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Interviste

Peter Pichler: “Cari italiani, vi presento il Trautonium”

9 marzo 2021 by Michele Manzotti in Interviste

en.peterpichler-trautonium.com
www.extraliscio.it

foto 1 Rachael Barrett 2 Edward Beierle 3 Dietmar Zwick

Ci voleva la banda scatenata di Extraliscio per portare in Italia il Trautonium. Uno strumento musicale sconosciuto ai più (e anche a chi scrive) che viene dalla Germania, così come il suo esecutore, Peter Pichler che è di base a Monaco di Baviera. Extraliscio & Pichler hanno interpretato un medley basato su Rosamunda nella serata delle cover sul palco del Teatro Ariston.

Maestro Pichler, la prima curiosità è dedicata alle caratteristiche di questo strumento

Il Trautonium contiene una piastra metallica sotto una corda, quando le metto in contatto attivo un circuito elettrico per ottenere un suono che sembra scivolare, simile nella prassi a quello del violino. Non ci sono punti precisi come nel pianoforte. Come in ogni strumento ci sono le dinamiche: posso suonare forte, posso fare misure brevi o lunghe, così come lo staccato. Le persone che hanno pensato al Trautonium volevano creare un nuovo suono, una nuova idea.

Quando ha avuto origine il progetto?

Erano gli anni 20 del secolo scorso: c’erano già gli aeroplani, le auto, così come le prime applicazioni dell’elettronica in musica. Gli ideatori pensarono a uno strumento importante da mettere a disposizione della musica classica, così come il Theremin. Berlino fu la culla del Trautonium e allora la capitale tedesca era una delle città più popolose e importanti del mondo. Furono investiti tanti soldi nel progetto, anche da parte della compagnia telefonica tedesca. Nacque così il primo strumento elettronico per la produzione di massa.

Come fu accolto?

Alla fine fu un flop totale. Pensavano di aver costruito uno strumento di successo, come l’Ipad attuale. Peccato, perché ha possibilità straordinarie: si possono aggiungere toni. E’ una specie di generatore sovrarmonico, può fare armonie che esistono in natura, non come il piano che è uno strumento ben temperato. Il Trautonium non lo è. Così posso generare e suonare accordi nuovi che poi si esprimono con un linguaggio elettronico. E nascono così nuove idee senza un suono che non sia necessariamente atonale. Alcuni compositori lo utilizzarono a suo tempo: poi arrivò il nazismo e fu la fine del Trautonium.

Secondo la sua opinione, come mai uno strumento così interessante per la creazione musicale è stato dimenticato dagli autori?

Penso che ci siano due ragioni principali, innanzitutto la difficoltà di essere eseguito, poi c’è il costo alto di produzione: è più conveniente procurarsi un moog. Ma la musica elettronica non ha tastiere, bisogna dimenticarle. Io sto capendo le possibilità del Trautonium dopo 20 anni di pratica.

Come ha conosciuto Mirco Mariani?

Due anni fa ho partecipato a un’incisione italiana dedicata agli strumenti rari. Mirco si è incuriosito e mi ha contattato. Ritengo speciale la circostanza di essere stato invitato insieme a questo strumento pazzesco. Non ha invitato un noioso esecutore di suoni tradizionali: lui è un musicista di avanguardia. Non credevo alla sue parole quando mi ha chiesto di suonare per un progetto del genere in Italia, anche perché in Germania la musica è prevalentemente commerciale. In questo caso non conta la diversità tra noi, ma un approccio globale per suonare insieme.

Non si aspettava di proporre la sua musica davanti a un pubblico così vasto in Italia?

No, ma amo molto gli italiani e conosco la vostra cultura. Grazie ai miei genitori che negli anni 70 mi portavano in vacanza a Rimini

Michele Manzotti


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