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Vorianova – Narrè

24 marzo 2021 by Marco Sonaglia in Dischi, Recensioni

(Isola Tobia Label)
www.vorianova.it

foto Pino Re

A due anni da “Pàrtiri” tornano i Vorianova, la band originaria di Isnello con la loro canzone dialettale siciliana. “Narrè” che letteralmente significa indietro, inteso come una metafora del guardarsi indietro per trovare la spinta futura in un momento particolare della nostra vita, dove ci è richiesto di fermarci. Quasi una sorta di concept dedicato al tema del tempo che è passato e che passerà, con 13 pezzi firmati dal gruppo. La formazione oramai consolidata vede Biagio Di Gesaro alla voce, Luca Di Martino alle chitarre, Alessandra Macellaro La Franca al pianoforte e synth, Fabrizio Pezzino alla batteria, con i preziosi innesti di Mariano Tarsilla al basso e Gloria Grisanti alla voce. La canzone che apre il disco “A tia ca nun ci credi” è ispirata alla figura di Don Eugenio, il protagonista della commedia “I 4 briganti” di Paolo Cappelloni. Già dal suono si intravede la nuova strada musicale del gruppo, che guarda verso l’elettronica dosata però con sapienza, efficace il ritornello con le due voci che si intrecciano e la fuga progressive del synnth. “Finu a ccà” è quasi un resoconto della propria vita e delle sue esperienze, pianoforte in primo piano, chitarra jazz con un bel solo. “Acchiana” ha sonorità sperimentali, a tratti oscure, con un bell’intreccio tra chitarra e batteria per sentire il tempo che cambia intorno.

“Liberi” nasce tra un tappeto di elettronica e una chitarra slide, un pezzo che lascia molta libertà ai musicisti, come in fondo ci dice il ritornello della canzone. “Narrè” è un pezzo sospeso, molto elegante, con una bella coda tra chitarra elettrica e synth. “Sonu d’amuri” è un canto d’amore, una dolce melodia che entra nel cuore con una chitarra acustica arpeggiata che lascia spazio a quella classica e i colori dei vocalizzi femminili. “U me silenziu” suona più robusta con un bel groove di batteria e il riff del synth, chitarra elettrica serrata e acida, ancora il controcanto femminile per un brano contro i poteri forti. “Sonnu” è un’altra ballad sognante ricamata dalla chitarra acustica, con un bel ritornello aperto sostenuto dalle due voci. “N’antisa di beni” ha un bel vestito di pianoforte con arpeggi di chitarra elettrica e colorata di synth per raccontare la paura di non saper amare veramente. “Mamma Africa” (“E quel che resta saprà di un’onda che accompagna la scia, è una speranza che mi porto via”) è una storia di emigrazione cantata in italiano con sonorità quasi reggae e le voci dei piccoli Leandro e Giovanna Di Gesaro. “D’acqua e poesia” è un invito a non fermarsi mai con tappeto di synth e chitarra classica. “Uccia d’amuri” ha incisive carezze di elettronica e un bel giro di basso che scandisce il tempo che passa inteso forte e robusto come un fiume. “Ti lassu u tempu” il brano che chiude il disco è quasi un testamento (lasciare domani qualcosa di noi agli altri) con un vestito di chitarra acustica e un coro finale che lascia spazio a frammenti di discorsi pronunciati da alcuni personaggi che hanno attraversato il nostro paese. Un lavoro dove tutto suona corretto, misurato, mai invadente, arrangiato con eleganza dal gruppo con Leonardo Bruno. Fatevi abbracciare dall’atmosfera magica delle Madonie, dove il paesaggio con la sua natura, la sua cultura, i suoi sapori, la storia diventa parte integrante della musica del gruppo.

Marco Sonaglia

 

Tracce

A tia ca nin ci credi

Finu a ccà

Acchiana

Liberi

Narrè

Sonu d’amuri

U me silenziu

Sonnu

N’antisa di beni

Mamma Africa

D’acqua e poesia

Uccia d’amuri

Ti lassu u tempu

 

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