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Bonaveri – Il Bardo e il Re dei gatti

16 maggio 2021 by Marco Sonaglia in Dischi, Recensioni

(Visage Music)
www.bonaveri.it

Per un cantautore è lecito chiedersi cosa portare con sé nel cammino dei prossimi anni e Germano Bonaveri lo fa con un concept album dal titolo singolare. Tredici brani con i testi di Bonaveri, le musiche e gli arrangiamenti scritti in coppia con Nicola Morali (pianoforte, clavicembalo, Hammond, Rhodes e tastiere) e una confezione digipack ben curata, con un ricchissimo booklet. L’intro di archi e pianoforte ci introducono “Infanzia” (“Ho respirato il profumo dei Gelsi, l’odore del pane sfornato al mattino, il dolore dell’attimo in cui ci siam persi, il calore del sole che sorge sul grano”) che decolla grazie ad una ritmica serrata. “Iniziazione” (“Ora che tutto tace e oriente si colora, ascolta la sua prece liberarsi nell’aurora”) ha un sapore medioevale sostenuto dal clavicembalo. Si passa ad atmosfere Jazz/Swing con “Moloch” (“Sono il demone che spinge alla disobbedienza, perchè io, a modo mio, sono l’artefice segreto di ogni resistenza”). Un arpeggio di chitarra elettrica ricama “Fior d’amaranto” (“Risoluta come la madre che ogni cucciolo vorrebbe avere, indissolubile come l’amore, il solo bene per cui morire”). “L’amante” è una ballad d’amore con il pianoforte e il sax di Mario Arcari. Echi di tango con clarinetto, chitarra, piano e archi per “Le cose che contano” (“Le poche cose che contano sono le piccole cose che raramente si notano, come in un diario due rose”). “L’esorcista” ( “Mentre Saturno aspetta che ogni destino giunga alla meta, leggo un presagio di sconfitta nel vano esistere di ogni vita”) inizia quasi come una marcia, per poi sfociare in un blues sporcato da chitarra elettrica e sax. Altro bozzetto molto delicato è “Il Sole” ( “Fa cantare il pettirosso, mentre un gatto si riposa e le lucertole nel fosso si rincorrono senza posa, ora gioca sulla spiaggia dove posano i gabbiani o disegna con la pioggia dei ridenti arcobaleni) una sorta di minuetto con pianoforte ed archi. Di taglio rock con un robusto solo finale di Pietro Posani alla chitarra è “Anthropocene” (“Profaneremo il sacro, relegando nell’oblio, l’ultimo simulacro: L’ipotesi stessa di dio”) con le sue tinte scure è una delle tracce migliori del disco. Si torna alla dolcezza con “Stella” (“C’è un immenso silenzio stellato che si espande da Oriente a Occidente ed in questo fluire infinito le speranze di tutta la gente”), “Isole” (“Con pazienza rovistare nell’abisso che ha lasciato la memoria per scoprire se è possibile riscivere il finale della storia”) e “Il Giardino dei Melograni” ( “La terra ti sorreggerà nel peregrinare, l’acqua sgorgherà e tu potrai bere, Aria ti donerà profumi d’amore, il fuoco infonderà coraggio al tuo cuore”). La chiusura è con ” Il Bardo e il Re dei gatti”, un brano movimentato che lascia spazio ai virtuosismi di sax e pianoforte. Un graditissimo ritorno quello di Bonaveri, sempre forte di una voce calda e personale, di una scrittura importante e degli arrangiamenti sempre eleganti. Un disco che conquista sin dalla prima canzone e il viaggio è tutto in crescendo, perché il Bardo è riuscito ad emozionarci anche questa volta.

Marco Sonaglia

 

Tracce

Infanzia

Iniziazione

Moloch

Fior d’amaranto

L’amante

Le cose che contano

L’esorcista

Il Sole

Anthropocene

Stella

Isole

Il Giardino dei Melograni

Il Bardo e il Re dei gatti

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