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Più modi per dire blues
Jack Bruce, Harmony Row (Polydor, 1971)

Jack Bruce prosegue e approfondisce il suo lavoro da solista con l’uscita, nel 1971, di Harmony Row. Diretto erede di Songs For A Tailor, l’album è frutto di influenze musicali diverse. La tradizionale dimensione blues lascia spazio all’ingresso del rock, dietro cui restano comunque ferme l’impostazione e la formazione (per l’appunto in parte blues) dei singoli musicisti, tra i quali Chris Spedding alla chitarra ( già con Bruce nella Graham Bond Organization e in Songs For A Tailor). Il contibuto di Spedding in questo senso è particolarmente evidente su brani come “You Burned The Tables on Me” e “Morning Story”. Dai brani giocati sull’atmosfera come “There’s a Forest” fino al rock più aggressivo e ruvido di “A letter of Thanks”, ciò che caratterizza l’album ( non a caso Harmony Row) è l’originalità della struttura armonica, con cadenze imprevedibili e inusuali ma che arrivano con naturalezza e senza forzature. Come ben dimostra “Can you follow?”, pezzo acustico di apertura per tastiere e voce, Bruce si concentra sulla ricerca di armonie particolari, prestando fede al desiderio già espresso con i Cream di avvicinare il blues ad accordi più complessi. Dietro ai testi c’è ancora la mano di Pete Brown, già paroliere dei Cream, la cui collaborazione con Bruce era rimasta ininterrotta dai tempi di Clapton e Baker. La ristampa aggiunge al materiale originale numerosi inediti, fra i quali take alternativi e , meritevoli di nota particolare, le versioni strumentali di “Can you follow” e “Escape To The Royal Wood”.

Giulia Nuti

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