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Recensioni

Petralana – “Fernet”, Teatro Cantiere Florida, Firenze, 7 febbraio 2019

8 febbraio 2019 by Giulia Nuti in Concerti, Recensioni

Riflettere sulla storia del nostro Paese, sulla poesia di un tempo perduto, sulle ferite lasciate da eventi storici come la Seconda Guerra Mondiale e farlo senza risultare mai banali o troppo enfatici.
Ci sono riusciti i Petralana, formazione fiorentina al terzo lavoro discografico e già familiare all’idea del concept (lo avevano fatto anche con il loro album di debutto, “Oggi Cadono Le Foglie”), che questa volta però ha trasformato il filo conduttore che lega le loro canzoni in qualcosa di davvero speciale.
Fernet è un album, in uscita l’8 febbraio per il marchio Suburban Sky Records con distribuzione Audioglobe, ma è anche un vero e proprio spettacolo teatrale, presentato nella sua prima data ufficiale a Firenze il 7 febbraio al Teatro Cantiere Florida (tutto esaurito per l’occasione).
Un lavoro d’amore e di passione, che i Petralana hanno costruito in modo assolutamente indipendente, contando sulle loro forze, su quelle di musicisti e amici ormai da anni vicini al loro percorso artistico come il produttore Guido Melis e su l’incontro nuovo con professionalità come quelle del regista Federico Grazzini, dell’autrice teatrale Manuela De Meo, del documentarista Tommaso Orbi e dell’animatrice video Linda Kelvink. E’ un vero lavoro di squadra, insomma, quello che dà vita a questo piccolo gioiello.
Fernet racconta la storia di Pietro, semplice contadino delle Langhe, che parte soldato per fuggire dal suo piccolo mondo e da una delusione d’amore. Conosciuto da vicino l’orrore della seconda guerra mondiale, diventa disertore e decide di emigrare in America.
Per la poetica i Petralana si sono ispirati alla lettura di romanzi come “La malora” di Fenoglio o “Paesi tuoi” di Pavese. Hanno recuperato le emozioni semplici di un passato rurale, che sembra ormai lontano ma che raccoglie indizi importanti sull’identità del nostro Paese. Le tematiche di ieri si stringono a quelle di oggi, si riflette sulla linea sottile che distingue la partenza per scelta da quella per obbligo, sull’orrore della guerra che miete vittime al di là di ogni appartenenza e bandiera, sulla povertà che rende pronti a rischiare tutto.
Al posto delle scenografie tradizionali, sintetizzate in qualche oggetto scenico, un bel video in animazione accompagna, in modo molto personale e caratterizzante, lo svolgersi dell’intero spettacolo.
Bellissime le musiche, tutte firmate dai Petralana, che pescano dai grandi classici, in primis De André, arrangiandole ed eseguendole con un piglio che sfiora rock, prog e jazz.
I musicisti estendono la tradizionale formazione a quattro dei Petralana (Tommaso Massimo a chitarra e voce, Marco Gallenga al violino, Richard Cocciarelli alla batteria e Guido Melis al basso elettrico, che però in questo caso si sposta al mixer per curare sapientemente i suoni) ad un ensemble di nove elementi con Leonardo Baggiani (contrabbasso), Pablo Gamba Cancelli (percussioni), Marco Carnesecchi (chitarre), Lorenzo Furferi (tastiere e cori), Simone Morgantini (fiati), Daniele Vettori (chitarra acustica e slide).
Uno spettacolo-concerto, in cui ai brani suonati dal vivo si alterna la narrazione. Quest’ultima è affidata alla notevole performance dell’attore Pietro Traldi, che prevalentemente attraverso l’espediente del monologo impersona il contadino Pietro e ci rende partecipi del suo mondo, delle sue avventure e, soprattutto, delle sue emozioni.

Giulia Nuti