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Daryl Hall & John Oates (special guest Chris Isaak), Bluesfest, 3 Arena, Dublino, 29 ottobre 2017

31 ottobre 2017 by Giovanni De Liguori in Concerti, Recensioni

La serata del 29 ottobre, nel più ampio cartellone del Bluesfest dublinese, ha proposto il ritorno in Europa di Hall & Oates, una della fabbriche americane di hit più famose della storia del pop. La serata si apre col concerto di Chris Isaak e non appena lo vedi sul palco la prima cosa che pensi è “ma perché in Italia non si parla mai di Chris Isaak?”. Una band affiatatissima capace di portare l’ascoltatore in un viaggio immaginario che parte negli anni 50 e termina in atmosfere semioscure dal sentore Lynchiano. La band di Chris Isaak si muove con estrema scioltezza tra grandi classici come “Walk the Line” di J. Cash oppure “Pretty Woman” ed “Only the Lonely” di R. Orbison così come sa ammaliare con le hit più conosciute e più famose “Wicked Game” e “Blue Hotel”. Su tutto svetta la personalità, la capacità e soprattutto la magnifica voce di Chris Isaak ed anche dopo giorni dal concerto la domanda è sempre la stessa: “come mai in Italia non si parla mai di Chris Isaak?”

Hall & Oates salgono sul palco coccolando la folla con “Maneater” ed è subito anni 80, luci al neon, giacche con le spalline e blu elettrico. Forti del ritrovato successo dovuto agli episodi di Daryll’s House, il duo di Philadelphia snocciola via una impressionante sequenza di successi, colonna sonora di intere generazioni. La loro formula vincente, il prendere cioè lo spumeggiante sound of Philadelphia e passarlo al setaccio del miglior songwriting bianco (qualcuno ha pensato a Todd Rundgren?) trova le sue attuali fondamenta in una band solidissima che vede il perno centrale del suo sound nelle tastiere di Eliot Lewis, nella batteria di Brian Dunne e nella storica presenza al sassofono di Charles DeChant.

 

 

Ma non si faccia l’errore di pensare a questo concerto come ad una serata di nostalgici degli anni 80, sarebbe un errore fatale. In questi tempi connotati dall’ assoluta frammentazione del mercato discografico e dall’avvento di milioni di “cose carine” che non lasciano alcun segno, essere affettuosamente investiti da canzoni come “Sara’s smile”, “Rich girl”, “One on One” e “She’s gone” rappresenta un vero privilegio.

E privilegiati ci siamo sentiti noi, pubblico di Dublino, ad aver assistito ad un concerto del genere soprattutto quando il duo ha messo mano alla splendida “You’ve lost that loving feeling” incisa in Voices del 1980 e presa direttamente dal repertorio dei Righteous Brothers che la incisero per primi nel 1965, la cui esecuzione non ha nulla da invidiare alle tante e nobili cover che la canzone ha avuto negli anni (Elvis Presley, Isaac Hayes, Roberta Flack e Donny Hathaway per citarne alcuni) .

Nel finale è mancata la tradizionale “Love Train” degli O’Jays ma “You make my dream come true” è stato il saluto finale, rappresentando l’ideale ringraziamento di Daryll Hall e John Oates al pubblico ma anche il nostro, di ringraziamento, a chi ha saputo e sa ancora fare il proprio mestiere di musicista pop e cioè renderci la vita più bella con una manciata di indimenticabili, eleganti e belle canzoni.

Giovanni de Liguori

 

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