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Recensioni

The James Hunter Six – Nick Of Time

28 marzo 2020 by Giulia Nuti in Dischi, Recensioni

Daptone
https://www.jameshuntermusic.com/

James Hunter torna con un nuovo album a firma The James Hunter Six e ancora una volta rinnova il sodalizio che ha garantito il successo dei suoi ultimi lavori: quello con l’etichetta Daptone, con la quale Hunter è stato il primo inglese ad ottenere un contratto discografico. E’ il terzo che pubblica per l’etichetta di Bosco Mann e Neal Sugarman, ed è proprio il caso di dire che “non c’è due senza tre”.
Classe 1962 e già collaboratore di Van Morrison, Hunter ha all’attivo album eccellenti come The Hard Way e People Gonna Talk, che nella seconda metà degli anni Duemila gli hanno valso non solo l’attenzione internazionale, ma anche una nomination ai Grammy Awards.
Uno dei pochi cantanti bianchi con la voce dei grandi del soul di colore, Hunter stupisce per l’ennesima volta per la sua personalità.
Questa volta lo fa con un album dai toni più rilassati di sempre. Laid-back, come direbbero i suoi connazionali.
Classe e stile permeati dall’influenza di Van Morrison in brani come Missing In Action (ricorda vagamente Brown Eyed Girl) o Nick Of Time, uno dei brani portanti di questo lavoro assieme al singolo I Can Change Your Mind.
Hunter, che ci aveva abituato all’esplosione di energia di dischi come Hold On!, ci coglie da subito in contropiede quando colloca nella posizione numero due in scaletta Who’s Fooling Who. E’ una inaspettata ballata dolcissima, in cui ogni singola parola scandita ed interpretata dall’artista è un brivido lungo la schiena.
Le influenze vanno dal blues al soul, dal funky al gospel, elaborate secondo il comune denominatore dell’eleganza: quella di Hunter nel cantare, ma anche quella di una band che come sempre lo accompagna con indiscussa maestria e impeccabile consapevolezza dello stile musicale.
Ciliegina sulla torta, una Paradise For One dall’andamento jazzistico e anni Cinquanta che conferma lo sforzo nel portare la scrittura verso latitudini un po’ diverse dal solito.
Se durante l’ascolto dei due album precedenti era impossibile non rimanere colpiti dal groove e dall’energia, questa volta James Hunter declina il concetto di “cool” oltre ogni paradigma che da lui ci si potesse immaginare.
Era difficile mantenere gli standard degli album precedenti, eppure James Hunter c’è riuscito e fin da ora conquista un posto nell’elenco dei migliori album del 2020.

Giulia Nuti