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Interviste

Gianfranco Caliendo: “Le nostre canzoni legate al prog”

10 febbraio 2022 by Michele Manzotti in Interviste

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Tornando indietro nel tempo al festival, c’è stata un’altra canzone chiamata Miele oltre a quella che quest’anno è interpretata da Giusy Ferreri. Fu portata sul palco di Sanremo nel 1977 dal Giardino dei Semplici, formazione nata due anni prima. Il cantante e chitarrista Gianfranco Caliendo ha appena scritto la sua storia musicale in Memorie di un capellone (Iacobelli editore, pagg.192, Euro 19) dove si parla anche della partecipazione al festival, ma soprattutto di tanti episodi legati al mondo musicale italiano.

Che ricordi ha di quel Sanremo?

Intanto che era la prima volta in cui veniva trasmesso a colori, quindi era visto da tantissime persone considerando che la Rai non aveva concorrenza, La nostra Miele ebbe un grande successo e anche dopo tutti questi anni continua a far parte del nostro repertorio, perché nei concerti continua a essere richiesta. Il festival era organizzato da Vittorio Salvetti. Si tenne all’inizio del mese di marzo, ma Miele vendette bene durante tutto l’anno. La mia più grande soddisfazione sanremese è stata però in un’altra edizione.

In quale anno?

Nel 2001, in occasione del festival presentato da Raffaella Carrà. Mia figlia Giada in coppia con Francesco Boccia presentò il brano scritto da me, Tututuru. E’ una canzone che ha avuto un successo straordinario in Brasile (tradotta in portoghese) e in Spagna dove si ascolta nelle due versioni catalana e castigliana. oltre che in tanti altri paesi.

Lei è un napoletano che però è nato a Firenze. Cosa la lega alla sua città natale?

Ho ancora dei parenti che quando posso vengo a trovare. Ma soprattutto è la città di Giancarlo Bigazzi, uno dei miei produttori insieme a Totò Savio. Insieme hanno fatto cose straordinarie. Savio ha firmato Maledetta primavera e brani per Massimo Ranieri e Camaleonti. Bigazzi ha lavorato per Tozzi e Masini. Due personaggi di grande talento.

Quando vi siete formati nei primi anni ’70, quale proposta avevate in mente?

Già nel nostro primo disco mostravamo la nostra anima romantica. Una tendenza che in Italia era già stata portata al successo dai Pooh (con brani quali Tanta voglia di lei e Pensieri). Noi raggiungemmo la zona alta della classifica grazie a una nostra versione di un classico napoletano Tu ca nun chiagne. Però era anche il periodo in cui in Italia erano ascoltati i grandi gruppi inglesi e nel nostro arrangiamento utilizzavamo elementi del rock progressivo come chitarra distorta e moog. Furono gli stessi Pooh a evidenziarlo facendoci i complimenti.

Dopo tutti questi anni, come è il suo mondo legato alla musica?

Il gruppo continua a esibirsi: da Roma in giù le formazioni sono piuttosto longeve. Ma vivo la musica a 360 gradi dato che produco, faccio il discografico ho uno studio e una scuola di musica. Qui ho contatti con tanti giovani e vedono le cose in un modo diverso rispetto a noi. Questo mi permette di entrare nel loro modo di pensare e di fare miei alcuni spunti che loro stessi mi danno.

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