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canadian songwriters - Neil Young - Joni Mitchell - Willie P. Bennett
Canadian Songwriter


Neil Young e Joni Mitchell

Neil Young and Joni Mitchell brings the canadian songwriting at the highest point of successes, but their most famouse album was written and recorded under the sun of California.


Abbiamo lasciato Neil Young, nel periodo in cui forma i Buffalo Springfield. Ora lo ritroviamo al vertice della sua carriera. Chiusa la parentesi con i Buffalo Springfield, e licenziati prima il suo album di debutto e poi Everybody Knows This Is Nowhere con i Crazy Horse, Neil Young è ormai diretto verso il successo. Lentamente il fatto di essersi così ben ambientato in California lo porta a mettere per un attimo da parte le sue radici e a cercare nuovi stimoli che si concretizzano a pieno in After The Gold Rush. Se nel sound dei dischi dei Buffalo Springfield e nei suoi primi due album non troviamo una grande componente relativa alla vita in Canada di Neil Young (ecceto in pochi dettagli), nel suo album di debutto datato 1968, si ritrovano tratti incontrovertibili in brani come Old Laughin Lady, una ballata dai toni crepuscolari che diventerà uno dei marchi di fabbrica del cantautorato canadese.

A metà del 1969 Neil Young viene contattato dal management di Crosby, Stills & Nash, per fare con loro un disco e il successivo tour. Il manager di Young Elliott Roberts, testardo uomo d’affari, non ci stà e pone le sue condizioni a CSN deve essere aggiunta la Y, diversamente non se ne fa nulla. Le cose vanno in porto, e i quattro si ritirano per un po’ nella rilassata cornica di Laurel Canyon, sulle colline di Hollywood. Già nel 1968 Laurel Canyon era stato luogo di grandi ispirazione per Crosby, Stills & Nash che avano passato un’intera estate tra la casa di Mama Cass dei Mamas & Papas e quella di Joni Mitchell a rilassarsi e a scambiarsi canzoni spinti da un energia creativa senza precedenti. In quei giorni David Crosby insegna alla Mitchell a suonare la chitarra con le caratteristiche accordature iper-cromatiche mentre Stills le fornisce le prime melodie per le sue canzoni.
L’anno dopo Neil Young ritrova la sua vecchia amica Joni, e con lei si rinsalda un rapporto cominciato in Canada alcuni anni prima. Joni in quel momento è fidanzata con Graham Nash, dopo una flirt con Stephen Stills, e proprio lei dà il battesimo al neonato supergruppo aprendo il loro primo concerto il 16 agosto dello stesso anno. Il giorno dopo CSNY, suonano a Woodstock e proprio a quel giorno sarà dedicata una delle canzoni più belle di Joni Mitchell, che gli stessi CSNY renderanno ancor più scintillante ed emozionante nella versione elettrica su Deja-vù, il loro capolavoro degl’anni sessanta. Proprio in Deja-vù, Neil Young contribuisce con l’indimenticabile Helpless in cui si abbandona ad un canto struggente denso di malinconia dove traspare chiaramente il suo amore per il nativo Canada di cui canta a cuore aperto: “C'è una città nell'Ontario del Nord/Con un sacco di sogni e ricordi confortanti/E nella mia mente ho ancora bisogno di un posto dove andare/Tutti i miei cambiamenti sono avvenuti là”. Qualche anno più tardi rispondendo alla domanda su quale sia la città di cui cantava dice: “Non avevo in mente una città in modo specifico. Ci sono due città in particolare, una di queste è Omemee nell’ Ontario. Lì ho studiato e ho speso gli anni della mia formazione. Io sono nato a Toronto… Dio, il primo verso di questa canzone, a pensarci bene sembra una canzone di Bruce Springsteen. Ma Toronto è solo a sette miglia da Omemee".

