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Interviste

Bernard Pretty Purdie: “Ho suonato di tutto, anche con gli Stones”

30 giugno 2015 by Michele Manzotti in Interviste

www.bernardpurdie.com

Si dice anche che abbia suonato nei dischi dei Beatles, ma lui non ne parla volentieri. «Mi hanno mandato dei nastri di un non meglio specificato gruppo inglese, niente di più». Storia o leggenda che sia, Bernard “Pretty” Purdie è il batterista che ha inciso di più nella storia della musica. Lo abbiamo raggiunto in New Jersey dove si sta preparando alla sua prima trasferta italiana per Porretta Soul.

La sua discografia è molto ampia, quali nomi le vengono in mente in un primo momento?

«Parto subito da Dizzy Gillespie, Count Basie, Duke Ellington per quanto riguarda il jazz. Poi non posso non citare grandi interpreti come Aretha Franklin, Ray Charles, Roberta Flack. E poi i Rolling Stones!»

In quale album del gruppo ha suonato?

«E’ Sticky Fingers, di cui quest’anno è stata pubblicata una ristampa speciale. Si parla tanto e giustamente del loro lavoro a Muscle Shoals, Alabama. Ma io ho partecipato alle incisioni fatte a New York negli studi Atlantic grazie a King Curtis che mi aveva segnalato. Me lo ricordo con piacere perché fu bello suonare con loro. Anzi, molto divertente»

E’ già venuto a suonare in Europa?

«Si, principalmente in Germania dove oltre a Gillespie ho collaborato con Gato Barbieri e con molte altre formazioni».

Sembra che il jazz sia il suo genere preferito…

«Lo è, ma non mi faccio mai troppi problemi quando prendo le bacchette in mano. Ciò che mi è stato detto di suonare io l’ho fatto. Verrò a esibirmi in un festival soul è mi sento molto preparato in materia. Ho partecipato ai dischi di Stevie Wonder e Marvin Gaye, ma soprattutto Wilson Pickett con cui ho lavorato a Washington».

Cosa proporrà a Porretta?

«Come sempre quello che mi verrà chiesto. So che la house band viene da San Francisco e i suoi componenti mi hanno detto alcuni brani previsti in scaletta. Ma non sono certo un musicista che dice di no. Sono sempre pronto e i miei dischi sono lì a dimostrarlo».

Michele Manzotti

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