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King’s Singers & Gold, il bilancio dei primi 50 anni

19 aprile 2019 by Michele Manzotti in Special

www.kingsingers.com
www.signumrecords.com

Nella foto la formazione attuale; Julian Gregory (tenore), Nicolas Ashby (baritono), Christopher Bruerton (baritono), Jonathan Howard (basso), Patrick Dunachie (controtenore)  Edward Button (controtenore). Foto concessa da ufficio stampa La Voce di ogni Strumento (Grosseto)

Vanno da sempre in tour che coprono tutte le parti del mondo, grazie alla loro professionalità e alla bellezza delle loro interpretazioni. L’ensemble formatosi a Cambridge nel 1965, ma che ufficialmente ha come data di nascita 1 marzo 1968 (data dell’attività con la struttura vocale rimasta fino a oggi) ha un repertorio molto vasto che ha stimolato anche autori importanti a scrivere appositamente per loro. In occasione del concerto che si è tenuto a Grosseto il 24 marzo scorso, abbiamo parlato con Chris Bruerton, neozelandese innamorato dell’Italia, che fa parte della formazione dal 2012.

Il vostro ultimo disco Gold è stato nominato ai Grammy Awards. Che sensazione ha avuto nel rappresentare nella cerimonia un marchio musicale che è attivo da tanti anni?

«Gold ha richiesto molto tempo per essere completato, dato che avevamo così tante canzoni tra cui scegliere ed era difficile prendere una decisione che potesse soddisfare tutti. Ognuno di noi aveva dei brani preferiti da registrare in modo da rendere orgogliosi i nostri ex colleghi per un omaggio adeguato a oltre cinquanta anni di produzione musicale. Speriamo che anche le persone percepiscano questo aspetto quando ascoltano il disco. Le tracce dell’album possono accontentare tutti!».

Che tipo di repertorio affronterete nelle prossime incisioni?

«Proprio di recente abbiamo finito di registrare un album con alcuni brani con la tecnica della “close harmony”: alcuni di essi fanno parte della nostra storia mentre altri sono nuovi tra cui uno che abbiamo ascoltato durante la cerimonia dei Grammy. Ci è piaciuto così tanto che abbiamo scritto l’arrangiamento in aereo quando siamo tornati a casa».

State preparando qualcosa di speciale per il vostro concerto italiano?

«Presenteremo un nuovo programma con una prima metà dedicata a tre personaggi che sono diventate famose per la loro composizione e arrangiamento di musica popolare: Orlando di Lasso, Richard Rodney Bennett e Bob Chilcott (un ex componente del gruppo, oggi compositore a tempo pieno). La seconda metà è piena di brani che hanno reso famosi i King’s Singers!».

A proposito di questo, a suo parere qual è la formula che ha reso famosi i King’s Singes a partire dagli anni Sessanta?

«Penso che la ricetta segreta sia composta dai seguenti ingredienti: un suono unico che si concentra sull’omogeneità del timbro, sulla fusione e sull’equilibrio tra le voci, un repertorio di oltre 3000 pezzi da una ricca varietà di stili musicali, tra cui la musica rinascimentale fino ai giorni nostri e centinaia di arrangiamenti “close harmony” di canzoni Jazz, Folk e Pop di tutto il mondo».

Nei vostri concerti c’è anche una buona dose di divertimento…

«Certo, aggiungiamo una sana dose di umorismo da parte di sei persone disponibili a prendono molto sul serio la musica ma non loro stessi. Questo porta anche all’impegno per intrattenere, educare e entusiasmare i cantanti e il pubblico di tutto il mondo. Infine, c’è anche un lento ma continuo ricambio di membri, che consente a ogni formazione di mantenere l’ethos, l’eccellenza e le conoscenze acquisite dei King’s Singers tramandate di generazione in generazione».

Sono oltre ore di musica. Ma è solo un breve compendio di quanto i King’s Singers hanno prodotto da un punto di vista discografico, prima con la Emi poi con la Rca Victor e quindi con la Signum Records, che ha stampato anche questa raccolta. Gold è un’operazione coraggiosa che la formazione precedente all’attuale (in questo caso ci sono Timothy Wayne-Wright controtenore e Christopher Gabbitas baritono) ha compiuto per celebrare il cinquantesimo anniversario. Non un’antologia delle precedenti incisioni, ma di brani già incisi e reinterpretati più alcuni inediti. I tre cd del box sono tematici: close harmony, spiritual (inteso come brani spirituali in senso ampio) e secular. Il primo ha un repertorio prevalentemente novecentesco e contemporaneo, gli altri due vanno indietro nel tempo ma con innesti attuali. Ciò che colpisce è il suono: l’omogeneità che lungo questa avventura musicale resta solidamente lo stesso, fatto di estremo rigore e di equilibrio tra le sei voci.  Basta questo a rendere felice un ascoltatore, non necessariamente di musica vocale, che cerchi la bellezza e l’emozione in Orlando di Lasso come nei Beatles, in Thomas Tallis e Josquin des Prez come in James Taylor. Non c’è miglior modo di andare avanti seguendo in modo adeguato un sentiero tracciato da tempo.

Dall’archivio del Popolo del Blues: intervista a Brian Kay, componente fondatore dei King’s Singers

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