Qualche anno più tardi e precisamente nel 1973, con Don’t Be Denied, contenuta nel sottovalutatissimo live Times Fades Away, Neil Young ripercorre la strada che dalla sua infanzia lo ha condotto al successo. Inevitabilmente dalle liriche di questo splendido brano, emerge un profondo amore per la sua terra unita al dispiacere di abbandonarla ma allo stesso tempo traspare la necessità di seguire il suo sogno così come emerge dal verso: “Oh Canada/We played all night/I really hate to leave you now/But to stay just wouldn't be right./Down in Hollywood/We played so good (Oh Canada/noi suonavamo tutta la notte/Odio davvero lasciarvi adesso/ma restare non sarebbe giusto/Ad Hollywood/suonavamo bene)”. Nonostante le diverse vite artistiche, lo stretto rapporto di amicizia che lega Joni Mitchell a Neil Young, non si limita ai soli giorni a Laurel Canyon ma prosegue in parallelo per lungo tempo. Neil durante il tour di Times Fades Away, si abbandona in Sweet Joni (brano ancora inedito ma che da tempo è circolato tra i collezionisti di tutto il mondo), una ballata dai toni confidenziali a lei dedicata, non una canzone d’amore però ma una sorte di accorato consiglio da amico a non lasciarsi andare. Proprio Joni Mitchell parlando di Neil Young, ricorda in un interivista: “Nel 1965 ero in Canada, e c’era un mio amico (Neil) lì che aveva appena lasciato una band di Winnipeg, Manitoba, vicino a dove vivevo io. Sperava di diventare un folk singer come Bob Dylan, che era il suo eroe in quel periodo, e allo stesso tempo ogni cosa che si spezzava nella sua vita gli dava l’opportunità di prendere una nuova direzione. Aveva appena compiuto 21 anni, e che significa che a Winnipeg lui non sarebbe più potuto andare nei club da teeny-bopper e una volta che tu avevi passato i 21 anni non potevi andarci più. Lui era arrabbiato, perché la sua ragazza e tutti gl’altri volevano che lui suonasse assolutamente lì con la sua band. Questa fu una delle cose che lo spinsero a diventare un folk singere. Lui non avrebbe potuto suonare mai più in questi club. Ma lui era oltre la collina. Scrisse questa cazone chiamata Sugar Mountain, che era un lamento per la fine della giovinezza. Io ho scritto per lui una canzone, chiamata The Cirle Game”. L’amicizia di Neil e Joni, resta profondissima, duettano nel corso di Last Waltz, il concerto di addio della Band, Neil partecipa al suo disco del 1976 Hejira, suonando l’armonica in un paio di brani e poi i loro contatti musicali terminano, eppure il loro legame non si scioglierà mai. Successivamente nel corso della sua carriera Neil Young disseminerà nella sua immensa produzione diversi pensieri relativi alla sua terra natia, ma tutti sostanzialmente rimandano a quanto già detto per Don’t Be Denied. Nel cantautorato di Neil Young risiede l’importanza di essere riuscito a ribaltare l’approccio con le canzoni, dando vita ad un scrittura molto personale fatta più di traspirazione che di ispirazione. La sua alchimia perfetta di voce, testi, melodie, ruvidi assoli, convoglia tutto in un messaggio allucinato dai tratti mistici, un messaggio portatore di confessioni personali strettamente connesse alle evoluzioni della sua carriera. Sono state riempite pagine e pagine sulla dicotomia tra Neil Young elettrico e Neil Young acustico, in fondo però ciò che sfugge è che entrambe le anime di questo cantautore sono complementari l'una all'altra. A seconda delle sue ispirazioni, Neil ha indossato ora i panni del rocker ribelle (Rust Never Sleeps), ora quelli del rilassato country-singer (Comes A Time, Old Ways), ora quelli dell’alchimista di suoni passando in pochi anni e a fasi qualitative alterne dalla musica elettronica al revival rock anni 40 fino al ritorno alle radici del suo sound negl’anni novanta con dischi come Ragged Glory e Sleeps With Angels. Il suo ultimo album, Prairie Wind, del 2005 è però il disco in cui riallaccia il rapporto con il suo passato. Già guardando la copertina, si ha la sensazione di essere di fronte ad un disco molto personale in cui si rincorrono i ricordi dell’infanzia vissuta in Canada. Una triste serie di vicende che lo segna nel giro di poco tempo, la morte del padre prima e un anenurisma cerebrale che lo colpisce all’improvviso lo portano in dietro nel tempo alla riscoperta dei suoi ricordi. Il disco è un fluire continuo di immagini poetiche che, come le pagine di un vecchio album di famiglia, vengono sfogliate davanti ai nostri occhi. E’ però anche il disco in cui Neil canta della sua terra, della ventosa prateria, della Trans Canada Highway, ovvero tutti quei luoghi in cui è cresciuto insieme alla sua famiglia. Proprio la famiglia nel complesso sembra essere l’elemento predominante con la title-track dedicata al padre, Here For You per la figlia, o ancora Far From Home, che durante il film-concerto al Ryman Auditorium di Nashville tenuto lo scorso agosto Young ha introdotto dicendo: "Questa canzone significa molto per me. L’altro giorno ho cominciato a piangere mentre la suonavo. Sono ricordi di famiglia". Recentissima è la notizia di un suo nuovo album, dal titolo molto eloquente, Living With War, in cui attacca apertamente il presidente Bush e la sua politica con Let’s Impeach The President, che dal titolo lascia presagire una altrettanto eloquente e sferzante condanna che stando a quanto da lui dichiarato sarà volta a mettere in rilievo le tante menzogne dell’attuale presidente degli Stati Uniti. Segno evidente questo di un certo legame che unisce artisti canadesi e americani nella comune lotta contro le scelte sbagliate della politica.



