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Gli scritti di Ernesto de Pascale su ilpopolodelblues.com

Gli sconti della Sony

Dal 27 settembre entrando dei negozi troverete in atto una promozione offerta dalla major discografica giapponese Sony che ha avuto una grandissima eco sugli organi di informazione nella scorsa settimana. Si tratta infatti di una offerta su duecento titoli in tutto, fra catalogo e novità, a cui viene applicata una aliquota Iva del 4 % , a fronte di quella usuale del 20 % che vige su questi prodotti secondo la legge italiana.

Questa aliquota – affermano alla Sony di Milano – dovrebbe sollevare nuovamente e incitare ancora l’iniziativa intrapresa da case discografica e sorretta dagli organi di stampa qualche mese fa, atta a equiparare l’aliquota iva dei dischi a quella dei libri, 4 %, appunto. I discografici milanesi della major giapponese, nei loro comunicati stampa, si augurano infine che altre etichette possano seguire il loro esempio. L’iniziativa raccontata così parrebbe non fare una piega e dipingerebbe il discografico come illuminato, ma il cronista si è preoccupato in questa sede di studiare più attentamente l’offerta per scoprire alcuni punti su cui fare luce e chiarezza e per offrire la proprio lettore e al normale acquirente di dischi una visione omnicomprensiva del mercato. E’ doveroso innanzitutto specificare che i mesi al ritorno delle vacanze, e in special modo Settembre ed Ottobre, sono i mesi che le grandi case discografiche riservano non solo alle nuove uscite più importanti dell’intero anno ma anche alle campagne pre natalizie dedicate al proprio repertorio e al proprio catalogo: tutte offrono sconti per invogliare i commercianti a rifornirsi in tempi dei best sellers e di quei long sellers che non possono mancare in periodi di regali e doni. Queste campagne sono usualmente presentate ai negozianti con sconti incentivanti che variano fra il 20 e il 30 %. E’ anche doveroso ricordare che l’offerta della Sony – quella che prevede un prezzo al pubblico con l’aliquota iva al 4 % invece che al 20 % – ha una durata limitata di due mesi e che starà al buon cuore del singolo negoziante mantenere o meno il disco in oggetto al prezzo della campagna o riportarlo a quello in atto per i dischi ad alto prezzo. Ma ancora più importante è ricordare che in Italia non esiste un prezzo imposto standard sui prodotti in commercio, tanto più sui dischi, cassette e Cd, per cui la campagna viene realizzata sul prezzo al dettaglio più alto per le novità e medio per i dischi di catalogo che, magari, in commercio da 20 anni, hanno ampiamente superati i cosidetti break even point. Si viene, quindi, a creare una curiosa situazione che vede ancora l’acquirente in posizione passiva e che in un caso del genere potrebbe addirittura pensare alla buona fede dell’operazione che si delinea invece come meramente commerciale, né più né meno avvallata dai normali meccanismi di percorribilità che altre aziende varano in una stagione pre natalizia come questa. Ci si domanda poi cosa sono il decantata “un milione di copie ordinate” in quanto un ordine non è un successo per una azienda – a meno che non corriponda a una coercizione sulla vendita – in quanto rappresenta, in quel momento, una “non” vendita. Freddini i giudizi delle altre aziende intervistate e di esperti nel settore: Maurizio Castellani, ex direttore generale vendite di Bmg e Sugar, ha commentato con un sorrisetto sulle labbra sottolinenando “una iniziativa astuta e congegnata con un certo stile, ma sostanzialmente non differente dalle campagne di vendita di altre aziende” mentre Guido Molese, della forza vendita Universal di Roma ha aggiunto il proprio disappunto per un “mercato senza più etica che manda allo sbaraglio i venditori obbligandoli a budget sempre più alti che obbligano i piccoli rivenditori a ripiegare su altro lasciando tutto in mano nel bene e nel male, alla grande distribuzione”. Luca Conti, del negozio fiorentino “Ghosts” esprime infine un ulteriore parere sull’avvenimento mettendo in luce il problema dal punto di vista dei negozianti in alcune sue e-mail pubblicate dal sito www.mailgate.org nelle pagine di discussione jazz : “…tra tutte le major italiane la Sony è sempre stata la prima ad aumentare i prezzi dei Cd… la politica dei prezzi dei dischi in Italia può sintetizzarsi così: spenniamo il pollo finchè ha due lire da spendere: Vuole un disco e lo paga 28.000 lire? allora lo pagherà anche 30.000… ” e così via – agginge chi scrive – fino a stringere terribilmente il mercato e obbligando i più giovani (ed indifesi) i teen ager, cioè, a non poter più scegliere. Questa è la situazione: prima di concludere l’inchiesta è doveroso però ricordare a chi legge che solo pochi mesi fa le major discografiche italiane sono state oggetto di una indagine da parte dell’Antitrust, e da questo condannate per aver evidentemente costituito fra di loro un “cartello” che unificava i prezzi al rivenditore, abbattendo così qualunque concorrenza.

Ernesto De Pascale

the state I'm in - ottobre 1999