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Recensioni

Barezzi Festival, Parma, 4 5 e 6 novembre 2021

10 novembre 2021 by pdb in Concerti, Recensioni

www.barezzifestival.it

Foto da pagina Facebook Barezzi Festival

Il ritorno del Barezzi Festival è come una boccata d’aria fresca dopo la chiusura forzata dei concerti, le disdette dei pochi artisti stranieri e i disagi vari per organizzatori e pubblico. Partecipare nuovamente a un festival “ tematico “ è inoltre una soddisfazione in più sia per chi l’organizza che per chi vi partecipa perché ricostruisce una connessione ideale e pensata su cosa dev’essere l’arte, la comunicazione e il senso che tutto deve assumere anche all’interno di un contesto pieno di difficoltà e di discontinuità . Detto questo il quindicesimo Barezzi , diretto artisticamente come di consueto da Giovanni Sparano , ha avuto come denominatore comune l’opera di Franco Battiato : “Mondi lontanissimi“ , come recitava il titolo , ha visto sfilare giovani e meno giovani musicisti che hanno rappresentato la musica dell’artista catanese in tutte le declinazioni possibili. Chi ha avuto la fortuna d parteciparvi ha avuto più chiaramente davanti a sé (e soprattutto nel proprio orecchio interno ) la possibilità di comprendere la complessità di un musicista che come modo di procedere ha avuto lo stesso andamento sinuoso e zigzagante di Frank Zappa: passare cioè con una temporalità assolutamente personale dalle canzoni a composizioni di musica orchestrale . La tre giorni di Parma ci ha restituito questo ritratto grazie ad artisti come Guido Maria Grillo , Niccolò Carnesi , Pino Marino, William Manera e Alessio Bondi che hanno rappresentato parte o interamente album di Battiato ma anche il direttore d’orchestra Alessandro Nidi che lavorò all’opera Genesi che con una bellissima lezione- concerto ha saputo spiegare l’atteggiamento culturale di Battiato e la sua preparazione musicale tutta vicina alla tonalità di Beethoven e di altri maestri dell’Ottocento. Anche Filippo Destrieri , lo storico tastierista degli album e dei tour come “ L’era del cinghiale Bianco “ La Voce del Padrone” ha saputo rappresentare un aspetto meno conosciuto ai più e cioè quello del rock progressivo che vide Battiato condividere con artisti mitteleuropei e americani un comune sentire . Non sono però mancati gli headliners delle tre serate che sono stati Carmen Consoli, Iosonouncane e gli irlandesi Fontaines D.C.

La cantautrice catanese ha suddiviso in tre atti il suo show: il sogno (tutto dedicato al recente album Volevo essere una rockstar ) gli anni mediamente isterici e l’amicizia. Due ore abbondanti sul palco, condivise con Marina Rei, batterista ma anche vocalist e con il chitarrista Massimo Roccaforte. Un concerto che l’ha vista raggiungere grande consapevolezza dei propri mezzi ed un espressione artistica sempre più convincente . Sul finale anche la Consoli ha ricordato Battiato con la già precedentemente interpretata Stranizza d’amuri. La seconda serata ha visto protagonista Iosonouncane . Assolutamente lontana la sua performance dal suo primo disco ma anche poco vicina all’ultimo “ Ira“: Lì dove nel disco dominano suoni eterei , un gusto per la dilatazione dei tempi e per la costruzione quasi a mosaico dell’identità musicale, qui nel live viene tutto negato a favore di un’elettronica spinta che trova comunque perimetri più appartenenti all’era analogica che a quella digitale. Il festival si è chiuso con il serrato concerto dei Fontaines D.C. Due dischi all’attivo (il primo “Dogrel” vicino al sound dei Clash, il secondo “A Hero’s Death“ li vede scivolare più verso il post punk ) che hanno fatto gridare al miracolo i sostenitori del punk accorsi all’evento , un concerto corto e veloce come una discesa in moto da una collina . In definitiva al Barezzi non ci si annoia mai e questo grazie alle sempre buona pratica di avere un’idea in grado di non deragliare dall’intento iniziale.

Ugo Coccia