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Interviste

Jimmy Villotti, il gregario di lusso

16 luglio 2019 by Michele Manzotti in Interviste

 

www.jimmyvillotti.it
www.musartfestival.it

Gregari, ma di lusso. Tante volte alcuni musicisti hanno dato un contributo importante ai grandi nomi che fanno la storia dello spettacolo. Per questo il Musart Festival di Firenze ha dedicato un ciclo di cinque concerti a chi sta un passo indietro, ma è fondamentale per la sonorità di una star. “… E adesso che tocca a me ” si tiene all’ex tipografia Istituto Geografico Militare (Via Cesare Battisti 12). In occasione di questo appuntamento abbiamo incontrato di Jimmy Villotti, chitarrista bolognese già collaboratore di Paolo Conte, in scena il 16 luglio

Che tipo di spettacolo ha previsto in questa occasione?

“Con il mio trio proponiamo un programma di standard jazz anche se saranno alternati a qualche brano che ho scritto. D’altra parte ho avuto una fase cantautorale durata dieci anni con alcuni album. Non sono un vero e proprio jazzista: mi sono perso per strada tante volte grazie alle mie passioni. Ultimamente non ho velleità particolari se non quella di eseguire una musica che mi rilassa: imposto io il gioco per gli altri musicisti. Però mi hanno chiesto di fare due brani di Paolo Conte, dato che ho suonato alcuni anni con lui”.

A proposito di Conte, nei suoi concerti è accompagnato da musicisti di grande livello. Qual è il suo metodo di lavoro su questo aspetto?

“Premetto che con grande gioia che sono rimasto amico di Conte con cui ci sentiamo spesso e che stimo come musicista e pittore. Lui è molto rigoroso sulle scelte e gli arrangiamenti chiedendo lo stesso rigore ai suoi musicisti. Ascolta tutti i pareri ma alla fine ha l’ultima parola. Grazie al nostro rapporto mi chiedeva anche più pareri che agli altri. In Parole d’amore scritte a macchina inoltre ho diretto gli archi. Quello che noto oggi è che, rispetto a quando ero nella sua orchestra, ai musicisti sono concessi gli assoli”.

Bologna è una città simbolo della musica italiana. Non c’è il rischio che oggi possa scadere nella routine senza che nascano nuovi nomi interessanti?

“La routine è dietro l’angolo, ma Bologna da quel punto di vista è ancora quella di una volta. Anzi la qualità dei musicisti è molto migliorata. Il livello si è alzato anche perché oggi grazie a Internet puoi prendere lezioni direttamente dai grandi artisti ed è quasi impossibile non raggiungere l’eccellenza. Purtroppo oggi i musicisti suonano spesso mentre la gente mangia e con cachet bassi. Però almeno suonano”.

Quale tipo di chitarra usa?

“Sono tre, forse troppe perché sono figlio di una generazione dove una chitarra bastava. Intanto una Fender Stratocaster, che potrebbe essere considerata strana per il mio stile, però la tengo volentieri perché ergonomica, intonatissima e robusta. Poi una Gretsch del 1960 e una Stanzani. costruita da un noto liutaio bolognese e che uso spesso. Però forse resteranno in due”.

Michele Manzotti

foto archivio Il Resto del Carlino

 

 

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