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Recensioni

John Hiatt, Bloom In Blues Summer Festival Live Carroponte, Sesto San Giovanni (Mi), 8 luglio 2015

9 luglio 2015 by Stefano Tognoni in Concerti, Recensioni

www.carroponte.org

foto (c) Monica Ruscanu

La terza edizione estiva della rassegna “Bloom in Blues” si è svolta in due serate, anche quest’anno, al Carroponte di Sesto San Giovanni, luogo che grazie ad una programmazione varia e di qualità è diventata un punto di incontro imprescindibile per gli appassionati di buona musica. Quella del 4 luglio, dove purtroppo non abbiamo potuto essere presenti, ha visto esibirsi, Amanda Tosoni e Andrea Caggiari Blues Duet in apertura all’inossidabile Fabio Treves e la sua consolidata band (Alex “Kid” Garriazzo, Massimo Serra, Gab D, Guitar Ray) con ospiti di prestigio come Jantonman (tastierista di Elio e Le Storie Tese), Mauro Pagani e Lucio Fabbri.  Le informazioni che abbiamo raccolto non hanno fatto che confermarci le ottime impressioni riscontrate nei molti concerti di Treves a cui abbiamo assistito. Riscontri positivi ha ottenuto anche Amanda Tosoni, questa volta non con “la Banda” ma in duo con il chitarrista Andrea Caggiari.

 

Invece per la serata di Mercoledì 8 luglio, gli organizzatori del Bloom, grazie a Barley Arts, sono riusciti a presentare John Hiatt, un vero pezzo da novanta della musica mondiale. Hiatt è un cantautore apprezzato e rispettato non solo dal pubblico, ma anche dalla critica e da molti famosi artisti. La sua quarantennale produzione discografica è sempre stata di ottimo livello, cantautore, si diceva, ma la sua musica è intrisa di varie contaminazioni, dal rock al folk al roots/rock al blues. Le sue canzoni sono state interpretate da decine di artisti, tra cui Bob Dylan, Bonnie Raitt, B. B. King, Joe Cocker, Eric Clapton, Willie Nelson, Joe Bonamassa, Joan Baez, Buddy Guy, Jimmy Buffett, Iggy Pop, Emmylou Harris e molti altri.

 

 

La responsabilità di aprire il concerto, è caduta sulle musicalmente robuste spalle di Reverend & The Lady, duo formato dal chitarrista/cantate Mauro Ferrarese e dalla contrabbassista/cantante Alessandra Cecala. Reverend & The Lady sono ottimi interpreti di blues “old time” e country/blues e il loro repertorio spazia dai primi anni venti agli anni quaranta e propone non solo classici ma anche alcuni brani originali che ben si integrano con le cover. Ancora una volta Reverend & The Lady sono stati ampiamente all’altezza, dimostrando di aver raggiunto una notevole maturità artistica.

 

 

John Hiatt è giunto sul palco poco dopo le ventidue, accompagnato dalla sua fida band, “The Combo”, formata da Doug Lancio (chitarra e mandolino), Dave Ranson (basso), Kenneth Blevins (batteria) e Brandon Young (cori e piccole percussioni).  Ancor prima dell’attacco, colpisce il carisma che Hiatt riesce a sprigionare, il suo tenere il palco con naturalezza e forza, senza bisogno di corbellerie estetiche, luci particolari e effetti. Serve poco. Il suo immancabile cappello, una camicia stile “boscaiolo”, la chitarra acustica che alterna ad una Fender Telecaster e la sua inconfondibile e emozionante voce. I “Combo” non sono da meno. La sezione ritmica è la stessa che registrò il celebre Slow Turning. Il batterista Kenneth Blevins ha suonato anche con Sonny Landreth, i Tiny Town di Tommy Malone, Greg Trooper e Zachary Richard. Il bassista Dave Ranson ha anche lui lunghi trascorsi con Sonny Landreth. Doug Lancio vanta collaborazioni con Patty Griffin, Matthew Ryan, Nanci Griffith, Steve Earle, ed è un chitarrista ricco di gusto e classe, dal suono tipicamente “americano”, a suo agio anche con il mandolino. Unica novità in formazione è il giovane Brandon Young, ottimo alla seconda voce. Un breve giro nel web ci ha permesso di sapere che ha già diviso il palco con artisti di fama come Emmylou Harris, Dave Matthews, Patty Griffin, Johnny Lang, and Allison Krauss.

 

Il concerto, poco meno di due ore di grande musica e di grandi canzoni, non ha mai avuto cali di tensione. Possiamo rendere un’idea esaustiva, e in verità quasi completa, della scaletta citando Your Dad Did, Detroit Made, Perfectly Good Guitar, Face of God, Paper Thin, Tennessee Plates, Crossing Muddy Waters, Cry Love, Long Time Comin’, Drive South, Thing Called Love, Memphis in the Meantime. Anche solo i bis sarebbero valsi la spesa del biglietto. Una struggente e emozionante Have a Little Faith in Me, non con il pianoforte come nella versione originale, ma con la chitarra acustica di Hiatt a farne le veci, ed una trascinante e potente versione di Riding With the King dove Doug Lancio ha avuto ampio spazio per i suoi soli. Concerto perfetto, pubblico in visibilio e ulteriore nota di merito a John che ha speso parecchio tempo a firmare vecchi vinili e cd oltre che a farsi fotografare con i suoi fan.

Stefano Tognoni

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Reverend & The Lady
John Hiatt

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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