinfrescatina e Wes MacKey, in versione “downhome”, accompagnato da un batterista e un armonicista un filino approssimativi che comunque contribuivano ad creare l’atmosfera giusta. Uscendo un pò dal Blues, ci siamo divertiti ad ascoltare il dixieland leggero di Geoff Bull e il Blue-eyed-soul, come si diceva una volta, degl’inglesi Incognito. Se Vi piacciono i festival estivi multitematici, tenete a mente questo Blues’n’Jazz festival di Rapperswil perchè il posto ne vale veramente la pena, l’organizzazione è efficente nonostante un numero incredibile di spettatori e l’atmosfera piuttosto civile rispetto a certi festival nostrani che sembrano gironi danteschi.

Luca LUPOLI

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