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Recensioni

jazzahead!, terza giornata, Brema, 21 aprile 2018

www.jazzahead.de

Durante il sabato il Festival esce dalla fiera per entrare in tutta la città. Ma il pomeriggio è anche l`occasione per capire il valore del jazz dei padroni di casa. Il German Jazz Expo ha infatti presentato sette formazioni che hanno rappresentato vari stili affrontati da giovani musicisti e da altri meno giovani. Tra questi l`esperienza nata dalla collaborazione tra il tenorista Paul Heller con il pianista olandese Jasper Van´t Hof che ha portato quella giusta dose di tradizione e di bop in un contesto di quartetto molto attuale. Anche Markus Stockhausen, ormai musicista di lungo corso, si  è presentato in quartetto con il suo Quadrivium rinunciando al contrabbasso in favore del violoncello, inserendo il pianista e compositore italiano Angelo Comisso per dare vita a un progetto di grande forza melodica e ritmica per evidenziare il suono della sua tromba e del flicorno. Molto raffinato (non per niente incide con Ecm) il trio del batterista giapponese con base a Monaco Shinya Fukumori: una ricerca melodica profonda e una cura particolare del suono con il pianista Walter Lang a cercare armonie classiche per supportare Matthieu Bordonove al sax tenore. Tra le formazioni emergenti segnaliamo con entusiasmo il progetto Velvet Revolution di Daniel Erdmann (nella foto) che dal vivo ha mantenuto le promesse del disco che avevamo recensito. Swing di avanguardia (forse anche un po` di Rockabilly) per il quartetto Hütte del batterista Max Andrzejewski con il chitarrista Tobias Hoffmann in evidenza, bop moderno per il Fearless Trio del contraltista Johannes Ludwig, e ricerca del suono (a nostro parere con buone Idee, ma ancora da sviluppare) per il pianista Benjamin Schaefer e il quintetto Quiet Fire.

Tra i concerti in città chiamati Club Night, alla Sendesaal (che ha una delle migliori acustiche di Europa) l`ensemble di viole da gamba Orlando Viols (nella foto) ha eseguito brani di Palestrina, Bach, Cage e Reich in un concerto chiamato Harmonies of the Spheres nel quale erano inseriti anche giochi di luci per  descrivere stelle e pianeti in un viaggio oltre il tempo e lo spazio. Un modo diverso per concludere l`esperienza di tre giorni di ascolto nel segno della ricerca e del suono antico ma al tempo stesso modernissimo.

Michele Manzotti

 

 

 

 

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