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Interviste

Ghemon: “Il blues mi serve per catturare altri suoni”

11 luglio 2021 by Michele Manzotti in Interviste

www.ghemon.it

foto (c) Andrea Viola

Una domanda d’obbligo. L’inizio del concerto coincide con il fischio d’inizio della finale degli Europei di calcio. Cosa dice a un suo pubblico potenziale per fare in modo che scelga la sua esibizione?

«Perché un concerto è altrettanto emozionante quanto una partita, e poi non tutti sono appassionati di calcio. Ci sono già tanti biglietti comprati da chi vuole passare la serata in un altro modo. Alla fine poi potremmo festeggiare tutti insieme: anch’io sarò curioso di sapere il risultato. Ma il concerto è anche un modo di condividere insieme la ripartenza della musica»

Così Gianluca Picariello, in arte Ghemon, lancia la sua sfida a Italia-Inghilterra sul palco di Pistoia Blues (domenica 11 alle 21, appunto, info www.pistoiablues.com). Sulla scia del brano sanremese Momento perfetto, Ghemon ha pubblicato il suo album E vissero feriti e contenti, le cui tracce fanno parte del repertorio del tour

Il video di Momento perfetto è un omaggio al film Blues Brothers. Lo è anche alla sua storia musicale?

«Si la passione per loro e per il film c’è, così come per le commedie e la comicità. Ho voluto che anche il video raccontasse lo spirito della canzone che è allegro, scanzonato, ironico grazie all’omaggio a un film con il quale sono cresciuto. Per me significa anche aprire delle porte perché, film a parte, tante cose di generi musicali come blues e soul non sono nel Dna degli italiani».

Quindi il Blues, che è nel titolo della rassegna, fa parte della sua formazione musicale?

«C’è sicuramente, poi nel tempo sono entrati tanti generi che alla fine sono legati fra di loro. Soul, rock, funk, rap, reggae. Essendo molto curioso ho trovato varie connessioni che finiscono nei dischi, perché a me piace molto rimescolare le cose».

Il tour è appena cominciato. Come ha scelto i suoi musicisti e da quanto tempo la affiancano dal vivo?

«Il gruppo negli anni si è in pratica costruito un pezzettino alla volta. Io li chiamo i Ghemon: non sono turnisti, ma fanno parte stabilmente della mia formazione: hanno suonato sul mio disco e l’hanno composto insieme a me. Questa cosa permette di essere uniti dal vivo, perché una delle particolarità della scaletta è data dai tanti territori e colori musicali che si toccano. Ho cercato con il tempo i migliori interpreti che fossero non solo bravi musicisti, ma che avessero una mentalità aperta».

C’è un personaggio del Blues che può essere un punto di riferimento e che le piace citare?

«Sono tanti: il primo che mi viene in mente tra i più recenti è Gary Clark jr».

Michele Manzotti

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