Tornando a Joni Mitchell c’è una cazone nel suo repertorio, A Case Of You che nel suo incedere intenso e poetico, potrebbe diventare il nuovo inno nazionale del Canada. I versi “I drew a map of Canada, oh Canada”, sono un tributo alla sua terra, di cui di fatto rappresenta una delle voci più importanti dal punto di vista musicale. In un intervista Joni ricorda:” Sono nata a Fort Macleod nell’Alberta e poco dopo mi sono trasferita a Saskatoon, entrambi luoghi dai climi estremi. Ma circondati da una natura selvaggia che è stata la mia primaria fonte di ispirazione artistica”. La sua terra con il suo freddo, i suoi paesaggi incontaminati, si sente fortissima nei suoi dischi molto di più che negl’album del suo amico Neil. Attratta dalla pittura sin da piccola, Joni ha sviluppato una scrittura molto espressiva, dai tratti poetici molto ben delineati. Dopo aver frequentato una scuola di arte, nel 1964, la sua vita cambia radicalmente, si trasferisce infatti a Toronto dove stà fiorenzo la ricca scena folk canadese, che vede tra i suoi protagonisti canatuotori come Leonard Cohen e Gordon Lighfoot ma soprattutto cantautrici come Penny Lang e Buffy Sainte-Marie. Joni Mitchell diventa così anche lei una cantautrice, attraverso le sue canzoni dà voce alle crisi della femminilità che cominciano a nascere in quel periodo, e allo stesso tempo attraverso le sue storie personali cerca di trovare un significato universale, in modo che le sue canzoni tocchino il cuore di tutti. Indipendente, intellettuale, la Mitchell, ha fatto della sua carriera artistica un percorso di ricerca che l’ha condotta dal folk alla fusion passando per le tenui melodie del sound west coast. Se il suo primo disco omonimo (poi ristampato come Song To A Seagull), ce la presenta come una folk-singer in brani come Michael From The Mountain o la rarefatta Song To A Seagull, con Clouds il suo secondo album datato 1969 comincia un lento cambiamento. Le canzoni nell loro delicatezza toccano vertici melodici unici, come nel caso della famosa Both Side Now o della vivace Chelsea Morning. Ladies Of The Canyon del 1970 ci presenta invece un ulteriore cambiamento, Joni infatti comincia ad allontanarsi dal sound della west-coast prendendo coscienza sempre di più della sua capacità di saper maneggiare le melodie. In questo disco trovano posto la pianistica For Free, la già citata Woodstock, e soprattutto il suo primo successo Big Yellow Taxi. Il disco successivo Blue, è il suo capolavoro, che consacra definitivamente il suo cantautorato. Tra le canzoni di questo disco, traspare una sorta di viaggio sentimentale dopo la fine di un esperienza amorosa, le sue canzoni sono mature intense e sembrano essersi evolute in un genere a se stante, le cui origini possono ancora ritrovarsi nella musica di CSN&Y e del country rock. Giunta ad un equilibrio perfetto fra folk, influenze jazz e il sound della West-Coast, la Mitchell pubblica nel 1972, For The Roses (Asylum, 1972) un disco che tematicamente indaga angora sulla figura della donna ma che presenta delle raffinatissime armonie vocali e un sound in cui per la prima volta entrano fiati, archi, chitarre elettriche e batteria. For The Roses è senza dubbio il disco più canadese della Mitchell, essendo stato concepito nella sua villa sulla costa nord di Vancouver, le atmosfere naturali di queste zone emergono in brani come Cold Blue Steel And Sweet Fire ma anche You Turn Me On e nella personalissima Woman Of Heart And Mind. Il prosieguo della sua carriera sarà segnato da un avvicinamento costante al jazz con dischi che già era emerso nel già citato Heijra, nel bellissimo Court And Spark del 1975 e nell’easy-listening di Hissing Of Summer Lawns. L’incontro con musicisti come Jaco Pastorius al basso e Wayne Shorter al sax, farà nascere l’ambizioso Don Juan's Reckless Daughter del 1977, il jazz più puro di Mingus, Mingus del 1979 e lo scintillante live Shadow and Light del 1980. La sua carriera poi vira verso altre sponde con l’elettronica esasperata di Dog Eat Dog del 1985 che segna un divario troppo netto con la qualità della sua produzione precedente. Qualche segnale migliore arriva da Chalk Marks In The Rain del 1988, dove le canzoni comunque restano in secondo piano rispetto agli ospiti d’eccezione come Willie Nelson, Peter Gabriel e Billy Idol. Il ritorno alla qualità dei tempi migliori arriva Night Ride Home del 1991 che contiene due perle come Slouching Towards Bethlehem e Come in From the Cold e prosegue con Turbulent Indigo del 1994 dove ritrova Wayne Shorter e inserisce la magnifica The Magdelaine Laundries. Interessante per ripercorrere l’appartenenza di Joni Mitchell alla sua terra, è l’antologico Songs Of A Prairie Girl, una bellissima raccolta di canzoni dove emerge un senso di distacco, una tristezza infinita per la distanza dal suo Canada. Splendido in questo senso è il libretto con le foto tratte dal periodo in cui incise Heijra, con Joni che pattina su un lago ghiacciato, così come lo è ripercorrere con brani come Chinese Cafe, Come In From The Colde Urge For Goin il cammino che dalla folk song la conduce al jazz.

