OrangeHomeRecords/Lilith Festival / Label-Believe
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A quattro anni da “L’Eremita”, torna la cantautrice genovese Cristina Nico con un nuovo album che porta come titolo semplicemente il suo nome d’arte.
Tredici tracce composte dalla cantautrice, con la produzione artistica di Giulio Gaietto e della stessa Nico.
Il disco si apre con “Double moon” (“Luna doppia guardami, sto nella stessa condizione”) dove l’inteccio delle voci, cantate in inglese, creano un gospel infarcito dai loops.
Le atmosfere si fanno western con “La sola cosa che c’è” (“Non ascolto i potenti, hanno fango fra i denti, sono nudi come me, sono soli più di me. La mia bocca è una ferita, però urla e respira e mi chiede di cantare”) caratterizzata da una chitarra elettrica e da un banjo in stile morriconiano.
Synth, drum machine, chitarre elettriche sporcano la successiva “Omissis” (“Come trovare parole per parole che non avrai? L’inno ai tuoi grandi occhi, quello che non cantai, per non accecarti ancora, le promesse rimaste in gola”). ”Il bisogno di essere migliore” (“Per essere migliore potrei suonare il piffero per la rivoluzione o accompagnarvi dolcemente mentre fate apericena, senza disturbare, O forse preoccuparmi di raccoglieri i pezzi e ritornare intera”) è un corrosivo punk che sembra provenire dalla Seattle degli anni 90. “Anima nigra” (“Anima mia resta bianca, anima mia resta salva, anima mia non ti perdere, anima mia non avere paura”) è una sorta di preghiera in dialetto calabrese con una chitarra acustica percussiva e i colori del calabash. Un bel groove di basso caratterizza “Chissene” (“Che cosa avrai di urgente da scrivere e suonare, ma vattene a dormire. Rimbaud era un bambino, su quei battelli ebbri non salirà più”) con un efficace uso di cori e una tormentata lapsteel nella coda finale.
Più notturna la successiva “Les fleurs du bien” (“Non avevamo fede, ma abbiamo creduto alle nostre lingue, alle nostre dite, a noi abbiam creduto in noi che non siamo giuste, ma neannche sbagliate, forse imprevedibili, forse un pò scontate, noi come ogni amore, noi”) con una Kalimba percussiva e i synth.
Con “Etre soi – meme = etre un autre” (“Prestamo i tuoi occhi, il tuo stomaco per una migliore digestione di ogni mia visione, il tuo scudo e il tuo pugnale per una diversa dissezione”) si ritorna a ritmi più tirati dove il punk si intreccia al Jazz e al crossover, con un basso calzante, un sax soprano e il cantato tutto in francese. Un organo e una viola fanno da tappeto agli arpeggi di chitarra elettrica e portoghese in “The idiot not savant” (“Ed ogni verme, ogni insetto mi è amico, perché sto tornando dalla terra, perché sto tornando alle stelle”). “Dog’s walk” è un piccolo strumentale sottolineato dalle zampette del cagnolino della cantautrice sul parquet. Gli arpeggi del Banjo e del Cumbus tratteggiano “La sorgente” (“Diglielo che nera è la terra che si sta per risvegliare e l’ombra nel deserto nasconde beni ancora più preziosi, io lo so che dentro te c’è una sorgente”) che si movimenta con il basso, la batteria e la chitarra elettrica.
Un trionfo di synth e chitarre regalano psichedelia e belle suggestioni a “Hermes” (“Hermes sopravvive, ogni tanto liquefa le catene della realtà, si fa più presente nella pagina che manca, mantra di colla e carta, blu di tempera sotto le unghie, assassinio innocente di ogni forma di gravità”).
In chiusura del disco ritroviamo “The idiot not savant” in una versione completamente diversa cullata dalla lapsteel e dall’ossessiva percussione del guiro.
La cantautrice è notevolmente maturata, sia nella scrittura sempre attenta e incisiva, sia negli arrangiamenti. Un disco che è una cosmopoli di suoni e di atmosfere, dove la voce profonda, calda e anche urlata sottolinea ogni singola sfumatura. Un lavoro completo, che si apprezza sempre di più ad ogni ascolto, seguendo con attenzione il libretto con l’accattivante artwork di Priscilla Jamone.
Cristina Nico aggiunge un importante tassello alla sua interessante discografia e ci conferma di essere una delle migliori espressioni della nostra musica d’autore.
Marco Sonaglia
Tracklist
Double moon
La sola cosa che c’è
Omissis
Il bisogno di essere migliore
Anima nigra
Chissene
Les fleurs du bien
Etre soi – meme = etre un autre
The idiot not savant (alt version)
Dog’s walk
La sorgente
Hermes
The idiot not savant ( new mexico version)