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Interviste

Steve Hackett & Chris Squire – Squackett

12 novembre 2012 by Michele Manzotti in Interviste

Two giants, one project. From prog to hard rock the songs of Squackett

La strana coppia del rock. Anche perché nonostante gli anni è in forma come non mai, tanto che i musicisti che la formano hanno unito le forze e addirittura i due nomi. Squackett è l’acronimo di Chris Squire e Steve Hackett. Squire è comparso in ogni album degli Yes ed è riconosciuto come uno dei bassisti che ha avuto maggiore influenza su altri musicisti. Hackett, da tempo artista con una consolidata carriera solista. ha ottenuto la notorietà come chitarrista dei Genesis. È stato nel gruppo dal 1970 al 1977 e ha suonato in sei album in studio e tre dal vivo prima di lasciarlo e concentrarsi nel suo nuovo ruolo musicale.

I due si sono incontrati quando Chris Squire stava lavorando su un album solista e aveva bisogno di alcune parti di chitarra. Chris si mise in contatto con Steve e attraverso queste sessioni nacque l’idea di Squackett. Durato oltre quattro anni di lavoro, l’album nato dal progetto (A Life Within a Day, etichetta Esoteric Antenna, distribuito in Italia da Audioglobe) è molto di più di un insieme delle sue parti. «È stato come un gruppo di amici che potesse condividere insieme note e aneddoti – spiega Steve Hackett -. Voglio dire che se le persone cercano le nostre firme lasciate dal tempo, non com queste che abbiamo caratterizzato l’album. Penso che le canzoni siano più semplici e dirette».

All’interno di questo album abbiamo notato un grande gusto per melodia…

Mi fa piacere perché il lavoro sulla melodia è stato molto importante. Un elemento che si può apprezzate dai fortunati che hanno un impianto 5.1 Surround. Ad esempio nella seconda traccia Tall Ships, si può sentire molto di più di ciò che realmente appare.

Vi sentite sentiti in anche produttori di ciò che facevate?

Lo è diventato in maniera naturale. Entrambi lo abbiamo fatto per le nostre musiche, ma abbiamo deciso di coinvolgere una terza persona come il tastierista Roger King per sovrintendere al nostro lavoro. In pratica colui che ha tirato le fila di ogni nostra idea che nasceva in modo molto naturale.

Ma le canzoni sono nate separatamente o sono frutto di un lavoro comune?

In parte hanno avuto origine dall’ispirazione soggettiva, poi fatalmente abbiamo fatto in modo che diventasse un risultato condiviso. Penso alla prima traccia A Life Within a Day costruita da un riff di basso di Squire, a quale sono state aggiunte mie idee sull’arrangiamento. Alla fine ci siamo trovati a scrivere un brano ispirato a Kashmir dei Led Zeppelin, che entrambi amiamo molto.

Quindi non è un album tipicamente prog, come il pubblico si attenderebbe per la vostra storia musicale?

Ha un sapore che contiene qualche reminiscenza della nostra musica – dice Squire – C’è indubbiamente qualche elemento di prog, con momenti jazzati, ma ad esempio ci sono parti che hanno armonie vocali che ricordano Crosby, Stills e Nash.

I brani sono stati scritti appositamente?

Alcuni sì, altri sono rielaborazioni di canzoni già esistenti in precedenza come Aliens che era già nel repertorio dal vivo degli Yes. Ma è il risultato finale, la sonorità che a mio parere è assolutamente nuova.

Pensate di portare in tour questo progetto?
Non è facile, io lavoro a tempo pieno con gli Yes e passo gran parte del mio tempo negli Stati Uniti. Steve vive in Inghilterra e segue la sua attività. Però ci piacerebbe molto.

Michele Manzotti

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