The Band
The Band was the band of the band. Four Canadian and one American traveled with their albums through the roots of American music…

Il 1970 il Canada osserva passare sui suoi binari un treno, è l’anno del Festiva Express, il celebre treno-festival itinerante che porta tutti insieme Janis Joplin, Greateful Dead, Flyng Burrito Brothers, The Band, Buddy Guy e Sha Na Na. Sono momenti magici, irripetibili, documentati solo di recente da un magnifico Dvd. Su quel treno, ritorna a casa The Band, che avevamo lasciato nel 1966, quando era partita in tour con Bob Dylan. Alle spalle hanno un periodo magico, trascorso nella fattoria di Big Pink, vicino Woodstock in cui insieme a Bob Dylan, avevano dato vita al più importante di viaggio del tempo alla riscoperta delle radici della musica americana. Erano i giorni dei Basement Tapes che diedero vita a quel loro capolavoro che fu l’album di debutto, Music From Big Pink, a guidarli non è un leader ma la Band si muove compatta alla ricerca di un proprio percorso. Robbie Robertson, è un autore sopraffino in grado di pescare dalla tradizione, reinventare e fornire a Manuel, Helm e Hudson le chiavi per dare sfogo alla loro genialità. Da quel disco, resteranno memorabili le cover di Bob Dylan (I Shall Be Released, This Wheel’s On Fire e Tears Of Rage) ma soprattutto l’inno The Weight, To Kingdom Come e Chest Fever. L’anno dopo, arriva The Band, che con le sue splendide The Night They Drove Old Dixie Down e Up On Cripple Creek prosegue quel percorso intrapreso l’anno dopo. Arriva poi una fugace e scalcinata apparizione con Dylan sul palco dell’Isola di Wight ma è niente in confronto ai loro concerti senza Bob, ormai in pieno trip country-pop. Seguono dischi magnifici, Stege Fright del 1970, Cahoots del 1971, l’eccellente raccolta di cover Moondog Matinee del 1973 e Northern Lights Southern Cross del 1975. La fine di questa esperienza arriva troppo presto ma si chiude con un evento storico, The Last Waltz, un concerto tenuto il Giorno del Ringraziamento 1976 al Winterland di San Francisco con ospiti come Neil Young, Joni Mitchell, Bob Dylan, Van Morrison, Ronnie Hawkins, Muddy Waters e Dr. John. In questo concerto è racchiusa una legenda, un percorso, una tradizione che vede nella sintesi tra esperienza Canadese e Americana il suo vertice. Le improvvisate reunion di Island con Robbie Robertson e quelle degl’anni novanta senza il chitarrista non ridaranno che l’ombra di quella che era la Band per eccellenza.


Jesse Winchester

If Gordon Lightfoot was the father of Canadian Songwriting, Jesse Winchester was the youngest uncle. Winchester was American but he leaved US for a protes against government about Vietnam’s war. In Canada he found his success.



