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Recensioni

Joachim-Ernst Berendt e Günther Huesmann – Il libro del Jazz

4 luglio 2015 by Michele Manzotti in Libri, Recensioni

Odoya
www.odoya.it
pagg. 846, euro 38,00

Per anni gli appassionati di jazz d’Italia hanno avuto un solo punto di riferimento bibliografico per conoscerne la storia. Quello firmato da Arrigo Polillo, fondatore negli anni ’50 e direttore del mensile Musica Jazz, il cui manuale uscito per gli Oscar Mondadori nel 1975 si era sempre distinto per dare una visione d’insieme del genere musicale. Un libro ristampato poi con aggiornamenti cronologici necessariamente interrotti con la scomparsa dell’autore. Oggi i lettori italiani possono contare su una scelta più ampia per conoscere i protagonisti e le caratteristiche di un fenomeno che dagli Stati Uniti, dove si è originato, è diventato globale. E’ appena uscita la riedizione di un corposo volume scritto da due tedeschi, Joachim-Ernst Berendt e Günther Huesmann. Un titolo (oggi riproposto da Odoya con l’introduzione del critico italiano Luca Cerchiari) edito per la prima volta nel 1953, più volte aggiornato e che in Italia era stato tradotto da Garzanti nel 1973. Berendt , della stessa generazione di Polillo, è scomparso nel 2000 ed era riconosciuto come uno dei massimi esperti di jazz. La Germania inoltre è sempre stato un terreno fertile per la musica afromericana in genere: oggi vi hanno sede due etichette che hanno un catalogo jazzistico di eccellenza come la Ecm e la Act. Huesmann ha collaborato per anni con Berendt fino a comparire come coautore di questa ultima edizione curando in particolar modo le vicende degli ultimi anni. Un periodo particolarmente interessante perché ci riguarda da vicino e che la cui attenzione si è estesa a molte zone del mondo (paesi africani, Scandinavia, subcontinente indiano). Ma fatalmente sono anni posti in secondo piano rispetto a quelli della nascita, dell’ascesa e del consolidamento del jazz che è fenomeno prevalentemente americano e solo in un secondo momento legato all’Europa. Se in questo libro dobbiamo trovare un pregio, oltre alla grande quantità di informazioni legate alla storia del genere oltre alla discografia essenziale e al glossario, è quello di avere evidenziato gli strumenti del jazz. Dai sax alla famiglia degli ottoni fino al banjo e alle fonti sonore etniche, ognuno di essi viene raccontato evidenziando i tanti solisti che li hanno caratterizzati. Un libro che non invita alla lettura come se fosse un romanzo, quanto uno strumento utile per saperne qualcosa di più quando si ascolta un disco.

Michele Manzotti

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