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Roberto Formignani – Roberto Formignani

22 febbraio 2021 by pdb in Dischi, Recensioni

Il

(Produzione indipendente)
www.robertoformignani.it

Dagli anni ottanta, il suo nome è sempre apparso in un contesto di gruppo, fondatore e band leader, The Mannish Blues Band e poi The Bluesmen. Nel tempo sono arrivate sempre più richieste di appuntamenti dal vivo, ci sono state apparizioni televisive, dischi e collaborazioni di spessore, Dirk Hamilton (un disco e concerti). Ora si è preso una pausa solista, la prima, con tutta roba sua, tranne una cover, perché la sua smisurata passione per la musica tocca anche altri aspetti, senza però mai staccare con quel cordone ombelicale che è il blues. Come chitarrista si sa che è tutto feeling e concretezza, e con il tempo anche la voce si è fatta più calda ed espressiva. Un bell’esordio solista, non c’è che dire, consolidato anche dalla pertinente relazione fra testi e orientamenti stilistici. Roberto Formignani è il primo discepolo in Italia di Muddy Waters, da sempre il suo ispiratore, il suo faro, non è un caso che ha chiamato una sua band Mannish Blues Band dal blues di Muddy, Mannish Boy, e sicuramente grazie alla sua interpellanza e di conseguenza alla sensibilità di un ex governo della città di Ferrara, ovviamente non dello stesso colore di quello attuale(!), è stata dedicata una via a Muddy Waters. Per il disco solista era dunque un obbligo aprirlo con il pezzo… Muddy Waters, “(…) un ragazzo viveva lì, da solo con la sua chitarra, lavorava duramente il cotone e cantava il blues”, l’intro è acustico per poi stendere un compatto tappeto elettrico, il quale diventa una ulteriore spinta per Play For The Revolution, “(…) la cosa veramente importante per i ragazzi è avere un sogno e lottare insieme, suona per la rivoluzione (intesa come culturale)”. I toni si fanno più intimi e riflessivi nella ballata elettroacustica, Free Man, “(…) nella mia vita voglio essere in ogni momento semplicemente libero, e la musica è la cosa che mi aiuta ad esserlo”. Ricordi e riflessioni del suo passato emergono in Now We Are Them; nel passo tendenzialmente country di Hippy, dove c’è un suo cameo di dobro con slide, e dove torna a soffiare nell’armonica; e nel cadenzato blues fra una chitarra acustica e il dobro, e la sempre ragguardevole sezione ritmica, Dirty And Rude. La sua sfera musicale passa anche da situazioni strumentali, ancora un bel amalgama elettroacustico segna Painting The Note, The Cowboy’s Dreams dai sognanti pensieri country, e l’ottima ballata Blue Sunrise, mentre Black Rabbit è una sollecitata cavalcata elettrica ancora country. Ed infine c’è la cover, una delle migliori versioni mai ascoltate in circolazione, si tratta di Ramblin’ On My Mind di Robert Johnson. E’ un lungo slow blues da manuale, Alessandro Lapia basso, Roberto Morsiani batteria, Massimo Mantovani piano acustico (che bellezza!) e lui, Roberto Formignani chitarra e voce.

Silvano Brambilla

 

 

 

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