Se Gordon Lighfoot, aveva aperto la breccia sul grande pubblico, predisponendolo ad una generazione di cantautori canadesi che negl’anni settanta trovò la sua massima espressione. Di pochi anni più tardi è l’arrivo sulle scene di un altro veterano del cantautorato canadese, Jesse Winchester. Seppur nato negli Stati Uniti, Jesse Winchester, nel 1967 si trasferisce in Canada, e precisamente a Montreal nel Quebec, per protesta contro la politica relativa alla guerra nel Vietnam del governo americano. Con se ovviamente porta la sua chitarra e dopo pochi mesi entra nei Les Astronauts, una band che gli permise di stabilire i primi concerti con la scena canadese e ben presto però cambia idea e prende la decisione di proseguire da solo portando in giro le sue canzoni nelle coffeehouses di Montreal. Durante un suo soggiorno a Toronto, viene in contatto con Robbie Robertson della Band che apprezza le sue canzoni e decide di produrgli il suo primo disco. Il suo primo album omonimo, viene pubblicato dalla Ampex Records e vede la partecipazione di diversi ospiti come Garth Hudson, David Rea, Al Cherney, Ken Pearson, Bob Boucher, David Lewis e Gary Black. Sin da subito la critica si accorge delle grandi potenzialità del suo cantautorato e il successo anche per lui non tarda ad arrivare con quel gioillino che è Third Down, 110 To Go dove è contenuto uno dei suoi più importanti successi Isn't That So. Lo stile di Winchester si evolge ancora in Learn To Love It un altro grande album pubblicato dopo aver acquisito la cittadinanza Canadese nel 1974 che contiene un altro grande esempio di poesia minimale con Third Rate Romance che divenne un grande successo alcuni anni dopo grazie alla versione degli Amazing Rhythm Aces. La sua carriera successivamente vira verso la scrittura di brani per altri interpreti e tra questi segnaliamo gli Everley Brothers, Jimmy Buffett, Joan Baez, e i New Grass Revival. Nonostante l’impossibilità a promuovere i suoi dischi negli States, il suo talento arriva anche oltre confine e non è un caso che tra i cantautori influenzati da Winchester ci sia un americano puro sangue come Lyle Lovett, il quale ruba letteralmente il mestiere al canadese. Nel 1977 un amnistia (era stato condannato perché reticente alla chiamata alle armi per il Vietnam) gli permette di promuovere il suo nuovo album, Nothing But A Breeze, che tuttavia pur contenendo diversi ottimi brani non riceve il successo sperato. Dopo un appannamento nei primi anni 80, torna far sentire la sua voce con un altro grande disco Humour Me, ma subito dopo ripiomba nell’anonimato per farvi ritorno solo undici anni dopo con Gentleman Of Leisure. Della sua produzione oltre ai dischi degl’anni settanta, va consigliato il magnifico live Live From Mountain Stage, in cui rilegge alcuni brani cardine del suo repertorio ma anche brani da Humor Me e Gentleman Of Leisure. Nonostante infatti sia un live, questo disco è assolutamente rappresentativo del suo stile, dove ad un ottima tecnica chitarristica si uniscono melodie dai toni melanconici ed evocativi come nella romantica Foolish Heart e nel superclassico Brand New Tennesee Waltz.


Kate & Anna McGarrigle

Two sister mixed with their song the roots of Franch and English tradition.


Considerate dal critico J.D. Considine come il più eccellente duo di composizione e canto più sottovalutato dal pubblico americano, le sorelle Kate & Anna McGarrigle, rappresentano una vera e propria istituzione della cultura French-Canadian di Montreal. Nate a Montreal da origini per metà inglesi e per metà franco-canadesi, le McGarrigle sono cresciute sulle Laurentian Mountains nel villaggio di Saint-Sauveur-des-Monts. Dopo un infanzia passata ad imparare a suonare il piano dalle suore e a cantare nel loro villaggio. Kate e Anna cominciarono ad apprendere e ad assorbire il ricco patrimonio culturale delle ballate Vittoriane, del blues e del folk degli Appalachi Franco-Canadesi fino a quando cominciarono ad avvicinarsi alla scena folk contemporanea. Nel 1960, troviamo Kate alla McGill University dove studia ingegneria mentre la sorella Anna si stà dedicando allo studio della pittura alla Ecole des Beaux-Arts di Montreal, in questo periodo cominicia la loro regolare frequentazione della scena folk fino a quando a metà degl’anni settanta un incisione delle loro canzoni arriva a Joe Boyd, famoso produttore della Warner Bros. Il risultato fu il loro album di debutto omonimo, dato 1976, che fu nominato disco dell'anno da Melody Maker e dove attraverso l’uso delle loro voci e quello dei pochi strumenti che le circondano danno vita a bellissime melodie vestite di una grande forza espressiva. Segue una produzione misurata con pochi album tra cui meritano di essere citati Dancer With Bruised Kness del 1977, Pronto Monto ('78), il capolavoro degli anni '80, The French Record (composto interamente da canzoni in francese) fino ad arrivare ai più recenti Heartbeat Accellerating del 1990 e Matapedia del 1996. Pur non avendo avuto un eclatante successo nella loro carriera, le sorelle McGarrigle sono riuscita a fermare il tempo esplorando la poesia delle tradizioni di una nazione, con una grazia unica.


