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Koppel Colley Blade Collective, Ambrose Akinmusire Quartet, Get Closer Jazzfest, MoMKult, Budapest, 16 novembre 2021

17 novembre 2021 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

Www.getcloserconcerrs.com

Il festival Jazzfest di Get Closer Concerts, curato da Attila Kleb (fotografo ungherese la cui attività lo ha portato spesso in Sardegna), si tiene all’interno del MoMKult, un centro culturale accanto a una zona commerciale di Budapest. E’ un polo che propone concerti di alto livello, anche al di fuori del festival, focalizzato a intercettare aristi di quaiità anche se noti solo agli addetti ai lavori. Una proposta molto apprezzata dal pubblico, che segue le esibizioni con molto attenzione. E’ stato il caso del doppio concerto sul palco del MoMKult la sera del 16 novembre. Alle 19 è salito sul palco il trio, anzi il collective forrnato da Benjamin Koppel al sax alto, Scott Colley al contrabbasso e Brian Blade alla batteria. Un formazione, nata a Copenhagen dall’incontro del danese Koppel con i due colleghi statunitensi, di eccellenti musicisti che riesce a prendere ciò che c’è di meglio dal jazz del secono novecento facendolo proprio per composizioni dallo stile originale. Segnaliamo l’hard bop, elementi di free, il neoclassicismo del Modern Jazz Quartet (è la prima volta che, grazie a Colley, ritroviamo un chiaro riferimento allo stile di Percy Heath). Nel trio le individualità si fondono perfettamente con il suono di Koppel che cerca continuamente il dialogo con le altre parti nel proporre i brani del loro disco (ricordiamo The Fade e Fugue).

Il suono del quartetto del trombettista Ambrose Akinmusire (il suo set è iniziato alle 21) è sicuramente più sperimentale, ma mai fine a se stesso e non perdendo il contatto con la melodia. Affiancato da Micah Thomas alle tastiere, Harish Raghavan al contrabbasso e   Kweku Sumbry alla batteria, Akinmusire spesso propone note lunghe in contrasto con le figure brevi di Thomas e i colpi di Sumbry. Entrambi i colleghi sono protagonisti grazie alla loro grande inventiva che, specie nel caso di Thomas, potremmo definire di caos organizzato. Non mancano i momenti di virtuosismo del trombettista, autorevole nella sua proposta creativa e di esecuzione.

Michele Manzotti

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