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Interviste

Bobby Solo: “Così ho conosciuto Johnny Cash”

27 ottobre 2018 by Michele Manzotti in Interviste

Dopo qualche anno ritroviamo Bobby Solo in una veste che è Il Popolo del Blues conosce bene. Nel 2006 infatti facemmo una lunga chiacchierata con lui sulle sue passioni per blues e country. In questo periodo affianca i BroadCash per un omaggio a Johnny Cash. Una versione inedita per un artista conosciuto per Una lacrima sul viso, ma che ha tante passioni e voglia di metterle in pratica dal punto di vista musicale. Lo incontriamo in occasione della sua data fiorentina che ha inaugurato la stagione del club Buh!

Quando ha deciso di affrontare la musica di Cash?

«A metà degli anni ’70 comprai un sacco di dischi promozionali Cbs stipati nei magazzini dell’etichetta Ricordi e destinati al macero. Si trattava di 600 Lp con incluso il catalogo country & western, dove c’era anche Cash. Ne sono rimasto affascinato. Ho avuto poi la fortuna di conoscerlo».

Dove accadde?

«In Germania, dove avevo avuto successo grazie a un mio disco di brani cantati di tedesco. Mentre sono in tour mi dicono che Cash avrebbe cantato il giorno successivo nella base americana di Ramstein. Vado da lui prima del concerto e mi trovo davanti un omone che giocava a flipper, con addosso un cappotto di 20 chili che gli arrivava fino ai polpacci».

Le ha detto che era un suo fan?

«Sono rimasto senza parole: la sua presenza fisica mi incuteva timore. Mi ha dato la mano che pareva una bistecca alla fiorentina, tre volte la mia. Però il giorno dopo ho mangiato insieme a lui e al suo manager Bob Neal, che a sua volta era l’assistente del colonnello Parker, ovvero colui che faceva i tour con Elvis e la cantante Wanda Jackson vendendo al tempo stesso mucche e tori».

Qualche anno fa lei ha inciso un tributo a Cash…

«Si, Homemade. Fatto in casa, come il pane. Dall’etichetta avevo un budget di due giorni in studio e zero musicisti. Ho fatto tutto da solo: chitarre, basso, cori e batteria fatta con un programma al computer. Ebbi 4 stelle dalla rivista Buscadero».

Come ha incontrato i musicisti che saranno con lei in concerto?

«Uno di loro è un mio fan e mi ha chiesto di essere ospite a un concerto. Era all’Ex Wide di Pisa, un locale piccolo, ma pieno di persone tra i 20 e i 40 anni. Ho visto tanto entusiasmo e ho detto ai musicisti di incidere un vinile insieme: da qui è partita una serie di concerti, tra cui quello di Firenze».

Un’ultima domanda riguarda un suo vecchio disco, Le canzoni del west. Le piacerebbe recuperarlo?

«Si ma in maniera diversa dal solito, pensando alle passioni di mio figlio che ha sei anni. Lo vorrei come colonna sonora di un Dvd di cartoni animati dove c’è Buffalo Bill, Pecos Bill, Calamity Jane e altri personaggi che hanno fatto il mito del west».

Michele Manzotti

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