David Wiffen

David Wiffen is most understimate Canadian songwriter. His first album and Coast To Coast Fever are two of most important masterpieces of Canadian Songwriting Scene in 70s.


David Wiffen, rientra in quella categoria dei grandi dispersi del rock, la sua carriera artistica ha avuto un momento di grande splendore creativo poi tanto anonimato conclusosi con il più classico dei come-back album, ovviamente osannato dalla critica ma puntualmente dimenticato sugli scaffali dei negozi dal pubblico. Wiffen, non è di origini canadesi ma si trasferisce in Canada all’età di 16 anni dalla natia Inghilterra. Qui muove i suoi primi passi con concerti nei club di Toronto ed in particolare al Village Corner. All’improvviso poi lascia Toronto e comincia un viaggio attraverso il canada in perfetto stile hitch-hiked che si conclude come gestore di The Depression, una coffeehouse di Calgary. La fama delle sue canzoni comunque incomincia a girare in Canada, finchè nel 1965 viene invitato a suonare al Vancouver's Bunkhouse insieme ad un gruppo di musicisti per registrare un disco dal vivo a suo nome, il risultato fu il suo album di debutto Devid Wiffen Live At The Bunkhouse, un disco che svela già uno stile molto personale votato alla canzone narrativa. Il suo carattere particolare lo porta però subito dopo a cambiare direzione e ad entrare nei The Pacers per registrare a Montreal, ma dura poco e Wiffen si sposta ad Ottawa dove entra nei The Children. Questa band vede la presenza di alcuni musicisti che diventeranno i massimi esponenti del rock canadese come Bruce Cockburn, Sneezy Waters (meglio noto come Peter Hodgkinson), e Richard Patterson (The Esquires). Nel 1966, troviamo Wiffen a Vancouver con un folk trio, i Three's A Crowd, con loro suona in vari locali per poi spostarsi a Le Hibou Coffee House a Ottawa, dove entrano nella band il batterista dei Children Richard Patterson e il bassista Comerie Smith. Con questa nuova line-up composta da Brent Titcomb, Trevor Veitch, Donna Warner, Wiffen, Patterson, e Smith si spostano a Toronto ma qualcosa va storto e la Warner esce dalla band e viene sostituita da Colleen Peterson che si occupa di cantare tutti i brani e di fare i cori. Cominciano così a suonare anche nel Nord America fino a calcare il palco dell’Expo del 1967. Arriva poi l’incontro con i Mamas & Papas che li convincono a registrare un demo per la Dunhill Records, questo passo gli permette di incidere due singoli Bird Without Wings e Let's Get Together a cui segue il disco Christopher's Movie Matinee, prodotto da Mama Cass Elliott e pubblicato dalla RCA. In se il disco non è di grande spessore artistico ma il valore delle canzoni di Wiffen emerge in modo lampante tanto che vengono reinterpretate da Ian & Silvia, Eric Andersen e Tom Rush. Nel 1968 la band si scioglie, ma un produttore televisivo, Sid Banks, l’anno dopo li chiama per uno spettacolo sulla CBC, chiamato One More Time e la band si riforma con i membri Cockburn, Patterson, Wiffen, Crawley, Pendrith e Peterson. Subito dopo Cockburn firma per la True North e la band si scioglie ancora una volta. Anche Wiffen subito dopo firma un contratto con la Fantasy Records con cui aveva avuto contatti all’epoca di Three's A Crowd durante un concerto al The Bitter End di New York e con loro realizza il suo primo album datato 1971 da cui furono estratti due singoli. Alle session di registrazione partecipano Ed Bogas, il compositore delle colonne sonore di Fritz the Cat e Heavy Traffic e di Bernard Krause. Il risultato è un disco di alto spessore cantautorale, con brani come More Often Than Not, Never Make a Dollar That Way (con una magnifica chitarra che pizzica il cuore), I've Got My Ticket, One Step, Since I Fell For You, Mr. Wiffen e Driving Wheel che hanno la forza dei classici senza tempo. Insomma il debutto di Wiffen è da considerarsi come come uno degli esordi più interessanti del periodo ma nonostante la bellezza intriseca dei suoi brani viene completamente ignorato da pubblico e critica. A lui si interessa Harry Belafonte che gli chide alcune canzoni ma non la sua casa discografica, che visti i risultati disastrosi del tour promozionale fa decadere il suo contratto. Wiffen si trova a suonare in locali vuoti, e la sensazione che nessuno è interessato alla sua musica e alla sua poesia lo portano lentamente ad affidarsi all’alcool. Nel 1973, firma poi con la United Artistsche e pubblica il suo capolavoro Coast To Coast Fever, che gli frutta una nomination agli Juno Awards. A contribuire al successo di critica di questo disco è la produzione dell’amico Bruce Cockburn e con lui mette insieme una serie di altre dieci canzoni eccellenti, dalle atmosfere confidenziali in cui parla di se stesso, confessa il suo disagio nei confronti di un pubblico ancora disattento alla sua musica, ma soprattutto traccia un percorso musicale fatto di arrangiamenti misurati, semplici con chitarre e piano in bella evidenza. Brani come Lucifer’s Blues, la title track, White Lines e Full Circle saranno considerati veri capisaldi nella storia del cantautorato canadese.

