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XXX Rencontres de chants polyphoniques, prima serata, Cattedrale, Calvi, 11 settembre 2018

14 settembre 2018 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

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Foto concesse da U svegliu calvese (c) Silvio Siciliano 1 e 3 (c) Jean Marie Colonna (2)

Il primo incontro fu tra A Filetta, formazione vocale còrsa, e un gruppo sardo. Oggi i Recontres de chants polyphonique che si tengono a Calvi in Corsica sono arrivati all’edizione numero 30 e portano nella parte alta della città musicisti da tutto il mondo. Motivo di attrazione culturale in una località turistica, grazie alla passione di un’associazione (U svegliu calvese) che ha creato un momento annuale di condivisione artistica legato alla tradizione popolare e al tempo stesso colta di tante parti del mondo. In “Si tù l’altru me / Sò è l’altru tù” (in còrso “Sei tu l’altro io / Sono io l’altro te” dalla poesia tratta dal programma di sala e recitata prima dell’inaugurazione) c’è quindi lo spirito dei Rencontres che hanno come motto “à l’iniziu c’era a voce”. Il festival non ha una caratteristica esclusivamente vocale, ma il canto a cappella è presente in maniera massiccia nel programma. Non potrebbe essere altrimenti visto che il motore artistico è l’attività de A Filetta da quarant’anni sulle scene con la loro proposta. E sulla scia di questo gruppo, sono presenti nell’isola esperienze analoghe, come quella de Tavagna, ensemble a cui è stato affidato il prologo del 10 settembre. Quest’anno è stata raddoppiata l’offerta dei concerti in Cattedrale (tardo pomeriggio e sera) a cui sono aggiunti gli appuntamenti della mattina. Ad aprire ufficialmente la rassegna è stato il cantante polacco Adam Strug, con la proposta di canti sacri e profani del suo paese giunti sino a noi grazie alla trasmissione nel corso dei secoli. Un repertorio antico, con la religiosità e la secolarità che hanno un’atmosfera molto simile. Strug, che solo in pochi brani è stato accompagnato da Hipolit Wozniak alla ghironda, ha una vocalità adatta a questo tipo di programma (ricorda la prassi del gregoriano, affrontata da un solo cantante) con molta sicurezza nell’intonazione.

E’ stato l’inizio adatto in vista dell’appuntamento successivo che vedeva protagonista Giovanna Marini affiancata da Francesca Breschi con l’introduzione de A Filetta. I padroni di casa hanno proposto tre brani in còrso e latino dimostrando il loro livello di eccellenza, mantenuto anche con i cambi di formazione. Attendiamo con curiosità il prossimo disco che riprende la collaborazione con Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura e la cui uscita in Italia è prevista a novembre. E’ poi toccato a Jean-Claude Acquaviva, ultimo componente fondatore rimasto, introdurre Giovanna Marini. La cantante e compositrice come sempre non si è limitata all’esecuzione, ma ha introdotto i brani intersecando la descrizione musicale con quella politico-sociale che li ha originati. Lo stile dei suoi pezzi (lo spettacolo si intitolava l’Italia in lungo e in largo, nome del Cd inciso con Francesca Breschi) dimostra le sue fonti di ispirazione, da quella della tradizione popolare all’opera che le hanno permesso di costruire un repertorio molto ampio e originale nel panorama italiano. Non sono mancati i classici come il Lamento per la morte di Pierpaolo Pasolini e I treni per Reggio Calabria oltre allo splendido Un paese vuol dire non essere soli di Mario Pogliotti su testi di Cesare Pavese. Francesca Breschi pienamente calata nei brani grazie ai tanti anni di collaborazione nel Quartetto vocale, ha dimostrato le sue grandi qualità vocali. Da parte del pubblico, con tanti abbonati presenti, un’attenzione quasi religiosa per un successo finale pieno e convinto.

Michele Manzotti

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