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Recensioni

Jack Savoretti, Royal Festival Hall, Londra, 29 marzo 2017

30 marzo 2017 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

La parabola di Jack Savoretti è sicuramente interessante. Fino a pochi anni fa si esibiva in piccoli club, oggi è una rockstar a tutti gli effetti. Perché riempire uno spazio da 2300 posti come la Royal Festival Hall di Londra non è una cosa da tutti. Spettatori che lo hanno festeggiato dall’inizio alla fine, alzandosi in piedi, ballando, cantando i suoi brani. Ovvero tutto ciò che si conviene a un musicista di successo. Lo stile di Jack, inglese dal sangue italiano e che visita spesso e volentieri il nostro paese, proviene dal blues e dal rhytm’n'blues virando verso un rock molto immediato in alcuni casi con caratteristiche pop. Un linguaggio musicale che sta in piedi se si hanno buone idee e propensione alla creatività, caratteristiche che non mancano a Savoretti. Il suo ultimo album Sleep No More, con il brano omonimo presentato in apertura di concerto, è d’altra parte in testa alle classifiche inglesi e messo bene in evidenza nei negozi di dischi.

Il set dal vivo ha mostrato un’energia e una presenza scenica invidiabile. Accompagnato da una band di quattro (talvolta cinque) elementi, Savoretti è a suo agio sia nei brani più rock (ricordiamo We are Bound, I’m Yours, Other side of love, When we were lovers, le conclusive Written in scars e Knock Knock, sia nella ballate. A questo proposito è da segnalare l’ intermezzo con Tight Rope e specialmente Breaking The Blues dove il musicista è stato protagonista di un pezzo di bravura con la voce. Un’emissione sempre sicura e piena di venature soul. Alla fine la serata, aperta da Joseph J Jones un nome da tenere a mente per le qualità vocali, si è chiusa nel segno di un divertimento ottenuto grazie alla classe. Ora per Savoretti viene la parte più difficile: quella di mantenere lo stesso livello creativo senza indulgere a facili compromessi con lo showbiz. Ma avendolo ascoltato a inizio carriera, quando suonava nei già ricordati piccoli club, lo riteniamo troppo intelligente per farlo.

Michele Manzotti

 

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