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Recensioni

Jon Boden & The Remnant Kings, Union Chapel, Londra, 21 novembre 2019

23 novembre 2019 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

www.jonboden.com

Undici elementi, come lo erano i componenti dei Bellowhead. La similitudine con il supergruppo che Jon Boden aveva guidato insieme a John Spiers è evidente. Archi, fiati, polistrumentisti, ovvero tutto ciò che aveva caratterizzato la formazione è ancora sul palco. Ma con una differenza fondamentale: i Remnant Kings sono un progetto strettamente legato al leader che spesso utilizza la parte degli archi, ovvero i Remnant Strings, per molti dei suoi spettacoli. Un’idea di cantautorato e di recupero del folk originale che pone Boden come uno dei big di questo genere. Quindi poter assistere alla formazione a undici è un privilegio per chi ama il folk britannico e segue allo stesso tempo la carriera di questo musicista eclettico.

Dai Bellowhead provengono due Remnant Kings, Paul Sartin e Sam Sweeney, protagonista quest’ultimo dell’esperienza Full English dove erano anche Ben Nicholls e Rob Harbron, anch’essi sul palco con Boden. E’ toccato proprio ad Harbron scaldare la serata con brani tratti dal suo album di sola concertina, con una prova eccellente. Poi il concerto del gruppo che riprendeva brani non solo dall’ultimo album Rose in June, ma anche dai precedenti Afterglow, Songs from the Floodplain e dal primo Painted Lady appena ristampato con tracce bonus.

Non solo ritmo e virtuosismo, ma anche poesia e toni dark che caratterizzano Afterglow, un concept album dedicato alle conseguenze del cambiamento climatico. Molti i brani da sottolineare come Rose in June tradyzionale dedicato a un naufragio, Dancing in the Ruin, la versione di Hounds of Love con cinque concertine a fare da accompagnamento, Beating the Bounds. Il leader appare in forma passando da violino a chitarra creando sonorità che trovano nella Union Chapel piena di pubblico la loro sede naturale. Una serata memorabile per chi ama il folk, ma anche la professionalità su disco che sul palco viene valorizzata a dovere.

Michele Manzotti

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