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Massimo Germini – Qualcosa di familiare

1 dicembre 2021 by Marco Sonaglia in Dischi, Recensioni

(Playaudio / Azzurra Music)
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Massimo Germini è un musicista sopraffino che ha colloborato con tantissimi nomi importanti del panorama musicale italiano (Vecchioni, Casale, Di Michele, Van De Sfroos, Faletti, Kaballà) che dopo due dischi strumentali (Fuoco, corde e martelli), ha sentito il bisogno di fare un album di musica d’autore. Il risultato è un album che contiene undici tracce musicalmente composte da Germini, con i testi del poeta/scrittore Michele Caccamo e la produzione artistica di Lele Battista. “Odòs” è la traccia strumentale che apre il disco, con i suoi echi mediterranei che profumano di Grecia. Le chitarre iniziano ad arpeggiare e si intrecciano al clarinetto di Carmelo Colajanni in “Qualcosa di familiare” (“Io morirò ogni giorno, ho ancora qualche angelo in cantina, qualche pezzo minuto di luna, vieni a guardare che ho tanto tempo per perdonare”) dove interviene Roberto Vecchioni a donare bellezza al pezzo. “Per Marino” è quasi una bossa nova strumentale con chitarra e percussioni che ci portano al tappeto sonoro ben sostenuto di “Vuol dire” (“Ho chiuso gli occhi per non farmi guardare e colpire, se tutto fosse un gioco mi metterei davvero a ridere”). “Solo ad Agosto” ricama meraviglie spagnoleggianti alla chitarra, si aggiungono poi il charango, le percussioni e il clarinetto per enfatizzare “Tu lo sai” (“Io sto vivendo come se fossi un numero qualsiasi, un sepolcro, un cherubino incapace, un amore perso per poco , tu lo sai che la gente si è sempre nascosta quando ha visto l’amore”). “Il brusio delle parole” è uno strumentale dai sapori partenopei che ci introduce all’atmosfera notturna e rarefatta di “Sai come sono le estati” (“Stanotte darò fuoco ad ogni nostra casa, ai compleanni, ai mobili, alle sale d’attesa, al bar di notte che non hanno spento le luci, a quelli che ancora pensano che siamo stati felici”). “Ulisse racconta” è uno strumentale che sembra uscito dalla colonna sonora di un film struggente e ci porta verso le ultime due canzoni. “Amore è forse” ( “Sono l’uomo che ha la tua orma, guardami mentre svuoto le tasche, fermami se non capisco e butto via le stelle, amore rientra la mia carne non sa parlare, portaci dentro i miei sogni, portaci tutti i rumori”) ha un andamento trascinante, con gli arpeggi che creano il pathos giusto al brano. “Dopo un abbandono” (“Adesso vado non farmi dire niente, lascio morire la mia fame rovente, lascio bocca e voce, non apro a nessuno, il dolore che sento non ha più tempo”) è un crescendo finale dove emergono anche le tastiere suonate da Lele Battista e le percussioni di Emiliano Cava. Un disco elegante, di classe, arrangiato con pochi strumenti, ma giusti. Germini dimostra ancora una volta di essere un virtuoso raffinato d’anima e la sua voce dolce, intensa, accarezza benissimo le parole forti di Caccamo. Un lavoro che fa bene alla musica d’autore, chi lo ascolterà sentirà veramente qualcosa di familiare, qualcosa che ancora riesce a farci emozionare.

Marco Sonaglia

 

Tracce

Odòs

Qualcosa di familiare (con Roberto Vecchoni)

Per Marino

Vuol dire

Solo ad Agosto

Tu lo sai

Il brusio delle parole

Sai come sono le estati

Ulisse racconta

Amore è forse

Dopo un abbandono

 

 

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