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New York Voices, Ravenna Jazz, Teatro Alighieri, Ravenna, 12 maggio 2019

13 maggio 2019 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

https://newyorkvoices.com

Si può sognare di essere in un club di New York per una sera. Di ascoltare standard di grandi autori, di godere della professionalità e della classe di chi esegue. Tutto in un’atmosfera classica, con un trio pianoforte, contrabasso e batteria a supportare quattro voci. E che voci, tanto da potersi fregiare del nome propria città in quello del gruppo. Il concerto dei New York Voices per l’appuntamento finale di Ravenna Jazz al Teatro Alighieri ha ricreato questa magia. Apprezzati dai jazzofili, non sono noti al grande pubblico come i Manhattan Transfer o i Take 6, ma sicuramente possono contare su una qualità invidiabile delle voci e dell’arrangiamento, legati a una prassi jazzistica molto rigorosa anche nelle incursioni pop. Inoltre le due voci maschili Darmon Meader (direttore musicale) e Peter Elridge sono anche valenti strumentisti, rispettivamente al sassofono tenore e al pianoforte.

Il quartetto (le voci femminili sono Lauren Kinhan e Kim Nazarian) ha presentato un repertorio che, come detto prima, ha omaggiato gli autori del grande songbook jazzistico ma in modo tutt’altro che banale. A partire da It’s All Right with Me di Cole Porter a Reminiscin’ In Tempo di Duke Ellington con i testi di Mel Tormé, alla prova di bravura in Blue Rondo A La Turk di Dave Brubeck con le parole scritte da Al Jarreau e innesti di Lauren Kinhan. Inoltre la formazione ha avuto il merito di recuperare un grandissimo autore come Oliver Nelson e la sua Stolen Moments dal capolavoro The Blues and The Abstract Truth, e di omaggiare un’italiana cosmopolita come Caterina Valente con Avalon nella versione intonata davanti a lei per il suo 80° compleanno. La formazione ha presentato inoltre brani a cappella come la cubana Invitacion e In My Life dei Beatles con una costruzione armonica da lasciare increduli per la sua bellezza.

Infine citiamo un brano scritto da Elridge e Kinhan, la ritmatissima Me and Julio Down by the Schoolyard di Paul Simon, e la conclusiva Sing, Sing, Sing che ha presentato un arrangiamento vocale da jazz di prima classe. Buono il supporto dato dal trio (Christian von Kaphengst al contrabbasso, Claus-Dieter Bandorf al pianoforte e Gabriel Hahn alla batteria), ma le voci sul palco erano inevitabilmente le protagoniste assolute. Grande entusiasmo da parte del pubblico, che purtroppo non era adeguatamente numeroso, ma che ha festeggiato ogni brano e ogni assolo del gruppo che per una sera ha fatto respirare l’aria buona dei locali di New York.

Michele Manzotti

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