. Vivaverdi - il popolo del blues

America 2006: hanno spento la musica.
Elezioni Mid-Term senza colonna sonora, il perchè affonda nel recente passato.

Voto di mezzo mandato negli States. Uno strano silenzio ha investito l’imponente campagna elettorale. È la musica che si è interrotta. La musica che raccoglie migliaia di persone negli stadi, che ha in questa terra la sua patria, è stata impietosamente snobbata, tralasciata, spenta. Possibile che un messaggio così rapido e a grande impatto sia stato ignorato dagli abili politici statunitensi?
È bene fare un passo indietro, elezioni presidenziali 2004; la campagna è in pieno svolgimento, il confronto tra Bush e lo sfidante democratico Kerry diviene ancora più acceso quando quest’ultimo sfoggia l’asso nella manica: Bruce Springsteen.
Il “Boss” a dire il vero si era già gettato nella mischia, organizzando con altri artisti il “Vote for Change”, un imponente tour antipresidenziale e probabilmente la maggiore mobilitazione del mondo del rock per fini elettorali dal 1968.
Kerry e i vari esperti di comunicazione decidono di cavalcare l’onda, così i giorni della convention democratica insieme ai vari comizi elettorali si concludono tutti nella stessa maniera, con la stessa canzone, inevitabilmente di Springsteen; “No Surrender” (Nessuna Resa).
Musicalmente la scelta è impeccabile; testo accattivante, ai limiti del retorico, base strumentale orecchiabile, toni epici. Sicuramente è un passo in avanti rispetto ad improbabili jingle o canzonette spesso usate dai partiti.
No Surrender diviene l’inno della vigilia elettorale democratica. Da un punto di vista propagandistico la scelta parrebbe altrettanto efficace; del resto niente catalizza l’amore della folla come una rockstar, il partito, per rapida associazione di idee, ne può solo trarre giovamento. Anche gli avversari repubblicani ne sembrano preoccupati e non esitano a gettare fango sullo stesso Springsteen.
Le elezioni del 2 novembre però disattendono ogni attesa, Bush viene confermato alla presidenza e le belle parole di No Surrender vengono messe nel cassetto.
Definitivamente?


Un ottimo Tour e un famosissimo artista hanno spostato una quantità di voti risibile, la persuasione non è riuscita. Una bocciatura così clamorosa ha avuto inevitabili conseguenze sulla campagna elettorale appena trascorsa. La musica non si è dimostrata un mezzo pubblicitario efficace e come tale è stata giudicata superflua. Le varie attenuanti della propaganda fallita, le colpe da dividere con i mezzi tradizionali di pubblicità, il fatto che lo zoccolo duro di fan di Springsteen fosse in gran parte democratico, e soprattutto la considerazione che alla fine contano le idee espresse e la sicurezza che si riesce ad infondere all’elettorato non sono state considerate. Gli States hanno quindi votato, e cambiato rotta, senza una colonna sonora.
Ripensando però a quell’ottobre di due anni fa, alla gente che alla fine dei comizi ballava e cantava, a Kerry e Bruce osannati in piazza a Boston, c’è da scommetterci che la musica potrà ancora dire la sua nel vasto mondo della politica americana. Verso questa direzione sembra andare Hillary Clinton, che, rieletta al senato, ha chiuso a sorpresa la festa democratica con “You Ain't Seen Nothing Yet” hit del 1974. Speriamo allora che ci sia ancora molto da vedere, o da sentire.


Matteo Vannacci

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