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AmericanaFestUk, seconda giornata, Moth Club, Londra, 30 gennaio 2019

31 gennaio 2019 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

www.theamauk.org

Tra la caratteristiche della seconda giornata del festival c’era lo speciale dedicato all’etichetta Thirty Tigers. L’omaggio a questo marchio, le cui produzioni sono spesso presenti su questo sito, era stato allestito in un solo club di Hackney, il Moth. E c’era molta attesa per la presenza di un’icona del pop soul come John Oates, che ha inciso un album country come Arkansas. Iniziamo proprio da lui, momento centrale della serata. Oates ha voluto omaggiare maestri come Mississippi John Hurt (Spike Driver, Stack O’Lee) e colleghi come Jim Lauderdale  (Carolina) nella ricerca di sonorità alla base del suono Americana. Tra brani degli anni 20 (Miss the Ms) e i suoi originali, John Oates ha dato una lezione di classe. Con tanto di finale dedicato al più famoso repertorio con Daryll Hall, quella She’s Gone, hit degli anni 70, eseguita con voce e chitarra acustica.

Ad aprire la serie dei set, presentati da Emily Barker, il duo Ida Mae. Il compito era quello di attirare l’attenzione e loro lo hanno fatto con chitarra e dobro a volume alto in un country blues che vira verso il Rock’n'Roll. Tanta energia forse ancora da convogliare verso un suono più coerente.

Tutt’altra musica con gli Asleep at the Wheel, arrivati a Londra da Austin,Texas in versione acustica. Una classe immensa e tanto divertimento in un repertorio con classici e dove il country ha spostato felicemente lo swing con lo stile violinistico ispirato da quello di Stéphane Grappelli. D’altra parte i riconoscimenti ai Grammy non sono un caso. Tra i brani Route 66, I Can’t You Get Anything About Love, Tiger Rag (da loro eseguita a suo tempo) con gli Old Crow Medicine Show), e Miles and Miles in Texas eseguiti dall’inossidabile Ray Benson e da Katie Shore.

La figura di John Smith, cantautore originario del Devon, rappresenta perfettamente il folksinger che con voce e chitarra cattura il pubblico raccontando storie. L’attenzione è infatti stata molto alta per questo artista di grande esperienza, ospite fisso dei festival folk.

Al giovane texano Wade Bowen il compito arduo di esibirsi dopo Smith e Oates. La sala si stava fatalmente svuotando, ma piano piano il cantautore ha saputo convincere per qualità delle canzoni. Un musicista da tenere in considerazione.

Infine ritorno nel Regno Unito con The Rails, duo con tanto di figlia d’arte come Kami Thompson. Li avevamo ascoltati in apertura di Ray Davies nel 2014 e sul palco dei Folk Awards 2015 a Cardiff. La loro autorevolezza di esecuzione (lo stile di James Walbourne è molto funzionale ai brani) e la creatività sono cresciute, dimostrata quest’ultima anche dai nuovi brani in uscita con il prossimo album.

Michele Manzotti

Emily Barker

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