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Davide Locatelli: “Il mio pianismo tra energia e dolcezza”

30 marzo 2020 by pdb in Interviste

www.davidelocatelli.it

È figlio d’arte Davide Locatelli, suo padre “Tati” è stato ex batterista dei Dalton (gruppo musicale beat e rock progressivo italiano, attivo negli anni ‘60 e ’70). E proprio attraverso gli insegnamenti del padre, che inizia a suonare il pianoforte e a comporre musica. Dopo aver studiato al Conservatorio di Verona, si diploma nel 2012 al Conservatorio di Mantova. Successivamente intraprende gli studi di Composizione e Piano Jazz al Conservatorio G. Verdi di Milano. A 28 anni, Locatelli può vantare già un curriculum di tutto rispetto, con più di 5000 copie vendute del suo disco d’esordio Tunnel, e molti concerti in Italia e negli Stati Uniti. Anche la televisione si accorge del suo talento, premiandolo in diversi talent, e chiamando a fare la parte del giudice in altri. I suoi dischi sono entrati in classifica in diversi paesi, come Svizzera; Belgio, Austria, Corea del Sud. Il 3 luglio 2016 suona in concerto a Monteisola per la chiusura dell’evento the Floating Piers, su volontà dello stesso Christo. In queste settimane esce il brano Experience (il video è visibile all’indirizzo https://www.youtube.com/DlocatelliChannel) che anticipa la pubblicazione del nuovo disco, e abbiamo voluto fargli qualche domanda.

In questi giorni ha pubblicato un brano (Experience) che anticipa l’uscita prossima di un disco. Ci può raccontare la particolarità di questo brano e del disco di prossima pubblicazione?

«Ciao amici del Popolo del Blues. Experience è un brano che nasce 4 anni fa, lo scrissi immedesimandomi nel dolore provato dalle persone colpite dal terremoto ad Amatrice. Il brano poi non è stato pubblicato e l’ho tenuto nel cassetto fino poche settimane fa, quando con il maestro Roberto Rossi abbiamo deciso di dare la stesura definitiva. Experience è un brano intimo, delicato, da ascoltare quando si ha voglia di piangere. Ed è l’ascoltatore a decidere se farlo di gioia o di tristezza. L’album invece è un mix di miei brani originali e trascrizioni di pezzi già esistenti. Sono partito quasi 10 anni fa a lavorare sul web con le cosiddette “cover’’, ed ora porto in un disco la mia vera personalità che traspare da questi brani: forte e muscolare! Mentre i miei pezzi originali possiedono l’altro “Davide Locatelli’’: quello più dolce e sensibile».

Cercando notizie su di lei, mi sono imbattuto su una definizione particolare: “il pianista che ha portato in musica il concetto di storytelling”. Può spiegare meglio cosa intende?

«Storytelling perché dietro a ogni pezzo c’è una storia, e io la voglio raccontare nel massimo della verità con i miei “fans’’ (anche se odio chiamarli così, per me son tutti amici che rispettano il mio lavoro). Mi piace partire qualche settimana prima della pubblicazione del pezzo raccontando aneddoti e storie veramente accadute dietro alla realizzazione del brano o di un video. È bello perché se piace, piaccio io nella mia vera anima».

Cosa l’ha spinta a intraprendere la carriera di musicista?

«Mio papà è stato colui che ha insistito fin da quando avevo 3-4 anni. Iniziò a darmi lezioni ogni mattina prima di andare alle scuole elementari, poi ho proseguito al Conservatorio dove nel 2012 mi sono diplomato. Fino ai 10-11 anni piangevo e non volevo suonare, odiavo farlo. Ma per fortuna quel testone di mio padre ha insistito. In seguito a 13 anni vinsi il mio primo concorso nazionale, e a 14 bissai il successo. Lì capii che era la mia strada».

Pur essendo giovane, il suo curriculum vanta numerosi concerti–evento, tra questi quello di Monteisola. Che emozioni ha provato nel suonare a per la chiusura dell’evento the Floating Piers dell’artista Christo?

«Beh è stato emozionante perché è stato lo stesso Christo in persona ad avanzare la proposta. Grande emozione che porterò sempre dentro».

Lei ha anche una notevole esperienza come partecipante, ospite e giudice in trasmissioni televisive, come giudica il trattamento che i mass media riservano alla cultura musicale?

«Purtroppo non sempre corretto, specialmente nel campo dove lavoro io: molto difficile, di nicchia e spesso sottovalutato. Nel 2020 se suoni un “solo” strumento certe porte si aprono molto difficilmente. C’è invece una notevole proposta commerciale nei talent show che, ahimè, portano troppo spesso a false illusioni per i concorrenti: 2 mesi sei sulla bocca di tutti. Poi sparisci».

Ho letto che lei ogni venerdì sui suoi canali social, posterà una sua interpretazione delle hit del momento. Come le è venuta in mente una iniziativa del genere?

«Era da diversi anni che volevo creare un appuntamento fisso “di livello” proponendo dei pezzi prodotti settimanalmente in studio con video semi-ufficiali. Ora, dopo anni, ho un team incredibile. In primis il regista Neri Quagli che, oltre ad essere un Amico, ha sposato il progetto con tutte le energie portando il suo estro creativo in ogni regia video. Ho anche la fortuna d’avere un partner internazionale come Yamaha Italia che ha creduto nel progetto, e ringrazio Danilo Donzella come figura di riferimento. Un ultimo grazie va a Marco Palladino, mio braccio destro da sempre: tutte le produzioni musicali escono dal suo studio».

In questo periodo tragico per l’intero pianeta, la filiera dell’industria culturale ne sta risentendo in maniera allarmante, quasi fatale. Lei da giovane musicista e compositore come sta vivendo questa situazione e come pensa che possa essere il futuro?

«Vivo il periodo del COVID19 come un’occasione… cerco di convertire tutta l’aria negativa che ci circonda in qualcosa di positivo per il futuro: stando tristi e abbattuti non si risolve comunque nulla. In queste settimane sto creando molto e costruendo basi per alcuni progetti futuri che ancora non voglio svelare. Penso che se tutti rispetteranno le normative ne usciremo prima di quanto pensiamo. E tutto ripartirà, poco alla volta».

Oltre all’uscita del nuovo disco, e la promozione, quali sono i progetti futuri?

«Per ora mi sto concentrando sul nuovo singolo, sull’uscita del disco, sul tour e i video settimanali. Troppa carne al fuoco per pensare al futuro».

Riccardo Santangelo

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