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Recensioni

The Music Critic, John Malkovich, quintetto Igudesman & Joo, Teatro Cucinelli, Solomeo (Perugia), 19 maggio 2018

21 maggio 2018 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

www.teatrocucinelli.it

L’attesa era tutta per lui. Non è infatti consueta la presenza di John Malkovich, attore cinematografico di successo, sui palcoscenici italiani. Eppure è giusto evidenziare anche la prova del duo Igudesman & Joo che da tempo ha sdoganato comicità e funambolismo nella musica classica. The Music Critic, spettacolo che ha debuttato al Festival delle Fiandre a Gand e rappresentato in prima italiana (e in esclusiva) al Teatro Cucinelli, è d’altra parte un continuo botta e risposta tra il critico Malkovich e le esecuzioni dei musicisti, cinque in tutto. E non si è trattato tanto di parole feroci verso gli esecutori, quanto quelle su autori che fanno parte a pieno titolo della storia della musica. Aleksey Igudesman, violinista, compositore e ideatore dello spettacolo ha infatti raccolto testi che negli anni avevano stroncato predecessori illustri. Alcuni esempi: Beethoven «scittore di note maliconiche rovinate da accordi chiassosi». Brahms «mediocre e totalmente sopravvalutato». Schumann «un critico che ha creduto di saper scrivere musica e diventare il profeta del nuovo». Debussy «la struttura dei suoi brani è pari a quella di una medusa: non composizioni, ma de-composizioni». Poi le parti si ribaltano ed è il critico a recitare una recensione in forma di invettiva contro se stesso in quanto John Malkovich. La sua voce sa toccare molte corde riuscendo a restare ironica, mostrando al tempo stesso una grande dignità drammatica. Americano dell’Illinois, inoltre l’attore sfodera un inglese impeccabile nell’accento anche se non proveniente dalle isole britanniche.

Dicevamo dei musicisti: si può forzare sulla comicità solo se si raggiunge l’eccellenza. Igudesman e il pianista Hyung-Ki Joo lo hanno dimostrato in tanti teatri del mondo. Per questo spettacolo hanno saputo scegliere colleghi di rango: l’affascinante violinista Corinne Chapelle, il violoncellista Thomas Carroll, il violista James Boyd, tutti impegnati in formazioni cameristiche. Basti ricordare la qualità delle esecuzioni dei brani dai Quartetti di Schumann e Debussy. Il finale è stato quasi circense: i musicisti che sperano di suonare la Marcia Turca di Mozart senza il critico, che però irrompe chiedendo alquintetto di cambiare tonalità da mi minore in improbabili mi maggiore e si bemolle maggiore oltre che di suonare in piedi su una gamba sola. Divertimento e sostanza: ecco la formula di uno spettacolo che cattura il successo da parte del pubblico.

Michele Manzotti

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