(La Stanza Nascosta Records)
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Ruben Caparrota in arte Sambiglion è un giovane cantautore di Vigevano al suo debutto discografico. Otto brani di suo pugno arrangiati con Gabriele Loffredo, Diego Antonucci (chitarre), Fabio Capalbo (batteria) e Salvatore Papotto (tastiere e archi). Un lavoro interessante che andiamo a vedere nel dettaglio. Il singolo di lancio “Lunatica” (“Io forse non credo a questa canzone e sono un po’ testardo e un po’ coglione, e mentre Sara Scazzi hanno ammazzato ed Ivan il terribile imprigionato, io penso che l’amore sia incoerente, se scelto ancora te è interessante”) apre il disco, una ballata sorniona con la chitarra in primo piano e un ritornello di facile presa. “Ritmo di vita” (“Lavoro tutto il giorno, mi faccio il culo quadrato, ho letto pure il giornale, c’è qualche morto ammazzato, la cronaca nera suscita interesse, hanno aumentato ancora l’Iva, beh ma quello è normale”) è un reggae rallentato con intrecci di chitarra elettrica e Hammond. “Troppo spesso” (“Sei un tipo spesso e spesso e volentieri, tu no, non bevi nei bicchieri, ma troppo spesso sai essere sottile, nelle tue frasi quando rinfacci il tuo avvenire”) è un rock sporco contro chi cerca troppa visibilità. “Mastro Misciu” (“E come Misciu Bestia e Giovanni Riina, morire prematuri e non per malattia, dopo cento anni di guerre e tecnologia, in questa società omertosa di ipocrisia, morire per denaro è come darla vinta ad un vecchio stupratore che molesta il tuo cuore”) è una delle pagine migliori del disco, il canto si fa rabbioso per parlare di lavoro e povertà nella Sicilia di Verga e di Riina. “Tu eri lì” (“E quanta gente avrebbe voluto anche prenderti per moglie e quanta gente come me, ti avrebbe portata al mare per levarti dalla strada anche un giorno solamente e confermare a tutti quanti che sai amare”) è un tango disperato che parla di prostituzione. “L’Etrusco” (“La rana come un cannibale, si inghiotte il suo simile, togliendosi di torno insetti e concorrenza, la banca da brava cannibale s’inghiotte il suo simile, togliendosi di torno piccole e medie imprese”) è un rock/blues spensierato contro le banche, sostenuto da un bel solo di chitarra elettrica. “Usa” (“Usa il Giappone per sushi al salmone, usa il G20 e parla del tempo, usa la statua con la fiaccola, usa e strausa la Carola, usa il denaro con l’oro di loro, usa la luna e compiace la terra, usa la mafia per complicità, Joe Petrosino è morto di qua”) altro pezzo forte, specialmente nel doppio uso della parola. Il disco si chiude con “La più bella” (“Anche in mezzo alle modelle tu sei sempre la più bella , tu potresti arrivare alle stelle, se sapessi sposare i metalli, il tuo fuoco sarebbe un incendio, se sapessi domarlo da dentro”) impreziosita da un arpeggio iniziale e dal flamencato assolo finale di chitarra acustica. Un ottimo esordio discografico per un cantautore tagliente, incisivo, ironico, sarcastico che ci ricorda sicuramente Rino Gaetano, ma con una personalità già ben definita. Gli arrangiamenti sono asciutti, essenziali e si sposano perfettamente ai testi che ci offrono spunti interessanti per le tematiche toccate. La voce è sporca, graffiante, a tratti straniata, in linea con l’anarchia scalciante di Sambiglion, al quale auguriamo una lunga strada che già ci sembra sia iniziata nel migliore dei modi.
Marco Sonaglia
Tracce
Lunatica
Ritmo di vita
Troppo spesso
Mastro Misciu
Tu eri lì
L’Etrusco
Usa
La più bella
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