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Interviste

Giovanni Mazzarino: “Questi sono i miei Piani Paralleli”

10 aprile 2017 by Michele Manzotti in Interviste

www.jazzy-records.com
www.giovannimazzarino.it

Quando un esecutore è in tour generalmente si presenta in concerto. Stavolta invece lo fa nelle sale cinematografiche per un’occasione speciale. Quella dei 50 anni d’età e 30 di carriera musicale. Giovanni Mazzarino, pianista e compositore jazz e non solo, è infatti il protagonista di Piani Paralleli, un film concerto di Gianni Di Capua che racconta il lavoro di Mazzarino attorno alla sua composizione Suite per quartetto Jazz e orchestra d’archi. Con il pianista ci sono Steve Swallow al basso elettrico, Adam Nussbaum alla batteria, Fabrizio Bosso a tromba e flicorno, Paolo Silvestri agli arrangiamenti e alla direzione della Accademia d’Archi Arrigoni con Stefano Amerio ingegnere del suono. La registrazione e le riprese del film sono state effettuate alla Fazioli Concert Hall a Sacile (Pordenone). Il film ha avuto la prima proiezione a Roma per poi proseguire nelle maggiori città italiane.

Di solito un musicista festeggia un anniversario importante con un’incisione. In questo caso c’è un film. Come è nata questa idea?

Il film è stato prodotto dalla Jazzy Records che ne ha curato l’intera progettualità artistica. L’intenzione è quella di arrivare nelle sale cinematografiche non solo per diffondere il jazz, ma anche per arrivare a ciò che generalmente non si dice. Ovvero come si registra un disco, come si costruisce, le tensioni all’interno di una sala di registrazione, anche se questa non lo era in senso stretto. La Fazioli Concert Hall è infatti un luogo in cui avevo voglia di registrare rigorosamente live la mia musica. I pianoforti Fazioli d’altra parte sono quelli che preferisco: c’è da parte mia un’empatia strumentale, quasi fisica. E poi per questo progetto ho scelto dei musicisti che hanno fatto della ricerca del suono una loro caratteristica, a partire per esempio da Steve Swallow.

Parlando di questo aspetto, non posso non chiederle dell’ingegnere del suono, Stefano Amerio che è uno dei più noti e apprezzati a livello internazionale. Come è stato lavorare con lui?

Con Stefano Amerio collaboro dal 2007 e abbiamo un ottimo rapporto. Oltre che essere un grande professionista è un uomo che sa ascoltare e che ha anche delle idee. Una caratteristica importante che lo inserisce all’interno del mondo creativo. Inoltre nel film dico una cosa sulla fiducia e il suo valore, un elemento caratterizzante per condividere il mio pensiero musicale. E ovviamente ho fiducia in Amerio.

Tornando indietro nel tempo, lei ha vinto un Top Jazz. Lo ha visto come un punto di partenza o di arrivo?

Nessuno dei due, anche perché è un premio che ho ottenuto a 37 anni. Certo, si è trattato di un riconoscimento molto apprezzato, ma sono importanti i progetti che si riesce a portare avanti. Un Top Jazz richiede che il lavoro successivo venga poi concretizzato in altre cose.

 

 

Lei è siciliano e la scena musicale della regione è attualmente molto interessante. Cosa ne pensa?

Mi verrebbe da dire che la Sicilia è da 100 anni che offre jazzisti di primo piano, a partire da Nick La Rocca. Una specificità riconosciuta da personaggi come Wynton Marsalis che pure è molto conservatore nelle proprie definizioni. Per quanto mi riguarda sono soddisfatto anche per un lavoro didattico e di opportunità data a giovani musicisti siciliani. Ricordo i gemelli Giovanni e Matteo Cutello che hanno inciso Kick Off per la Jazzy quando avevano poco più di 15 anni. Non sono soltanto bravi, ma già pensano alla musica in maniera giusta. Un’intellettualità che permetterà loro di affrontarla in modo professionale.

Ha parlato dell’etichetta Jazzy della quale è fondatore. Oltre al fattore imprenditoriale, penso ci sia anche una funzione legata alla diffusione della musica… 

E’ vero, siamo fortemente impegnati in questa direzione. Voglio ricordare ad esempio il lavoro con Daniela Spalletta, una cantante straordinaria padrona della tecnica Scat e dello stile vocalese: stiamo preparando l’album Sikania (vecchio nome della Sicilia) con suoi testi in siciliano per le mie musiche. Un seguito della mia In Sicilia una Suite composta per i luoghi tutelati dall’Unesco. Ritengo che quando un musicista si pone degli obiettivi non potrà mai fallire.

Torniamo al film. Cosa ha provato quando ha visto il lavoro completato?

Mi sono emozionato ed è successo a Roma alla proiezione del debutto. E’ un film che narra il mondo delle idee e il regista Gianni Di Capua è stato molto attento alla cura del dettaglio. Io in questa pellicola mi racconto, non sono altre persone che parlano di me come spesso accade nei docufilm musicali. Mi interessava dire della cose che pochi dicono e soprattutto quello che io penso della musica. Siamo stati insieme alle telecamere per cinque giorni quasi 24 ore al giorno. Di Capua ha scelto le immagini giuste. Alla fine sono rimasto colpito dalle reazioni del pubblico. Una signora mi ha detto ‘se questo è il jazz allora mi piace’, mentre un uomo ha detto che lui detesta il jazz ma questo film ha colpito ogni punto importante della sua anima. Ho scoperto solo dopo che era un pianista classico. Ecco, io mi rivolgo a queste persone più che agli addetti ai lavori.

Michele Manzotti

(foto concesse dall’ufficio stampa di Piani Paralleli)

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