Purtroppo gli manca tempra per continuare, per combattere e così dopo un incidente tira i remi in barca e finisce per lungo tempo a fare l’autista per mantenere la sua famiglia. Lentamente poi esce dalla sua battaglia con l’alcool, cominicia a reinteressarsi per la pittura, poi alla poesia fino ad un insperato ritorno alla musica con una estemporanea reunion dei The Children per il loro 25esimo anniversario con Bruce Cockburn al suo fianco a rinsaldare una vecchia amicizia. Del 1999 è il suo ritorno discografico per la True North Records, con cui incide South Of Somewhere una raccolta di sei brani nuovi e di vecchi classici come Skybound Station, Coast To Coast Fever, Lost My Driving Wheel, and Climb The Stairs. La critica non gli volta le spalle, lo accoglie con piacere e sorpresa, il pubblico un po’ meno, tuttavia il disco merita di essere cercato essendo una bella fotografia della sua arte nonostante sia necessario affidarsi ai dischi originali per comprendere a pieno il personaggio e la sua arte.

Bruce Cockburn

If David Wiffen is understimate, Bruce Cockburn is the great example of the Canadian songwriting. In his long career there are a lot of highest point but the best of his production is in 70s.



Al fianco di David Wiffen, abbiamo spesso incontrato il nome di Bruce Cockburn, lui a differenza del suo amico, ha la forza e il coraggio di mettersi in gioco, è così che si è guadagnato il titolo di caposcuola del cantautorato canadese degl’anni settanta. Trovarsi al posto giusto, nel momento giusto è stata senza dubbio una fortuna per lui ma il suo valore artistico è indiscusso e non è un caso che nel corso della sua carriera ha rappresentato e continua a rappresentare la voce del Canada che ci ha cantato nei dettagli, raccontandoci dei suoi pesaggi innevati, del freddo e della bellezza rassicurante dei lunghi inverni. L’intimismo della canzone di Cockburn, agli inizi è lo stesso di quello di Neil Young e Joni Mitchell, lentamente però la sua prospettiva cambia passando a toni quasi metafisici, distaccati completamente dalla realtà. Le sue meditazioni, sulla morte, sul destino, sulla natura hanno un valore laico profondissimo, e nonostante le critiche che spesso gli vengono mosse niente lascia pensare ad uno stile di matrice religiosa, nonostante nel suo passato ci fosse una formazione di questo tipo. L’album omonimo di debutto presenta già una serie di brani di alta qualità da cui emerge uno stile che mescola jazz, rock e influenze etniche che si farà sempre più incisivo negl’ani successivi, quando tocca il suo vertice con il brano Dialogue With The Devil. Dal 1972 in poi arrivano i suoi dischi più importanti tra cui vale la pena ricordare Sunwheel Dance, Night Vision del 1973 dove trova posto il bellissimo blues soffuso di Mama Just Wants To Barrelhouse, e Salt, Sun and Time, in cui c’è la All the Diamonds in the World, una intensa ballata acustica. Dal 1976 in poi con In the Falling Dark, la critica jazz comincia da interessarsi della sua produzione che trova in Silver Wheels e in Lord Of The Starfield i suoi momenti più intensi. Con l’avvicinarsi degl’anni ottanta il suo stile comincia ad assorbire prima il reggae (splendida la parentesi caraibica di Laughter) poi temi più esotici con Creation Dream da Dancing in the Dragon's Jaws del 1979. Il 1980 si apre con un disco di rottura, Humans che mescola temi più politici a sonorità molto varie in cui arriva a toccare anche la musica funk. Con l’era Regan, i suoi testi e in particolare l’album The Trouble With Normal, diventano l’occasione per una sorta di protest songs anti-imperialiste dai toni sarcastici ed incazzati, che si traduce in un sound molto tecnologico. Il personale ja accuse di Cocburn, tocca anche la politica capitalista con If I Had a Rocket Launcher e Making Contact, contenute in Stealing Fire del 1984. Nonostante la sua freschezza creativa, il