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Recensioni

Family – 1 e 2 febbraio 2013, Shepherd Bush Empire, Londra

17 marzo 2013 by pdb in Concerti, Recensioni

Tra tutte le band che si sono riunite negli ultimi anni quella dei Family è sicuramente tra quelle che in molti disperavano di veder ritornare sul palco. Eppure è successo. A Londra, nello spazio post-vittoriano dell’Empire di Shepherd Bush, per due date: l’1 e il 2 Febbraio Nonostante coloro che sono passati a miglior vita (Rick Grech, Tony Ashton e Jim King), quelli ritirati a vita privata (Charles Whitney) e coloro che hanno cambiato stile musicale (John Weider, John Wetton) il cantante e leader Roger Chapman è riuscito a riaggregare una formazione che comprendeva il co-fondatore Rob Townsend, Poli Palmer e l’ultimo bassista del gruppo Jim Cregan per l’occasione passato alla chitarra. Ad integrare l’organico la band degli In Laws, “ i parenti acquisiti “, capitanata da Geoff Whiteorn attualmente chitarrista dei Procol Harum e collaboratore stretto di Roger Chapman per i dischi degli anni ottanta , oltre a onesti professionisti del settore, con anni passati a sostenere i suoni di Status Quo, Chris Rea , 10cc ed altri . Preceduto dall’opening act di Papa George , chitarrista blues di lungo corso specialista della bottleneckguitar , il concerto dei Family è cominciato con un quarto d’ora “ dottorale “di ritardo rispetto all’ orario previsto per le 21 .

Tra grande curiosità e atmosfera rilassata l’attacco è decisamente spiazzante : primo brano in scaletta Top of the Hill, suoni concentrici che raggiungono l’apice nell’esplosivo finale , brano che esalta le capacità vocale di Chapman in perfetta forma nonostante i suoi 71 anni .Non male come inizio per un brano che viceversa era stato scelto come chiusura dell’album Bandstand . Si continua con “ Drowned in Wine “ ottima prova di compattezza del gruppo che vede Poli Palmer in perfetta forma al vibrafono elettrico (strumento che non abbandonerà per tutto il concerto, lasciando il ruolo di tastierista a Paul Hirsh) e l’estrema duttilità di Cregan che si scambierà con Whiteorn l’onere dei “soli” una volta patrimonio di Charles Whitney . Già, Whitney , il grande assente, Chapman ricorderà il suo vecchio partner più volte durante il concerto dimostrando che non esiste alcuna acredine nel gruppo soprattutto nei confronti di chi non è presente per propria scelta . Spazio poi all’album Anyway con “ Holding the compass e “ Part of the load “ , la gente canta ma non c’è nostalgia , Roger Chapman gioca in casa nella sua Londra e i suoi “ f…k you “ sono pacche sulle spalle di un pubblico di quasi duemila persone , in stragrande maggioranza coetanei , in molti casi amici personali , tutti parte di un’unica “ Family” .

Si ritorna a Bandstand con “ Ready to go “ , poi Chapman lascia per un momento che il pubblico concentri l’attenzione sul vibrafono di Poli Palmer il quale guida il gruppo in una versione di Crinkly Grin da “ Fearless “ restituendo al brano una durata più lunga rispetto a quella su disco . Riconquistato il palco da Chappo si continua con l’album considerato da molti il vertice creativo dei Family: è la volta di Burning Bridges , Sat’day Barfly e Between Blue and me che il cantante dedica a Whitney molto sentitamente chiamando a gran voce il collega e coautore del 90% cento delle canzoni dei Family : ( “ Where are you Charlie???!!”) ….Tutto molto bello direbbe Bruno Pizzul, anche il recupero del 45 giri del 1970 primo brano ad entrare in classifica in Inghilterra “ No Mule’s fool”e quando qualcuno cominciava a chiedersi perché non era presente nessun brano da Family Entertainment ecco “ Hung up down “ a ristabilire l’equilibro in scaletta . A dire il vero qualche pecca c’è , rappresentata soprattutto dal batterista Rob Townsend meno presente e dinamico del suo collega John Lingwood , mentre ottima la prova di Jim Cregan che si disimpegna bene tra l’acustica , l’elettrica e il “doppio manico “. Ancora Bandstand con Burlesque la “ sigla “ del gruppo poi ancora spazio per un altro 45 giri di successo dell’epoca “ In my own time “ che chiude il concerto tra applausi abbracci , fiumi di birra tra gli astanti e (supponiamo) nel backstage .

Richiamati a gran voce i nove eseguono Weaver’s Answer e una versione di “My Friend the sun” cantata in coro con il pubblico con Chapman ancora in vena di scherzi e battute complici. Chiude il tutto Sweet Desiree unico brano del concerto tratto dall’ultimo album del gruppo “ It’s only a movie “ all’interno del quale Roger Chapman ricorda tutti i componenti del gruppo storico vivi e non . Una concerto decisamente ben riuscito quindi, che accompagna l’uscita di un cofanetto-monstre contenente tutti gli otto dischi , 2 cd di versioni alternative ed outtakes , 3 cd che riproducono altrettanti 45 giri e un live dal tour di Fearless del 1971 ma che ha soprattutto dato possibilità ad un repertorio di ritrovare per due serate la via del palcoscenico.

Ugo Coccia

(Foto di Ugo Coccia)

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