suo pubblico lentamente lo perde di vista, perso nella sua copiosa produzione a volte fin troppo lontana dal suo stile di inizio carriera. L’arrivo sulle scene dell’etno-world di David Byrne e Peter Gabrile, lo induce poi ad un sound molto simile in World of Wonders, che tuttavia mantiene una sorta di carica accusatoria nell’inno Call It Democracy. Poi lentamente la sua poetica comincia a ristagnare con dischi prolissi come Big Circumstance o lo spirituale Nothing But A Burning Light solo negl’ultimi anni sembra aver ritrovato una strada qualitativa migliore. In questo senso determinante è l’incontro con Colin Linden, un suo vecchio fans diventato poi musicista e produttore di successo, con lui dal 1997 da inizio ad una collaborazione che vede uno dei suoi vertici nell’ottimo The Charity of Night e subito dopo in You Pay Your Money and You Take Your Chance. Colin Linden, a riguardo ci racconta: “Ero un grande fans, di Bruce Cockburn e delle sue canzoni. Mi piaceva il suo modo di approcciare la chitarra, e il suo fondere in maniera perfetta melodia e testi. Quando ho cominciato a suonare, mi ispiravo a lui e ai grandi del blues, e quando l’ho incontrato sono rimasto conquistato dalla sua grande umanità. Nel 1997 quando mi ha chiamato ad aiutarlo nella produzione, mi sono sentito onorato ma sopratuto sentivo di aver coronato un sogno vero e proprio”. La spalla forte alla produzione di Linden, lo conduce fino al recentissimo è Speechless, un disco interamente acustico dove Cockburn ritrova il piacere di suonare la chitarra, abbandonandosi alle sue composizioni in chiave completamente strumentale. Il tutto è curato con rigore e grande passione, gli arrangiamenti semplici e minimali sembrano ricondurlo definitivamente allo stile di un tempo.

Murray McLauchlan

Murray McLauchlan like David Wiffen, during his career didn’t riceve a big success but his songs are deep and intense.


Murray McLauchlan è un altro caso di cantautore assai apprezzato dalla critica ma spesso ignorato dal grande pubblico. Come Wiffen nemmeno McLauchlan è di origini canadesi ma nasce in Scozia e all’età di 5 anni si trasferisce con la famiglia in Canada. A 12 anni impara i primi rudimenti con la chitarra da Jim McCarthy, ma la sua abilità artistica emerge verso i 17 anni quando comincia a suonare nelle coffeehouse dello Yorkville Village. La sua prima apparizione di rilievo la fa al Mariposa Folk Festival nel 1966 ma attratto dalla vita di bohemien si trasferisce al Greenwhich Village, dove viene accolto molto bene e addirittura riesce a registrare alcune canzoni con Tom Rush. Ritorna poi nell’Ontario dove suona in vari locali arrivando anche in Queebeck e facendo spesso delle puntate anche a New York fino al 1970 quando grazie a Bernie Finkelstein, firma un contratto con la True North Records con cui incide Songs From The Street. Il disco conosce un buon successo in tutto il mondo nel 1972, l’anno dopo con Farmer’s Song trova il suo singolo di successo che gli frutta anche una serie Juno Award come miglior cantautore folk, miglior cantante countyr e compositore dell’anno. Appare al fianco di Neil Young durante il tour di Times Fades Away del 1973 e l’anno dopo va in tour negli USA da solo. Nel 1976 avviene la sua conversione al rock con Boulevard, che gli frutta uno Juno Awards come miglior cantautore country e un tour di cinquanta date in Canada e che culmina con la partecipazione al Gordon Lightfoot Olympic Benefit sulla CBC. Negl’anni successivi trova altri successi con la toccante If The Wind Could Blow My Troubles Away che diventa l’inno dell’anno Internazionale per I Disabili nel 1981 ma sopratutto contribuisce al progetto Tears Are Not Enough in favore delle vittime dell’Etiopia. Ultimamente Murray è impegnato in programmi radio, ed ha dato alle stampe una sua autobiografia.

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